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legge di bilancio 2018

Super-ticket, pensioni e cedolare: come può cambiare la manovra in Parlamento

Scrematura e cesello. È il lavoro che stanno portando avanti i tecnici del Governo per rendere il più snello possibile, come promesso dal premier e dal ministro dell'Economia, il testo del disegno di legge di bilancio varato lunedì scorso. Secondo la tabella di marcia della recente riforma del bilancio dello Stato, il provvedimento dovrebbe approdare entro stasera al Senato per cominciare il suo cammino parlamentare in parallelo a quello del decreto fiscale collegato, che rappresenta il secondo pilastro della manovra. Ma a meno di improbabili accelerazioni dell'ultima ora, il timing non sarà rispettato come in altre occasioni.

Lavoro di cesello
L'azione di alleggerimento rispetto alla prima bozza in versione large risulta complessa. Anche per questo motivo appaiono già scontati i tempi supplementari in Parlamento per inserire sotto forma di emendamenti alcune misure attese: il superamento graduale del super-ticket sanitario; il completamento del pacchetto previdenza, destinato però a rimanere senza lo stop all'aumento dell'età pensionabile a 67 anni nel 2019; l'estensione agli immobili commerciali della cedolare secca del 10% sugli affitti; le nuove misure per “agevolare” i nuclei numerosi.

Possibile emendamento sul super ticket
L'abolizione del super-ticket sanitario di 10 euro è stato chiesto da Mdp anche per evitare un voto contrario sulla manovra. Nella risoluzione di maggioranza alla Nota di aggiornamento del Def approvata è contenuta una mezza apertura con la sollecitazione al Governo di superare gradualmente (probabilmente in 4 anni) il super-ticket. L'esecutivo si è impegnato a recepire questa indicazione ma la misura rischia di non entrare nel testo finale del Ddl di bilancio. Di qui la necessità di ricorrere eventualmente a un emendamento parlamentare. Ma la partita si riaprirebbe al Senato anche nel caso in cui lo stop graduale entrasse subito in manovra.

Pressing dei sindacati sull'età pensionabile
Anche sul capitolo previdenziale si annunciano ritocchi quasi sicuri in Parlamento. E non solo per il pressing dei sindacati insoddisfatti della decisione del Governo di opporsi allo stop dell'aumento automatico dell'età pensionabile. Proprio il Governo aveva portato al tavolo del confronto con Cgil, Cisl e Uil una proposta per alzare ad almeno 660 euro l'assegno minimo dei giovani con carriere discontinue. Questa misura è stata però accantonata ma potrebbe rientrare dalla finestra parlamentare durante il cammino della manovra al Senato e a Montecitorio, così come il prolungamento di un anno della sperimentazione dell'Ape volontaria.

Ritocchi in vista su detrazioni e cedolare
Con il testo del disegno di legge di bilancio ancora aperto già appaiono scontati ritocchi in Parlamento sul meccanismo di detrazioni per i figli a carico (su cui spinge molto Ap) e sull'estensione della cedolare secca sugli affitti agli immobili commerciali nel caso in cui questa misura non dovesse entrare nella versione definitiva del provvedimento che arriverà a Palazzo Madama. E sempre nel caso (non improbabile) in cui dovessero rimanere fuori dall'articolato sarebbe praticamente certo il “recupero” in Parlamento degli interventi già confezionati dai tecnici del Governo sulla Rai, sullo sport (pacchetto Lotti) oltre a diverse norme fiscali.

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Sessione di bilancio dai tempi stretti
L'operazione ripescaggio dovrà però fare i conti con tempi che si annunciano a dir poco stretti per la navigazione della manovra in Parlamento. Il Ddl di bilancio operativamente non comincerà la sua corsa a Palazzo Madama prima del 26 ottobre per consentire al Senato di votare la legge elettorale. Ma in realtà la vera partenza ci sarà soltanto una decina di giorni più tardi. Il termine per la presentazione degli emendamenti dei gruppi parlamentari dovrebbe essere fissato il 6 novembre mentre le votazioni in Commissione dovrebbero cominciare il 14 novembre e andare avanti per non più di una settimana per consentire al testo di approdare in aula attorno al 21-22 novembre, con ricorso quasi scontato alla fiducia. A quel punto il provvedimento in un mese dovrebbe essere esaminato e quasi sicuramente modificato dalla Camera per poi tornare al Senato per ottenere l'approvazione definitiva prima di Natale. Quanto al decreto fiscale, con tutta probabilità Montecitorio non avrà la possibilità di correggere il testo che arriverà da Palazzo Madama per consentire la conversione in legge nei 60 giorni previsti dalla pubblicazione sulla “Gazzetta” (avvenuta a inizio settimana). Per il Dl il termine per la presentazione degli emendamenti dei gruppi parlamentari dovrebbe essere fissato il 31 ottobre ma in commissione si dovrebbe cominciare a votare solo dal 7 novembre.

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