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Boom dell’export agroalimentare: oltre 40 miliardi di euro nel 2017

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IL REPORT DI NOMISMA AGRIFOOD MONITOR

Boom dell’export agroalimentare: oltre 40 miliardi di euro nel 2017

(Marka)
(Marka)

Il 2017 registrerà un boom dell’export dell’agroalimentare italiano. Secondo le stime di Nomisma Agrifood Monitor, quest’anno le esportazioni di questi prodotti supereranno i 40 miliardi di euro: oltre il 6% in più rispetto all’anno precedente. A spingere il settore verso un nuovo record nelle vendite oltre frontiera - si legge nello studio pubblicato oggi - sono soprattutto le esportazioni dei prodotti simbolo del “Made in Italy” alimentare, vale a dire vino, salumi e formaggi che dovrebbero chiudere l’anno con un aumento nell’export compreso tra il 7 e il 9 per cento. «L’aumento dell’export unito a un consolidamento della ripresa dei consumi alimentari sul mercato nazionale (+1,1% le vendite alimentari nei primi 9 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2016) prefigurano un 2017 all’insegna della crescita economica per le imprese della filiera agroalimentare», ha spiegato Denis Pantini, responsabile dell’area agroalimentare di Nomisma.

TOP EXPORTER AGROALIMENTARI MONDIALI
Dati in miliardi di euro. (Fonte: Nomisma su dati UN-comtrade)

Traina la domanda da Russia e Cina
Per quanto riguarda i mercati di destinazione, sono soprattutto i paesi extra-Ue (seppure rappresentino ancora meno del 35% dell’export totale) a evidenziare i tassi di crescita più elevati. Tra questi Russia e Cina, con variazioni negli acquisti di prodotti agroalimentari italiani a doppia cifra (oltre il 20%), benché - sottolinea il report - il loro “peso” continui a essere marginale sul totale dell’export (meno del 2%). In linea invece con la media di settore le esportazioni verso Nord America e paesi Ue (dati gennaio-luglio 2017).

Il punto debole: la frammentazione dell’offerta
La performance positiva si è sviluppata in un contesto caratterizzato da una forte frammentazione dell’offerta: le imprese alimentari con più di 50 addetti (quelle medio-grandi) rappresentano appena il 2% del totale, quando in altri paesi competitor – come la Germania - questa incidenza arriva al 10 per cento. E questo spiega anche perché la propensione all’export dell’industria alimentare italiana sia pari al 23% contro il 33% della Germania - rileva l’indagine - o, visto da un’altra angolatura, perché le esportazioni italiane per quanto in crescita siano ancora molto inferiori a quelle francesi (59 miliardi di euro) o tedesche (73 miliardi).

4 regioni in prima fila: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte
La presenza di imprese più dimensionate unita a reti infrastrutturali più sviluppate nonché a produzioni alimentari maggiormente “market oriented” spiegano anche perché oltre il 60% dell'export italiano faccia riferimento ad appena 4 regioni: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, mentre al contrario tutto il Sud del Paese incida per meno del 20%. Un differenziale - conclude il report - che rischia di allargarsi ulteriormente anche in quest'anno di trend favorevole ai nostri prodotti, dato che nel primo semestre 2017 mentre le regioni del Nord Italia hanno messo a segno una crescita di oltre il 7% nelle vendite oltre frontiera, quelle del Mezzogiorno non sono riuscite a raggiungere il +2%.

EXPORT AGROALIMENTARE ITALIANO PER REGIONE
Dati I semestre 2017, in percentuale sui valori. (Fonte: Nomisma su dati Istat)

Oltre 3,2 milioni di occupati nella filiera
La filiera dell’agroalimentare italiano, ha ricordato Pantini, «va dalla produzione agricola alla distribuzione al dettaglio e ristorazione. Vale oltre 130 miliardi di euro di valore aggiunto (pari al 9% del Pil italiano), genera lavoro per oltre 3,2 milioni di occupati (il 13% del totale) e coinvolge 1,3 milioni di imprese (il 25% delle aziende attive iscritte nel Registro imprese delle Camere di Commercio».

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