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Sostanze tossiche Pfas in Veneto, Lorenzin: divieto di consumo…

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audizione parlamentare

Sostanze tossiche Pfas in Veneto, Lorenzin: divieto di consumo per alcuni pesci d’acqua dolce

  • – di Redazione Online

Divieto di consumo di alcune specie di pesce catturate nelle acque interne del Veneto. Questa la misura concordata tra la Regione Veneto e l'Istituto superiore di sanità alla luce degli alti livelli di contaminazione da sostanze tossiche Pfas riscontrati in tali specie ittiche. Annunciando lo stop al consumo la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, in audizione alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ha confermato la rilevazione di livelli «allarmanti» di contaminazione da Pfas nei «campioni di alcune specie ittiche raccolte nelle acque interne del Veneto». In base a tali riscontri, l'Iss ha concordato con la Regione «alcune misure di natura precauzionale quali il divieto di consumo del pesce di cattura nelle aree interessate».

Nessuna criticità segnalata per gli alimenti
Piu' rassicurante, secondo il ministro, la situazione degli alimenti, rispetto ai quali non sono state rilevate criticità per la possibile contaminazione da Pfas. Entro novembre, ha spiegato Lorenzin, verrà completato un monitoraggio Iss «finalizzato a valutare la contaminazione da Pfas degli alimenti in alcune aree della Regione Veneto ed a stimare il contributo dei prodotti alimentari all'esposizione della popolazione residente». Sotto osservazione, in particolare, un campione di 1.100 prodotti alimentari di origine animale e vegetale provenienti da allevamenti e coltivazioni nelle aree interessate. Sulla base dei primi dati, ha chiarito, non sono state riscontrate «criticità che richiedessero l'adozione di misure particolari».

«Valori Pfas del Veneto 10 volte inferiori rispetto 2014»
Lorenzin ha quindi ricordato come allo stato i valori per le sostanze inquinanti delle acque Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) in Veneto, in particolare Pfos e Pfoa, «si considerano ridotti di circa un ordine di grandezza, e cioè risultano circa 10 volte inferiori rispetto ai valori massimi d performance già indicati dall'Istituto superiore di sanità Iss con un parere iniziale del 2014». Lo stesso istituto ha avviato un monitoraggio della situazione già dal 2013, provvedendo ad una «drastica riduzione dell'esposizione a Pfas, secondo un principio di precauzione, ad esempio attraverso l'adozione urgente di approvvigionamenti alternativi di acqua e piani di sicurezza delle acque». Proprio un Piano di sicurezza sull'intero sistema idropotabile della Regione, per il controllo dell'intero ciclo delle acque, ha rilevato Lorenzin, «rappresenta un metodo che consente un cambio di passo rispetto agli attuali controlli che prevedono solo la verifica periodica dei parametri dell'acqua al rubinetto». Tali Piani, ha concluso, sono anche previsti in una Direttiva Ue del 2015, e costituiscono «un elemento indispensabile per garantire i livelli di sicurezza dei cittadini».

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