I referendum per l’autonomia che si sono svolti in Lombardia e Veneto prendono le mosse dall'Articolo 116 della Costituzione, che dà la possibilità alle Regioni a statuto ordinario di vedersi attribuite «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» in alcune delle materie indicate nel successivo articolo 117. È il cosiddetto «regionalismo differenziato». I due referendum non sono vincolanti e non avranno effetti immediati, ma la scontata vittoria del sì e il superamento del quorum in Veneto (in Lombardia non era prevista una soglia di partecipazione) consente alle due Regioni di intraprendere il percorso istituzionale finalizzato a ottenere maggiori competenze dal Governo centrale. A maggior ragione dopo la forte affluenza registrata soprattutto in Veneto.
Serve intesa con il Governo
La via dell'autonomia, come indica la Costituzione, dovrà passare prima da un'intesa tra lo Stato e la Regione interessata. Accordo che potrebbe poi sfociare in una proposta di legge, che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta dai due rami del Parlamento (prima dello scioglimento delle Camere in primavera, negli auspici delle due Regioni).
Le materie trasferibili
Le materie trasferibili alle Regioni sono 23: tre di competenza esclusiva dello Stato (giustizia di pace, istruzione e tutela dell'ambiente e dei beni culturali) e 20 concorrenti, cioè condivise tra Stato e Regione (tra cui spiccano il coordinamento della finanza pubblica e e delle materie tributarie, il commercio estero, la protezione civile, il governo del territorio, le banche a carattere regionale). I governatori leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia hanno annunciato che chiederanno al Governo di aprire subito la trattativa, dopo un passaggio formale nei relativi Consigli regionali. Maroni ha detto che tratterà su tutte le materie, ma anche per ottenere maggiori risorse. Già martedì il Consiglio regionale Lombardo si riunirà per prendere atto dell'esito del voto e stabilire le mosse conseguenti mentre lunedì la Giunta del Veneto approverà la delibera che andrà poi in Consiglio regionale.
Le priorità
La priorità per la Lombardia è quella di tornare a gestire in autonomia temi come il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese e le politiche di incentivi alla ricerca e sviluppo. Per il Veneto invece la priorità è la politica industriale mirata alle esigenze produttive della Regione e non più dettata dal governo centrale, che deve fare i conti con le differenze nel tessuto industriale tra Nord e Sud Italia. Il governatore Zaia ha detto che chiederà il trasferimento al Veneto di tutte e 23 le materie previste e «dei nove decimi» delle tasse pagate dai cittadini della regione. Il percorso però non sarà breve e soprattutto la legge eventualmente concordata tra Governo e Regioni dovrà essere approvata da entrambe le Camere a maggioranza assoluta.
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