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S&P’s alza il rating italiano a BBB: «Crescita…

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S&P’s alza il rating italiano a BBB: «Crescita consolidata»

L’Italia ha conquistato ieri, con una crescita migliore delle attese, un trend di debito/Pil visto in calo verso il 126% (dal picco di 129%) e un sistema bancario nettamente in via di risanamento, la sua prima promozione di rating da parte di S&P’s, salendo di un gradino dalla BBB- alla BBB con prospettive confermate stabili: dal 1988, anno di assegnazione del primo rating all’Italia con la “AA+”, S&P’s finora aveva solo modificato gli outlook in positivo ma in quanto al rating aveva solo sancito declassamenti sul rischio-Italia.

Conquistare la BBB è una promozione importante agli occhi dei mercati, perché allontana l’Italia e una lunga lista di emittenti di bond italiani dal baratro dell’ultimo gradino prima del rating “BB” a livello speculativo o junk dove S&P’s ha collocato il Paese dal dicembre del 2004, data dell’ultima retrocessione.

L’agenzia S&P’s,considerata la più severa tra le grandi, ha riconosciuto all’Italia una lunga serie di miglioramenti che vanno tutti a rafforzare lo standing creditizio del Paese e dunque la sua capacità e volontà di ripagare puntualmente e integralmente i debiti. Al primo posto le prospettive di crescita del Pil reale che quest’anno è dato all’1,4% e in media all’1,3% nel 2018-2019, un andamento migliore - e non di poco - rispetto alle previsioni dello 0,9% per il 2017 dello scorso maggio di S&P’s. Le prospettive della crescita economica sono sostenute dagli investimenti privati, l’occupazione e dalla politica monetaria espansiva. Il target del deficit/Pil al 2,1% sarà centrato, per l’agenzia, e questo contribuirà a mantenere il debito/Pil sulla traiettoria in calo: è previsto che continui il consolidamento fiscale. Il miglioramento economico è inoltre rafforzato dai progressi sul fronte bancario e dalla diminuzione dei rischi, tra i quali Montepaschi, le due banche venete e lo smaltimento “più veloce” degli Npl: un giudizio positivo viene riservato all’accelerazione degli interventi messi in atto dal Governo Gentiloni. S&P’s vede bene anche la positiva performance nell’export e prevede miglioramenti di conseguenza nella produttività. Anche i migliori margini operativi delle imprese italiane, evidenzia il rapporto, contribuiscono a rafforzare la crescita.

La promozione del rating deriva anche dalle riforme strutturali che S&P’s rileva nell’istruzione, nel mercato del lavoro, nel settore bancario, dei servizi, dei prodotti e giudiziario, e anche della pubblica amministrazione, oltre alle leggi mirate alla competitività: un processo che ha «tratto enorme beneficio dalla politica monetaria della Bce».

Tra i punti di debolezza del sistema-Italia, S&P’s sottolinea come l’incertezza politica abbia un peso sul rating, perchè riduce la prevedibilità delle politiche economiche e fiscali. E mette in conto già che ci sarà l’impatto delle prossime elezioni sulle prospettive di crescita e sulle condizioni finanziarie. L’Italia inoltre dovrà prepararsi alla fine della politica monetaria ultraespansiva della Bce. Ma sono i punti di forza, e non di debolezza, questa volta ad avere la meglio sul rating dell’Italia. S&P’s potrebbe quindi aprire la stagione delle promozioni e dei miglioramenti di outlook e di rating sull’Italia: Moody’s ha modificato l’outlook in negativo nel dicembre 2016 per i rischi politici, Fitch e DBRS hanno declassato l’Italia rispettivamente in aprile e gennaio quest’anno. Ma la lunga lista di miglioramenti fondamentali elencati da S&P’s dovrebbe aiutare in prospettiva il rischio-Italia alle prese con i mercati, che non amano il rischio politico, alla vigilia della nuova era del tapering.

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