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Pd: puntiamo a responsabilità, non a Draghi

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Pd: puntiamo a responsabilità, non a Draghi

  • –Barbara Fiammeri

L’obiettivo del Pd è «far emergere le responsabilità», non certo quello di colpire Mario Draghi. Anzi, tirare in ballo il presidente della Bce è solo un tentativo «strumentale di «chi non vuole fare andare avanti il lavoro della commissione d’inchiesta sulle banche». È questa la linea dettata da Matteo Renzi e rilanciata ieri dal capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato e da Francesco Bonifazi, membro della commissione d’inchiesta guidata da Pier Ferdinando Casini, che torna ad attaccare frontalmente l’atteggiamento di Bankitalia e Consob. «Sono loro a voler spostare il tiro in modo irresponsabile su Draghi», sostiene Bonifazi con riferimento alle notizie di stampa sulla nota inviata nel 2009 dalla vigilanza di via Nazionale all’allora governatore sulla Popolare di Vicenza.

Draghi oggi sarà a Milano per partecipare a un convegno assieme al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e a Romano Prodi. Ma i timori che l’attuale presidente della Bce rischi di essere investito dallo scontro tra politica e authority è tutt’altro che scongiurato. Anche perché da martedì in commissione si aprirà il fascicolo su Mps che si concluderà non prima della fine del mese. I 5 Stelle sono già pronti a chiedere la presenza di Draghi in commissione. Ipotesi abbastanza remota visto che da statuto della Bce (come già emerso in occasione dell’indagine conoscitiva della commissione Finanze del Senato) il Governatore non può essere chiamato a rispondere. Ma poco importa. La corsa ad alzare il tiro è fagocitata da una campagna elettorale in cui le crisi bancarie e i danni subiti dai risparmiatori sono diventate uno dei cavalli di battaglia. Lo conferma l’insistenza con cui Renzi nel suo tour in treno in questi giorni tra Friuli, Veneto ed Emilia Romagna abbia battuto sul tasto dei crack bancari confrontandosi con diverse associazioni di risparmiatori. L’obiettivo evidente del segretario del Pd è quello di far emergere le responsabilità di chi aveva l’obbligo di vigilare (Bankitalia e Consob) rivendicando allo stesso tempo la scelta di rompere con il passato (con riferimento alla mozione contro la conferma di Ignazio Visco a Via Nazionale) e di «andare fino in fondo» con il lavoro della Commissione. E l’istruttoria che a giorni si aprirà su Mps - almeno questa è la convinzione dell’inner circle renziano - offrirà ulteriori assist al segretario, per i rapporti che potrebbero emergere tra i banchieri di Rocca Salimbeni e i vertici della sinistra di allora, che oggi tuona contro il leader dem.

Solo dopo il capitolo Mps, la Commissione a inizio dicembre si concentrerà sul crack di Etruria in cui è rimasto coinvolto anche il padre della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. Renzi non sembra preoccupato. Anzi il leader del Pd punta a giocare all’attacco. «Abbiamo commissariato noi il Cda di Banca Etruria», ha risposto ieri l’ex premier a un risparmiatore rilanciando sul ruolo della vigilanza: «Il prospetto informativo delle azioni dipendeva dal Governo o da Bankitalia e Consob?». Intanto ieri in Parlamento il Pd ha depositato un emendamento alla legge di Bilancio per l’istituzione del Fondo per le vittime dei reati finanziari (primo firmatario Giorgio Santini) che verrà alimentato sia dai conti correnti dormienti presso gli istituti di credito che da una parte degli Npl recuperati.

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