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Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri indagati per le stragi di mafia…

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procura di firenze

Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri indagati per le stragi di mafia del ’93

La nuova iscrizione di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri nel registro degli indagati a Firenze, come presunti mandanti della stagione stragista degli anni Novanta, si cela dietro centinaia di pagine di omissis.

Sono quelle pagine, depositate a giugno nel corso del processo sulla trattativa tra Stato e Cosa nostra di Palermo (nel quale è indagato Dell'Utri), inviate dai pm Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi alle procure di Firenze e Caltanissetta, che indagano rispettivamente sulle stragi del ‘93 e del ‘92, che hanno spinto la Procura di Firenze a chiedere al Gip la riapertura di un fascicolo già archiviato, per le stesse accuse, nel 2011, delegando alla Dia nuove indagini. Resta da vedere cosa farà la Procura di Caltanissetta.

La riapertura delle indagini partirà dalle parole del boss palermitano di Brancaccio, Giuseppe Graviano, che, intercettato il 10 aprile 2016 nel carcere di Ascoli, si lascia andare a confidenze con il compagno d'aria Umberto Adinolfi. «Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c'è stata l'urgenza – diceva Graviano, in carcere da 23 anni – . Lui voleva scendere, però in quel periodo c'erano i vecchi, lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa. Trent'anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi... ».

L'avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini ha già ricordato più volte che sul punto l'ex premier è stato già scagionato nel passato da ogni possibile accusa e che queste nuove accuse sono infamanti .
Il 13 settembre, nel corso dell'audizione davanti alla Commissione bicamerale presieduta da Rosy Bindi, il sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo aveva ricordato che Giuseppe Graviano, tra i principali protagonisti (lui e il suo mandamento di Brancaccio) della fase esecutiva della strage di Via D'Amelio è – lo sappiamo da sentenza definitiva – il principale protagonista degli attentati a Roma, Firenze e Milano del 1993.

«Mi auguro di sbagliare – disse misurando i toni Di Matteo, che sedeva alla destra di Rosy Bindi – rispetto a questa escalation di elementi di prova sul punto, ma temo l'indifferenza, la minimizzazione, lo svilimento ingiustificato della valenza probatoria anche di queste dichiarazioni di Graviano attraverso quella che è, a mio parere - ma questo verrà poi discusso nei processi - la discutibilissima affermazione che è stata prospettata da alcuni difensori, ma fatta propria dalla maggior parte dei giornali, che Graviano sapeva di essere intercettato. A noi risulta il contrario. Cercheremo di convincere la Corte, per quanto di nostra competenza, del contrario».

Oggi sappiamo – grazie all'ipotesi accusatoria della Procura di Reggio Calabria – che Giuseppe Graviano sarebbe stato il principale protagonista dell'accordo con la 'ndrangheta che portò, il 18 gennaio 1994, al duplice omicidio di due appuntati dei Carabinieri a Scilla e ad altri attentati, falliti, nei confronti dei Carabinieri, sempre in territorio calabrese.
Giuseppe Graviano è stato anche il principale protagonista del fallito attentato all'Olimpico del 23 gennaio 1994. Il 27 gennaio, assieme al fratello Filippo, venne arrestato a Milano. «Quell'attentato – ha affermato Di Matteo in audizione il 13 settembre – è uno dei grandi misteri, in merito non tanto a perché non sia riuscito il 23 gennaio, quanto a perché non sia stato mai più tentato e ripetuto, io dico per fortuna, ma qualcuno... Ci dovremmo chiedere il perché».

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