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Sfida a tre sul destino della Wto

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Sfida a tre sul destino della Wto

  • –Gianulca Di Donfrancesco

buenos Aires

È forte e chiaro il messaggio che l’Unione europea lancia dall’XI Conferenza ministeriale della Wto, che si è aperta domenica a Buenos Aires e si chiuderà il 13 dicembre. L’accordo di libero scambio finalizzato con il Giappone, dopo quello entrato in vigore il 21 settembre con il Canada, e l’accelerazione sui negoziati con i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay), pongono Bruxelles agli antipodi degli Stati Uniti, che invece moltiplicano le iniziative unilaterali: la questione di Gerusalemme è solo l’ultima di una lunga serie, con il ritiro dalla Trans pacific partnership, l’uscita dagli accordi di Parigi, il ripudio del Nafta, le critiche a Onu, Nato e Wto. A Buenos Aires si fronteggiano così due visioni opposte: l’Europa resta fedele al multilateralismo, gli Stati Uniti se ne ritraggono. Quella in gioco sul destino della Wto è però una partita a tre: al tavolo c’è anche la Cina, che, di fronte alla ritirata statunitense, si schiera tra i sostenitori del multilateralismo, tesse una fitta trama di relazioni economiche e politiche con i Paesi in via di sviluppo, e a Buenos Aires porta la propria frustrazione per il mancato riconoscimento dello status di economia di mercato. La resistenza alle pretese di Pechino è però uno dei pochi fattori che uniscono le due sponde dell'atlantico nell'era Trump.

L’ostruzionismo Usa

L’intervento più atteso della prima sessione plenaria dei 164 ministri presenti a Buenos Aires è stato ieri quello del Rappresentante per il Commercio Usa, Robert Lighthizer, acceso critico dell’organizzazione e ispiratore del neo-mercantilismo a stelle e strisce. Lighthizer non ha deluso le aspettative e ha affermato che la Wto deve smettere di essere un’organizzazione dove «alcuni membri pensano che si possa sempre prendere, senza mai dare». In tono combattivo ha aggiunto: «Dobbiamo chiarirci su cosa intendiamo per sviluppo nella Wto, non possiamo tollerare una situazione in cui le regole si applicano solo a pochi mentre altri possono ignorarle perché si autodefiniscono Paesi in via di sviluppo».

Con chi ce l’aveva Lighthizer è diventato chiaro quando ha chiesto alla Wto di rendere i mercati più efficienti, affrontando la cronica sovracapacità industriale di alcuni Paesi e il ruolo distorsivo delle società a proprietà pubblica. Entrambi nodi strutturali de sistema economico cinese che gli Usa stanno affrontando con un crescendo di misure antidumping.

Desta poi critiche sempre più frequenti e seccate, anche da parte di Paesi in via di sviluppo, l’attacco portato dagli Usa al cuore della Wto, vale a dire il meccanismo di risoluzione delle dispute, con il blocco della nomina dei giudici della “corte d’appello” (Appellate Body). Dei sette membri che dovrebbe avere, da questo mese ne restano in carica solo quattro. Tre da settembre: il minimo necessario per formare un panel giudicante, ma troppo pochi per gestire il carico di lavoro. Da mesi gli Usa ne boicottano il rinnovo. In diverse occasioni, Lighthizer, l’ex avvocato della lobby Usa dell’acciaio, ha invocato la riforma di un sistema «inefficiente», che giudica troppo libero nell’interpretazione delle regole, al punto da creare nuovi obblighi per gli Stati Uniti. E ha avvisato che una eventuale decisione del tribunale della Wto a favore delle richieste della Cina sullo status di economia di mercato sarebbe un «cataclisma» per l’organizzazione.

Insomma, la conferenza di Buenos Aires ha nel mirino dossier delicati come sostegno pubblico all’agricoltura, sussidi alla pesca, regole per l’e-commerce e servizi, Pmi e facilitazione degli investimenti. L’atteggiamento americano la sta dirottando però verso la l’auto-conservazione del sistema multilaterale di disciplina del commercio.

La Ue in pressing

Nel suo intervento, la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem ha ribadito l’impegno a «preservare e rafforzare le regole della Wto». E a margine della conferenza porta avanti contatti ufficiali con i Paesi del Mercosur. I negoziati sull’accordo commerciale tra i due blocchi si trascinano da quasi vent’anni, ma sembrano davvero a un passo dal traguardo dell’intesa politica. Bruxelles insiste insomma sul suo percorso parallelo dei trattati di libero scambio, anche in riposta ai populismi e ai protezionismi interni.

«L’avanzata del protezionismo e dei movimenti anti-globalizzazione hanno messo alla prova il sistema multilaterale», ha affermato nel suo intervento il sottosegretario all’Economia e allo sviluppo, Ivan Scalfarotto. «Dobbiamo – ha aggiunto – riaffermare la centralità della Wto come perno del commercio globale e come motore di un sistema il cui scopo è generare crescita e sviluppo sociale».

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