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I futures «vedono» il Bitcoin al record

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I futures «vedono» il Bitcoin al record

  • –Pierangelo Soldavini

C’è chi è convinto che sia inutile mettersi a giocare al ribasso contro il Bitcoin, che sarebbe destinato a salire fino a 100.000 dollari. «Così come non si potevano escludere i 5mila dollari, poi i 10mila, ora non si può escludere quota 100.000», afferma Nassim Nicholas Taleb, l’economista libano-americano noto per i “cigni neri”, gli eventi imprevisti, e imprevedibili, che possono sconvolgere il mondo. E invita a non incaponirsi nello scommettere al ribasso contro la “bolla” del Bitcoin.

Taleb ha lanciato il suo monito via Twitter domenica sera, alla vigilia del debutto ufficiale dei contratti futures al Cboe, il Chicago board options exchange, che ha anticipato di sette giorni i cugini-rivali del Chicago mercantile exchange. Si temevano ulteriori sconquassi in un mercato già ad altissima tensione negli ultimi giorni, che nel weekend aveva proseguito all’insegna dell’assestamento dopo i picchi della scorsa settimana. Il timore era proprio che lo sbarco della criptovaluta nel “salotto buono” della finanza globale avrebbe potuto essere salutato con un’ondata di scommesse al ribasso, ridimensionando il fenomeno finanziario dell’anno.

Invece il mercato sembra aver ascoltato il consiglio di Taleb e il Bitcoin è tornato a puntare al rialzo. Nelle prime 24 ore di futures a Chicago, sono stati scambiati quasi 3.600 contratti, per la grandissima maggioranza sulla scadenza di metà gennaio. Solo poco più di cento si sono distribuiti su febbraio e marzo. Ma la costante è che la grandissima maggioranza dei contratti indicano nuovi record in vista per il Bitcoin: sulla scadenza di gennaio gli ultimi contratti quotano 17.820 dollari, valore che sale sopra i 18.000 su marzo. Dopo un avvio incerto a quota 15.460 dollari domenica sera, alle 18 ora della East Coast, le quotazioni sono state sempre al rialzo. Anche se le contrattazioni future sono rimaste su livelli decisamente bassi, non molto superiori ai 50 milioni di dollari, il traffico ha provocato rallentamenti sul sito del Cboe, bloccato un paio di volte per eccesso di rialzo.

In sintonia si è mosso anche il Bitcoin, che dopo aver toccato un minimo attorno a 13.000 dollari domenica sono risaliti di concerto con il rasserenamento delle prospettive sul mercato future, attestandosi stabilmente nel corso della giornata sopra quota 16.000. La criptovaluta più famosa del mondo ha abituato a rapide inversioni di tendenza e oggi lo scenario potrebbe essere completamente cambiato, ma l’indicazione giunta con l’avvio dei derivati è di relativa tranquillità, dopo l’alta tensione che ha caratterizzato la scorsa settimana. D’altra parte per una valuta digitale anarchica e allergica a qualsiasi regola, simbolo stesso di un sistema finanziario senza autorità centrali, il debutto su un mercato strutturato come il Cboe comporta l’inizio di un progressivo assoggettamento a delle regole, che comprendono quelle di un listino regolamentato e arrivano anche alle norme antiriciclaggio.

Ma le polemiche non accennano a placarsi. Le grandi banche di Wall Street avevano già messo in chiaro che non si sarebbero fidate di uno strumento che prosegue ad alta volatilità - solo Goldman Sachs si è detta disponibile ad assistere i clienti sui futures -, ma intanto anche il Nasdaq si preparerebbe a lanciarsi sui derivati nel primo semestre 2018. Le critiche riguardano anche i prezzi presi come riferimento. Il Cboe utilizza le quotazioni di Gemini, la piattaforma dei gemelli Winklevoss, quelli diventati famosi per la causa contro Mark Zuckerberg per l’idea della nascita di Facebook: loro sono i primi miliardari in Bitcoin, ma il loro exchange di acquisto e vendita di criptovalute non è decollato e ieri non risultava tra i primi dieci listini globali, con volumi contenuti attorno all’un per cento del totale. È evidente che il rischio di manipolazione dei prezzi è elevato, in un mercato come quello del Bitcoin già sospettato di essere in mano a pochissimi operatori. Stando ai calcoli di Bloomberg il 40% del patrimonio in Bitcoin sarebbe in mano a un migliaio di persone. Che potrebbero quindi determinare i corsi in maniera artificiosa.

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