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Etruria, Vegas riaccende il caso Boschi

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Etruria, Vegas riaccende il caso Boschi

  • –Laura Serafini

ROMA

A pochi giorni dall’audizione dell’ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, sul suo coinvolgimento nel salvataggio della banca dell’Etruria, ci ha pensato il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, a riaccendere le polemiche sul ruolo avuto dell’ex ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento e ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, nelle vicende della banca toscana.

Se Vegas abbia voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa nel suo ultimo giorno di incarico (il suo mandato è scaduto ieri sera) è difficile dirlo. Sta di fatto che a poco più di un’ora dall’inizio della sua audizione presso la commissione di inchiesta sulle banche ha scaricato una bomba nucleare. «Ho parlato della questione dell’Etruria con l’ex ministro per i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi. Mi ha prospettato la sua preoccupazione per l’eventualità che la Banca dell’Etruria potesse essere incorporata dalla Banca popolare di Vicenza, perché poteva recare nocumento all’industria dell’oro di Arezzo. Gli ho risposto che non era competenza della Consob occuparsi di concentrazioni bancarie». Vegas è entrato dritto sul tema, dopo aver sollecitato un parlamentare che gli aveva posto un quesito generico sui nomi dei ministri con i quali aveva parlato delle banche in crisi. «Mi faccia una domanda precisa, lei mi vuole chiedere dell’Etruria, no?», ha alzato il tiro lil presidente Consob.

L’allusione a quell’incontro ha scatenato il putiferio. Pochi minuti ed è partita la bufera politica sull’ex ministro, con le opposizioni che ne hanno chiesto le dimissioni perché avrebbe mentito in Parlamento durante il suo intervento in occasione del voto sulla mozione di sfiducia nel dicembre 2015. «Mi si dica e mi si dimostri che ho in qualche modo favorito la mia famiglia e non aspetterò nemmeno l’esito del voto», aveva detto allora la Boschi. «Non mi dimetto - ha affermato ieri sera a Otto e mezzo -. Non c’è stato nessun favoritismo. Ho incontrato più volte il presidente della Consob in varie sedi come ho incontrato altri rappresentanti istituzionali: mai e poi mai ho fatto pressioni». Tra questi incontri, ha ribadito, anche Ghizzoni e i suoi successori.

Il presidente uscente della Consob è stato costretto a ritornare più volta sulla vicenda dai parlamentari. Quando è avvenuto l’incontro? «Mi pare aprile 2014», ha chiosato Vegas. In quale contesto? «Il ministro chiese di vedermi, ero a Milano ed è venuta a trovarmi, ci siamo visti a pranzo e poi ha visitato la sede della Consob». E ancora: «Ho avuto un’altra opportunità di parlare con la Boschi di Etruria, quando mi ha detto che il padre sarebbe diventato vicepresidente della banca», nomina avvenuta nel maggio 2014. L’aspetto singolare della vicenda è che Vegas, nel ribadire che non era sua competenza occuparsi di fusioni tra banche, non ha ricordato il fatto che in ballo allora c’era la prospettiva del lancio di un’Opa della Popolare di Vicenza sul capitale di Etruria, sulla quale invece la Consob avrebbe avuto certamente una competenza. È vero o no che lei ha chiesto alla Boschi un incontro fuori dalla Consob?, hanno insistito i parlamentari. «Forse il secondo incontro l’ho chiesto, ma non mi ricordo di aver formulato la richiesta in quei termini - è la risposta -. Ho visto il ministro nella sede del ministero. Abbiamo parlato di cose in generale poi lei mi ha comunicato che il padre sarebbe diventato vicepresidente. Un’altra volta il ministro è venuta a cena a casa mia, ma era un’occasione conviviale». È stato lo stesso Vegas in seguito a precisare di non aver ricevuto «alcuna pressione» sul caso Etruria. Ieri sera la Boschi ha dato la sua versione. «Mettere insieme Vicenza e Arezzo si sarebbe rilevato fallimentare, è vero ho espresso preoccupazioni su quell’operazione. Non ho chiesto nulla che eccedesse il mio ruolo istituzionale». E ancora: «Si, ho incontrato Vegas. Ci sono stati più incontri e il 29 maggio 2014, in una di quelle occasioni, Vegas mi chiese in modo inusuale di incontrarci a casa sua alle 8 di mattina, e io risposi che ci dovevamo vedere al ministero o in Consob, non a casa sua». Dell’incontro di maggio «ho anche l’sms», ha precisato.

Dure le reazioni in particolare dei 5 Stelle. «Noi chiediamo - ha detto il candidato premier Luigi Di Maio - che la Boschi si dimetta - è il Mario Chiesa della seconda Repubblica». «Il sottosegretario a Boschi ha mentito al Parlamento e agli italiani dichiarando più volte di non essersi mai interessata a Etruria. Menzogna, ora si dimetta», ha chiesto Giorgia Meloni (FdI). Sulla stessa linea Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega alla Camera, Nicola Frantoianni segretario di Sinistra Italiana ed esponente di Liberi e Uguali e Roberto Speranza, Mdp. «Non è che c’è stata una mancanza di trasparenza?» si è chiesto Renato Brunetta di Fi. Compatto il Pd a difesa della sottosegretaria. Il capogruppo Ettore Rosato parla di «campagna denigratoria». Per il segretario Renzi il caso Etruria è «un'arma di distrazione massa, in questi anni nelle banche ci sono state ruberie, furti ad ogni livello, ma i media parlano quasi esclusvamente di questo». Gentiloni getta acqua sul fuoco: « Maria Elena ha chiarito» avrebbe commentato il premier, secondo fonti di Palazzo Chigi, parlando ai suoi collaboratori al Consiglio Europeo.

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