
Sei anni fa, quando Ignazio Visco prese il testimone di Mario Draghi alla guida di Bankitalia, lo spread Btp-Bund viaggiava oltre i 400 punti base e l’aritmetica della finanza pubblica schiacciava il potenziale di crescita ai minimi. Sul nuovo Governatore, nominato in un contesto politico e finanziario drammatico, si appuntarono le speranze di larga parte della classe politica che chiedeva all’ex allievo di Federico Caffè di mettere a disposizione l’expertise di Via Nazionale a supporto del neonato governo Monti. Cosa che puntualmente avvenne.
Sei anni dopo, e con un quadro di contabilità nazionale sempre difficilissimo ma forse avviato su uno stretto sentiero di stabilizzazione, il secondo mandato del Governatore si apre in un contesto completamente diverso, dove le difficoltà vengono proprio dal quadro politico. Con il leader del primo partito di governo che sui giornali sottolinea come l’80% del Parlamento sia schierato contro di lui per la presunta mancata vigilanza sulle crisi bancarie degli ultimi anni. Difficoltà che probabilmente si paleseranno in un Commissione d’inchiesta pronta a sentirlo subito dopo la nomina.
Visco si considera un civil servant e c’è da supporre che tirerà dritto a testa bassa, difendendo il ruolo e l’indipendenza della Banca d’Italia in una campagna elettorale che si annuncia molto dura. Il Governo che aprirà la nuova legislatura dopo le elezioni di marzo dovrà necessariamente ripristinare quel tandem istituzionale con palazzo Koch che oggi sembra in difficoltà. E Visco sarà protagonista come lo fu con il passaggio dal Berlusconi VI al governo dei tecnici voluto da Napolitano.
Sul fronte europeo, dovrà affrontare nel Consiglio direttivo della Bce il cambio al vertice del presidente, con l’uscita di Mario Draghi nel 2019 e l’arrivo (probabile) di un tedesco, in una prospettiva di progressiva graduale normalizzazione della politica monetaria destinata a chiudere l’ombrello di sicurezza su un rischio debito sovrano considerato ormai alle spalle. Vale ricordare a questo proposito solo un dato: a fine settembre l’Eurosistema aveva acquistato titoli pubblici italiani per oltre 301 miliardi, di cui 271 da parte della Banca d’Italia.
Ignazio Visco, che negli anni in cui Governatore dei Bankitalia era Antonio Fazio è stato chief economist dell’Ocse, dovrà anche affrontare il percorso di completamento dell’Unione bancaria europea: dopo i meccanismi unici di supervisione e risoluzione bisognerà piantare il terzo pilastro dell’assicurazione dei depositi, temperare la regulation introdotta negli anni della crisi e gestire la delicata fase di riassestamento dei bilanci della banche nazionali, ancora alle prese con il fardello degli Npl frutto della più grave recessione della storia nazionale.
Proprio sugli Npl il primo fronte sarà la battaglia dell’addendum Bce per accelerare lo smaltimento. Sul fronte interno le incognite della sfida elettorale imminente, davanti a un’opinione pubblica smarrita e un popolo di risparmiatori poco alfabetizzati. Magari rilanciando – insieme al Mef e al Parlamento - proprio la sfida dell’educazione finanziaria che è totalmente mancata finora.
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