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La «fiction» delle alleanze, ora Grillo divide a destra e la…

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politica 2.0

La «fiction» delle alleanze, ora Grillo divide a destra e la manovra a sinistra

C’è chi nei partiti lo dice apertamente, che le alleanze di oggi sono fittizie, quelle vere si vedranno dopo il voto quando si tratterà di formare il Governo. E in effetti le ultime ore confermano questa tesi, che c’è una grande “bugia” raccontata da chi ha costruito o prova a costruire le coalizioni. Il fatto che Salvini ieri abbia aperto a Grillo mentre Berlusconi continua a fare campagna contro i 5 Stelle, è parte di questo gioco di specchi in cui si sta insieme ma ciascuno per conto suo. E così la mossa del leader leghista sarà pure un modo per togliersi di dosso il marchio dell’inciucio e prendere più voti di Forza Italia ma di certo dà l’idea che tutti si tengono le mani libere, sia il Cavaliere che la Lega.

E pure a sinistra, quella mano tesa di Renzi e Gentiloni al partito di Speranza, è rimasta in sospeso nell’aria visto il rifiuto che è stato già recapitato ai mittenti. Del resto poteva essere altrimenti? Se art.1-Mdp ha appena votato contro la fiducia sul Rosatellum, era impensabile rimettere le lancette a zero e ricominciare un dialogo come se nulla fosse. A maggior ragione perché adesso comincia la sessione di bilancio e la sinistra si prepara a votare contro. «Il giudizio formale non c’è ancora, lo daremo nelle prossime ore, ma da una prima lettura non vediamo condizioni per un sostegno alla legge di stabilità», diceva Federico Fornaro, senatore di spicco di Mdp.

E qui c’è il vero nodo, perché l’opposizione alla manovra diventerebbe l’ultimo discrimine. Quale sarebbe il messaggio unitario di una coalizione di centro-sinistra che si è appena scontrata sulla legge di bilancio? «Ma infatti l’invito del Pd nasce solo per impostare una campagna elettorale sul voto utile, quindi escludendo noi», afferma secco Fornaro. Che non smentisce la questione di fondo che è la leadership di Renzi, vero macigno sulla strada di un’alleanza. Dall’altra parte – nel Pd - invece si ragiona sui seggi e sulla paura di alcuni del partito di Speranza di non tornare in Parlamento. Così c’è chi al Nazareno accarezza l’idea di poter dividere il neonato partito di sinistra nel momento della verità, quella della scrittura delle liste. Piccole scommesse, che nulla hanno a che fare con la politica.

E se le alleanze a sinistra languono, nel Pd cresce l’ansia e il pressing per la nascita di un centro, moderato e civico, trainato da Emma Bonino - e appoggiato dall’esterno dal ministro Calenda – che però non ci sta a fare la stampella di Renzi. Soprattutto se la campagna del Pd sarà all’attacco dell’Europa.

Questa è la fotografia di oggi, magari cambierà, ma c’è una ragione se si fa fatica a creare alleanze. Ed è che la nuova legge elettorale ha un impianto sostanzialmente proporzionale, non maggioritario, quindi quello che si costruisce oggi è probabile che si smonti dopo le urne se nessuno sfiorerà il 40% dei consensi. Un fatto che si combina con un altro, che non c’è più il bipolarismo che costringeva a schieramenti contrapposti. Ora lo schema è cambiato. Sulla scena c’è il Movimento che apre i giochi alla larga coalizione per il suo rifiuto a fare alleanze. Terrà il punto? Qualche breccia si è già aperta in Sicilia quando sia il candidato grillino Cancelleri che Di Maio hanno aperto a liste civiche, rinviando la scelta a dopo il voto. Appunto, si decide dopo.

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