Gentile direttore,
tengo a rispondere alle argomentazioni del professor Armaroli circa l’ammissibilità delle mozioni sulla procedura di nomina del Governatore della Banca d’Italia che l’Assemblea di Montecitorio ha votato martedì scorso.
È essenziale tenere ben distinti il piano dell’ammissibilità regolamentare da quello delle valutazioni di opportunità politica. Confondere i due livelli inquina il dibattito e non aiuta a comprendere le responsabilità che ciascuno deve assumersi in questa delicata vicenda.
Io mi assumo le mie e ribadisco che non c’era ragione regolamentare per giudicare inammissibili le mozioni sulla Banca d’Italia, a partire da quella presentata dal Movimento Cinque Stelle. Le mozioni sono atti di indirizzo politico volti a provocare un dibattito in Assemblea su un determinato argomento e la conseguente deliberazione di indirizzi al Governo. Alla Presidenza spetta giudicare - su questo si decide l’ammissibilità - che le mozioni riguardino effettivamente ambiti di competenza del Governo e siano quindi riferibili alla sfera di responsabilità propria dell’Esecutivo nei confronti di ciascuna Camera. Come stabilisce l’articolo 139-bis del Regolamento della Camera: «Ai fini della pubblicazione di mozioni, interpellanze e interrogazioni (...) il Presidente valuta (...) l’ammissibilità di tali atti con riguardo (...) alla competenza e alla connessa responsabilità propria del Governo nei confronti del Parlamento».
Il punto è chiaro: c’è o no una specifica competenza del Governo nell’ambito della procedura di nomina del Governatore della Banca d'Italia? La legge 262 del 2005 non lascia spazio ad equivoci: «La nomina del Governatore è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia». C’è un potere di proposta del Presidente del Consiglio, che prevede una previa deliberazione da parte del Consiglio dei ministri, e dunque vi è una sfera di responsabilità propria del Governo che non può considerarsi estranea al potere di indirizzo e di controllo di ciascuna Camera.
Aggiungo che depongono in tal senso anche numerosi precedenti di atti di indirizzo e controllo, che vertono sia sulla procedura di nomina del Governatore della Banca d’Italia sia su quella di revoca - per la quale è prevista dalla legge una procedura del tutto analoga a quella della nomina - che sono stati ritenuti ammissibili sia dalla Presidenza della Camera sia dalla Presidenza del Senato senza che ciò suscitasse alcuna obiezione.
Mi riferisco, ad esempio, alla mozione Crimi e altri, pubblicata agli atti del Senato il 12 settembre scorso, che come quella presentata alla Camera da deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle era volta a «escludere l’ipotesi di conferma del Governatore in carica». Analogamente nel gennaio 2016 era stata presentata presso quel ramo del Parlamento e pubblicata, in quanto ammissibile, una mozione finalizzata ad «avviare il procedimento di revoca del Governatore». Così pure presso la Camera sono state presentate e svolte in questa legislatura interrogazioni sulla medesima materia, senza che ciò abbia dato luogo a rilievi sotto il profilo dell'ammissibilità.
Del resto va ricordato che la mozione del Movimento Cinque Stelle era iscritta da tempo nel calendario dei lavori della Camera e nella Conferenza dei Capigruppo nessun rappresentante dei gruppi politici – neppure di quelli che ora mostrano sorpresa di fronte al fatto che la mozione sia arrivata al voto dell’Aula – aveva in quella sede sollevato obiezioni in merito alla sua ammissibilità.
Queste le mie valutazioni, che tengono esclusivamente conto dell’assetto costituzionale, legislativo e regolamentare della materia. Tutt’altra cosa sono le valutazioni di opportunità politica, che non riguardano la Presidenza. Voglio essere ancora più chiara, e non è al giurista che adesso sto parlando: a una mozione di un gruppo di opposizione legittimamente presentata non doveva necessariamente corrispondere una mozione di maggioranza con quei contenuti. Scelta politicamente legittima, ma per la quale non è corretto chiamare in causa la Presidente della Camera.
* Laura Boldrini è Presidente della Camera
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