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Dossier L’Eldorado delle Alpi e un Paese che si muove

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    Dossier | N. 8 articoliQualità della vita 2017: tutte le classifiche del Sole 24 Ore

    L’Eldorado delle Alpi e un Paese che si muove

    (Marka)
    (Marka)

    Le classifiche sono verticali e per loro natura inducono al competere per salire in alto, scalando gli indicatori della fredda statistica. I processi sociali ed economici e le lunghe derive del cambiamento agiscono nell’orizzontalità del territorio in metamorfosi. Per tenere assieme queste “convergenze parallele” occorre aggiornare gli indicatori e leggere i dati non solo in verticale, ma anche nell’orizzontalità per fare società.

    E-commerce, gap retributivo, consumo di suolo, numero medio degli anni di studio e indice di litigiosità che fa affollare i tribunali sono alcuni tra gli indicatori aggiunti quest’anno nelle varie sezioni dell’indagine del Sole 24 Ore del Lunedì per capirne di più sulla qualità della vita.

    Per leggere le dinamiche sulla qualità della vita serve anche scomporre e ricomporre le province italiane azzardando uno sguardo “da cluster” orientato a individuare piattaforme territoriali dall’area vasta che, come si sa, delineano i rapporti del vivere e del produrre nei luoghi, rispetto ai flussi del cambiamento che li investono.

    In alto si conferma ormai da anni il posizionamento e la tenuta del distretto alpino, che - da Aosta a Sondrio e Trento, giù fino a Gorizia-Trieste - consolida il primato, alternando l’una o l’altra provincia nella primazia, quest’anno assegnata a Belluno. Si conferma piattaforma di confine tra l’Europa del burro e l’Europa dell’olio, fertile territorio per qualità della vita.

    Poi c’è Milano, che da un po’ di anni sta sempre lì in alto, agganciata ai flussi economici internazionali. Città a forte innovazione che sta in mezzo alle piattaforme produttive del Nord-Ovest tra Torino, dove i vuoti del fordismo si fanno sentire, e le piattaforme del “produrre per competere” di Lombardia e Veneto, ove i territori della manifattura e delle città si riposizionano attraversando la crisi dei distretti produttivi e riposizionandoli per reddito, affari e lavoro. Così come avviene lungo l’asse della Via Emilia, con Parma, Reggio Emilia, Modena e la stessa Bologna in transizione come città-regione.

    Il confine di quell’Appennino è bucato dall’alta velocità che ci porta nell’Italia di mezzo dove sono nati più che altrove i distretti produttivi (Giacomo Becattini). E vengono avanti i nuovi distretti della grande bellezza censiti dall’Istat, dove turismo e cultura si fanno vettore economico in territori che vanno da Livorno a Rimini passando per Siena e Firenze, per l’Umbria e fino ad arrivare ad Ancona.

    Poi si arriva alla provincia di Roma, che segna con il suo scendere di classifica (-11 posti) le difficoltà del suo ruolo trainante nell’Italia centrale. Un po’ come Genova (-27 posti), che dà il segno degli affanni dell’asse ligure. Tutti questi processi di lunga deriva socio-economica si posizionano comunque nella parte che sta sopra alla cinquantesima posizione su 110 della classifica, pur con le dovute eccezioni in alto e in basso.

    Come sempre, in basso si scende a Sud. Dove però mi pare utile segnalare tratti e segnali di speranza: il lento formarsi di un asse Napoli-Bari, ove spicca la risalita di Potenza e Matera (credo serva essere Capitale europea della cultura nel 2019), mentre la questione Ilva pesa su Taranto. Così come nelle nostre due isole, piattaforme nel Mediterraneo, sono presenti piccoli segnali di risalita di province trainanti come Palermo e Cagliari.

    Scomposte e ricomposte, analizzando le classifiche parziali secondo i parametri statistici, ognuna di queste piattaforme territoriali svela punti di forza e di debolezza: per reddito, risparmio e consumo, l’Italia del “produrre per competere” sta tutta sopra, con Milano e i distretti alpini, così come per affari, lavoro e innovazione. Restano in cima i distretti alpini per servizi e welfare, mentre si vedono in difficoltà i territori del produrre ove ai parametri del Pil (Prodotto interno lordo) andrebbero aggiunti quelli del Bes (Benessere equo e sostenibile) che fa apparire ad esempio la nuvola di inquinamento che copre e attanaglia la Pianura Padana.

    Il Bes rimanda a quegli indicatori di demografia, famiglia e integrazione dove, al di là dei soliti territori del distretto alpino, appaiono come luoghi di coesione sociale le città medie della grande provincia italiana, nei quali tengono ancora il welfare familiare e la coesione sociale come fattore di integrazione e di supporto al reddito, al risparmio e ai consumi.

    Invece sui temi della giustizia e della sicurezza si posizionano non a caso negli ultimi posti le grandi province metropolitane come Bologna, Firenze, Bari, Roma e Milano, anche se sappiamo che la concentrazione territoriale spesso rimanda a un senso di insicurezza più percepito che reale. Di nuovo, su questo indicatore vi è un piccolo segnale che vede Palermo e Napoli venire prima delle grandi aree già citate in precedenza.

    È l’eterno dilemma dei poli che attraggono i flussi. Infatti, a far da contrappeso ai dati sulla sicurezza, è l’indicatore cultura, tempo libero e partecipazione che, per turismo e ruolo culturale attrattivo, vede le grandi città posizionarsi assieme a quelle dei distretti della grande bellezza ai primi posti della classifica.

    Tornando alla classifica generale, visti i singoli parametri, questa si compone - si sarebbe detto un tempo - dall’eterno oscillare del pendolo tra città e contado, che oggi vede il ridisegnarsi del rapporto tra grandi aree metropolitane, città medie e territori della provincia. Osservato dai territori appare un quadro a geometria variabile della metamorfosi in atto nel sistema Paese per ricollocarsi con le sue cento città e le sue cento province.

    Usiamo le classifiche non solo come lettura critica o di orgoglio da primazia, per collocarci nel contesto della competizione, ma anche come strumento utile per mobilitare la “coscienza dei luoghi”, in questa epoca turbolenta di cambiamento e riposizionamento.

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