Rottamare l’aumento dell’Iva con una parte degli incassi attesi dalla definizione agevolata delle cartelle della ex-Equitalia e dalla possibile proroga della concessione del Gratta&Vinci. Da queste due strade il Governo conta di recuperare ulteriori risorse per circa 1 miliardo da destinare allo stop dell’aumento delle aliquote Iva previsto nel 2018 (l’aliquota agevolata dal 10% all’11,5% e aliquota ordinaria dal 22 al 25%). Stop che, come conferma la nota di Palazzo Chigi diramata ieri al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il Dl fiscale collegato alla manovra, sarà completamente neutralizzato con le misure che saranno adottate con la legge di bilancio. Tra queste potrebbero tornare utili la riapertura della rottamazione delle liti pendenti, la nuova stretta sulle compensazioni o la cartolarizzazione dei crediti fiscali della Pa (il magazzino della ex Equitalia). A cui si aggiungerà anche la nuova asta delle frequenze 5G in grado di garantire 1,25 miliardi nel 2018 e altri 2 miliardi nel 2022 con l’assegnazione.
Per conoscerne i dettagli bisognerà attendere lunedì quando un nuovo Cdm licenzierà il Documento programmatico di bilancio (Dpb) con i saldi e i perimetri della manovra 2018-2020 da inviare subito a Bruxelles e varerà il disegno di legge di bilancio per spedirlo alle Camere entro il 20 ottobre. Da Washington, durante i lavori autunnali del Fondo monetario internazionale, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ricordato che con la manovra sarà garantito il sostegno alle imprese per gli investimenti, si proseguirà comunque «con l’aggiustamento dei conti pubblici e arriveranno risorse per la lotta alla povertà, l’occupazione giovanile e per gli investimenti».
Dalla riapertura della sanatoria delle cartelle (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), dunque, arriverà una buona parte delle risorse per stoppare subito l’Iva e non solo. Infatti, tra le norme di copertura del Dl approvato ieri il maggior gettito della definizione agevolata andrà a coprire il buco creato dallo scarso appeal della voluntary disclosure bis che non ha raggiunto gli 1,6 miliardi attesi.
Con una delle poche norme tributarie di quello che è stato battezzato da tutti “decreto fiscale” ma che si presenta in realtà come un vero e proprio dl omnibus, viene riscritta l’estensione dello split payment a tutte le società controllate dalla Pa. Il meccanismo della scissione dei pagamenti dell’Iva sull’acquisto di beni e servizi, introdotto dal Governo Renzi per contrastare l’evasione dal 1° gennaio 2018 riguarderà anche i fornitori (imprese e professionisti) di enti pubblici economici nazionali, regionali e locali, le fondazioni partecipate da amministrazioni pubbliche, le società controllate direttamente o indirettamente da qualsiasi tipo di Pa e quelle partecipate per una quota non inferiore al 70% da società assoggettate allo split payment. I questo modo, cambiando le regole in corsa, si tenta di risolvere diversi problemi rimasti in sospeso con la prima applicazione della scissione contabile dell’Iva alle partecipate introdotta dalla legge di bilancio del 2017. Tra i nodi da sciogliere quello di alcune società pubbliche o a interesse pubblico che non erano ricomprese nell’elenco Istat o che si ritenevano escluse. Ad esempio, ora le aziende speciali con la nuova norma varata ieri vengono incluse nell’obbligo. Altro problema è quello legato alle società con partecipazione pubblica minima, comunque obbligate allo split payment. Anche in questo caso il Dl esclude queste società quando l’influenza pubblica è minima. Resta comunque il caos intorno a una misura che è sempre più utilizzata, in nome della lotta all’evasione, per fare cassa. Si pensi alle liste pubblicate sul sito del Mef con un inquadramento dei soggetti inclusi o esclusi caso per caso.
Con il decreto di ieri il Governo ha introdotto la norma antiscorrerie sulle scalate e la riforma del golden power, ossia l’esercizio di poteri speciali in caso di acquisizioni di imprese strategiche (si veda il servizio a pagina 19).
Nell’ambito del fondo per la crescita sostenibile è istituito uno specifico stanziamento di 300 milioni destinato ai finanziamenti delle imprese di grande dimensione che presentano rilevanti difficoltà finanziarie ai fini della continuazione delle attività produttive e del mantenimento dei livelli occupazionali. Arrivano anche 27 milioni aggiuntivi per la bonifica di Bagnoli e viene confermato il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi 300 milioni (erano 350 milioni inizialmente) per l’anno 2017 e di 200 milioni per il 2018. È prevista una nuova rimodulazione delle dote per il contratto di programma delle Fs. Vengono poi rifinanziate le missioni internazionali di pace per l’ultimo trimestre del 2017, definite le assunzioni delle forze di polizia e spostato da due a tre anni (anche per i comandati generali attualmente in carica), la durata dei vertici delle Forze armate e della Guardia di Finanza.
Tra le misure sanitarie ci sono disposizioni contabili urgenti per la Cri italiana con la messa in liquidazione dell’Ente strumentale alla Croce Rossa Italiana dal 1° gennaio 2018. Fondi anche per le strutture pediatriche di eccellenza. Previa intesa Stato Regioni si vincola una quota del Fondo sanitario nazionale 2017 pari a 9 milioni per strutture pubbliche e private individuate dalla Salute accreditate a livello nazionale e internazionale per innovatività nell’erogazione di cure pediatriche, in particolare trapianti di tipo allogenico.
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