Medicina a Pavia, odontoiatria a Bologna, scienze della formazione a Milano-Bicocca: sono i corsi più costosi per le matricole italiane iscritte alle università statali, con rette che superano i 4mila euro nell’ateneo pavese e sono di poco inferiori (intorno a 3.900 euro) negli altri due poli.
Tra le università più convenienti spiccano invece la Gabriele D’Annunzio di Chieti, con 1.050 euro all’anno, l’Orientale di Napoli (1.105 euro) e i corsi di area storico-sociale di Lecce. Nel mezzo troviamo tutte le altre, messe in fila sulla base della retta d’iscrizione piena che spesso varia a seconda della facoltà, con i corsi dell’area medico-scientifica più “salati” rispetto a lettere, giurisprudenza ed economia.
A questa classifica se ne affiancano poi molte altre, perché ogni ateneo riconosce sconti in base al reddito, al merito e ovviamente ai vincitori di borse di studio.
Gli esclusi dalle tasse
Ma non solo. Con il debutto dello “Student act”, nell’anno 2017/18 un iscritto su tre rientra di diritto nella no tax area, l’esonero totale dai contributi universitari previsto dalla legge di Bilancio del 2017 riconosciuto a chi ha determinati requisiti di reddito e di merito. A certificarlo sono i dati dell’Inps che registrano al 21 novembre scorso oltre 543mila dichiarazioni Isee - l’indicatore di reddito e patrimonio familiare - presentate per le università (Iseeu) che si posizionano al di sotto dei 15mila euro. Il tetto di legge per l’esonero è di 13mila euro, ma molti atenei hanno stabilito limiti a 15mila, se non addirittura a 23mila euro.
Proiettando il numero a fine anno - e dato che il grosso delle autocertificazioni viene presentato nella seconda metà dell’anno - al 31 dicembre il totale degli Iseeu fino a 15mila euro dovrebbe avvicinarsi a quota 600mila: quasi un terzo degli oltre 1,6 milioni di iscritti all’università. Dopo il primo anno di corso per beneficiare dell’esonero non basta però il solo requisito economico, ma occorre ottenere un certo numero di crediti formativi e non superare il primo anno fuori corso. Il merito, insomma, può assottigliare un po’ la platea degli esonerati.
I primi effetti
Rispetto al 2016/17 il taglio delle tasse è stato rilevante. Prendiamo, ad esempio, uno studente della Statale di Milano con Isee a 10mila euro. La retta annua si è ridotta dai 500 euro dello scorso anno alla sola tassa regionale per il diritto allo studio, pari a 140 euro. Alla Sapienza di Roma non si pagano più oltre 600 euro per iscriversi a un corso scientifico ma semplicemente la tassa regionale.
Le agevolazioni riguardano anche fasce di Isee più alte, da 13 a 30mila euro: la legge stabilisce infatti che il contributo annuale non può superare il 7% della quota Isee eccedente i 13mila euro (con le stesse condizioni di merito viste sopra). Ciò si traduce, ad esempio, in massimo 140 euro per un Isee a 15mila euro e massimo 1.190 nel caso di indicatore a 30mila. E alcuni atenei - come si vede dal grafico a lato - calcolano importi inferiori.
“Sconti” che hanno portato a un aumento degli iscritti, almeno nei poli maggiori. «Registriamo una crescita del 5% delle matricole - conferma Giuseppe De Luca, prorettore alla didattica della Statale di Milano - ed è prevedibile che l’esonero dalle tasse possa attrarre anche giovani che dopo il diploma non si sono iscritti subito».
Dall’università di Firenze, il prorettore Vittoria Perrone Compagni sottolinea che «l’aumento di studenti in esenzione totale dai contributi è un dato positivo perché va nella direzione dell’equità contributiva. Da qualche anno abbiamo adottato un sistema sempre più progressivo, a favore delle fasce di reddito più basse, al quale si aggiunge adesso la no tax area a 15mila euro. L’ateneo registra da due anni un costante aumento delle matricole che si attesta quest’anno attorno al 5 per cento».
Isee sempre più usato
A Firenze ci sono 73 scaglioni per calcolare le tasse, al Politecnico di Torino 75, a Catania 40, a Siena addirittura 90. L’Isee insomma è diventato indispensabile per quasi tutti gli universitari, anche quelli con i redditi più alti. Dai dati dell’Inps emerge che già a novembre le dichiarazioni erano superiori al totale 2016: 1,3 milioni rispetto a 1,2. «Si tratta ormai del 25% degli Isee totali - commenta Dino Giornetti del Caf Cisl -: la crescita è legata anche al fatto che dopo la riforma del 2015 l’indicatore permette una maggiore precisione nella misurazione della ricchezza».
Con la platea di studenti esonerati che si allarga, per il sistema universitario, cronicamente sotto-finanziato, c’è il rischio di peggiorare ulteriormente i conti. «La legge prevede per quest’anno 55 milioni di fondi di compensazione - conclude De Luca - che però non sono risorse ulteriori rispetto al fondo di finanziamento ordinario, ma sono ritagliate al suo interno. La coperta insomma è sempre la stessa».
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