Il restauro dopo 35 anni di Borotalco? «Un regalo impagabile». Per «me fu una sfida. Per la prima volta facevo un film con un personaggio unico e non a episodi. Non dovevo sbagliarlo. Quando ci fu la proiezione andai all’uscita del cinema ed ero molto nervoso, poi sentii uno che, uscendo dalla sala, diceva: “ammazza me se morto da le risate”. E pensai ce l'ho fatta». Così Carlo Verdone celebra il restauro di Borotalco alla Festa del Cinema di Roma, curato da Infinity, il primo servizio di video streaming on demand italiano. Un film - opera terza dell’attore - diventato un cult, che lui ha scritto, diretto e interpretato nel 1982. Sul palco dell’auditoriim con lui la co-protagonista del film, Eleonora Giorgi, e gli Stadio, che entrarono con tre pezzi nella colonna sonora.
Vinse 5 David di Donatello
Un mix di comicità e malinconia, archetipo narrativo del Verdone che verrà. «Sinceramente se non ci fosse stato il successo di Borotalco sarei rimasto “quello che fa i personaggi”. In molti erano pronti a scommettere che sarei finito con quel film. Alla fine vinse cinque David di Donatello e una valanga di altri premi». A casa di Verdone si respirava da vicino l’atmosfera del mondo del cinema: il padre, Mario Verdone, notissimo storico del cinema, docente universitario, studioso delle avanguardie storiche, a lungo dirigente del Centro Sperimentale di Cinematografia, era amico, fra gli altri, di Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Franco Zeffirelli, Michelangelo Antonioni, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica. Tutti personaggi che gravitavano nella casa sotto i portici di fronte a Ponte Sisto nella quale è cresciuto Carlo.
Sergio e Nadia oggi sarebbero due depressi
Sergio Benvenuti e Nadia oggi? «Sarebbero due ragazzi molto meno disincantati. Quelli erano ancora anni di sogni - ha raccontato Verdone parlando dei due personaggi interpretati da lui e dalla Giorgi - una surrogata felicità che veniva dagli anni Sessanta, perché allora si cominciavano a vedere i primi problemi di lavoro e non c'era più quella leggerezza e ingenua mitomania. Oggi sarebbero due depressi, tra chi si fa le canne e chi va in analisi». No a un sequel del film, ma sta parlando con De Laurentis di una serie tv tra due anni.Parla dell’ingenuità degli anni Ottanta: «quando a Sergio, in una scena, gli dicono che John Wayne era gay lui è sconvolto, oggi invece della vicenda Spacey non importa a nessuno. Ma il problema attuale è un altro. Il nostro pubblico fugge dalla sala. O scarica i film o va direttamente in streaming. Il cinema era tra i pochi luoghi di aggregazione. E questo avviene anche ai concerti di Vasco, stanno tutti lì a farsi i selfie, solo per dire sono qui».
Il successo del film nell’amabilità dei personaggi
Verdone ha dedicato il restauro del film a tutti quelli che vi hanno partecipato e non ci sono più («penso a Mario Brega e a tanti altri») e crede fermamente che il successo di Borotalco sia nato «dall’amabilità dei suoi personaggi, dalla loro fragilità, ma soprattutto dalle infinite battute in genere improvvisate».
L’aneddoto: la causa che non ci fu
Poi racconta un aneddoto inedito del suo incontro con il produttore Vittorio Cecchi Gori: «Andai a trovarlo tutto soddisfatto del successo e lui, sigaro in bocca, mi tira fuori il manifesto del film indicandomi il titolo. Sai che la Borotalco mi vuol fare causa perché abbiamo utilizzato il loro nome? Cado dalle nuvole. E Vittorio mi dice “so toscani, domani me tocca andà a Firenze”. La causa poi non ci fu, si resero conto che il successo del film faceva bene pure a loro». Ha raccontato di aver passato con Enrico Oldoini un anno per trovare un soggetto: «alla fine l'abbiamo scalettato con velocità, e sceneggiato con rapidità. Mario Cecchi Gori in 48 ore mi fece un contratto che andava dal soggettista all'interprete, e mi propose la Giorgi per partner». Per Eleonora Giorgi, Borotalco non è affatto datato: «esistono anche oggi i giovani che si immedesimano in quei personaggi».
Curreri: Verdone si è inventato gli Stadio
Gateano Curreri, leader degli Stadio, racconta quell’epoca: «Eravamo la band di Lucio Dalla e scrivevamo canzoni, ma nessun discografico ci faceva fare un disco». Poi una sera Verdone, nel fossato di Castel Sant'Angelo, «sente due nostri pezzi – aprivamo il concerto di Lucio – e va da Dalla, dicendogli che sarebbero entrati in colonna sonora». Insomma, ha detto, «Verdone è stato il nostro pigmalione, s'è inventato gli Stadio».
Gli artefici del restauro
«Siamo molto felici di essere stati gli artefici del restauro di questa bellissima pellicola - ha detto Pablo Falanga, direttore commerciale di Infinity, il primo servizio di video streaming on demand italiano - e di celebrarla come merita. Questo progetto porta avanti il nostro impegno nella valorizzazione del cinema e ci caratterizza come unico servizio streaming in Italia pienamente coinvolto nel sostegno del cinema di casa nostra».
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