Italia

Intercettazioni, più tutela della privacy

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Intercettazioni, più tutela della privacy

  • –Giovanni Negri

Una maggiore tutela della privacy. Senza però compromettere l’utilizzo di uno strumento che era e resta assolutamente fondamentale per le indagini. È su questo doppio binario che si muove la nuova disciplina delle intercettazioni che ieri è stata approvata definitivamente dal Consiglio dei ministri. Un via libera che è però occasione di botta e risposta tra il ministro della Giustizia Andrea Orlando e l’Associazione nazionale magistrati. Così, Orlando, prima spiega che «abbiamo un Paese che utilizza le intercettazioni per contrastare la criminalità e non per alimentare i pettegolezzi o distruggere la reputazione di qualcuno» e poi sottolinea che quella dell’Anm sull’eccessivo potere dato dalla riforma alla polizia giudiziaria «mi pare onestamente una preoccupazione non fondata, anche perché il testo è cambiato nel senso auspicato dall’Anm anche se non esattamente come richiedeva. C’è un’interlocuzione tra pm e polizia giudiziaria per cui alla fine è sempre il pm ad essere il dominus dell’indagine».

Già, perchè l’Anm ha messo nel mirino la riforma soprattutto per, parole del presidente Eugenio Albamonte, «strapotere della polizia giudiziaria nella selezione delle intercettazioni». Infatti, uno dei cardini del decreto legislativo varato ieri prevede il divieto di trascrizione, anche sommaria, delle comunicazioni considerate irrilevanti per le indagini e di quelle che contengono dati personali sensibili; nel verbale dovranno essere indicate solo la data, l’ora e il dispositivo su cui la registrazione è stata effettuata.

In questo modo, però, avverte Albamonte, «senza che venga indicato un minimo di contenuto dell’intercettazione ritenuta irrilevante diventa impossibile un vero controllo da parte del pm». Il pubblico ministero, nella lettura dell’Anm, non potrà duque evitare che avvengano “errori” di trascrizione, come quelli assurti a loro modo alle cronache, non solo giudiziarie, da ultimo nella vicenda Consip (dove il riferimento è al fraintendimento sulle parole dell’ex parlamentare Italo Bocchino su un incontro mai avvenuto tra il padre dell’ex premier Matteo Renzi, Tiziano, e l’imprenditore Alfredo Romeo).

Per l’Anm è uno scivolone che si sarebbe potuto evitare se si fosse voluto restringere l’area dell’irrilevanza, come peraltro era stato chiesto anche dai principali procuratori del Paese, confinando il divieto al solo materiale «manifestamente irrilevante». Richiesta poi tradotta nelle condizioni messe nero su bianco dal parere approvato al Senato, ma non accolta in sede di redazione finale del decreto da parte del ministero.

E per l’Anm, a non funzionare c’è anche la limitazione alle sole inchieste per reati di mafia e terrorismo dell’utilizzo dei virus informatici (o trojan horses).

Tuttavia Orlando rivendica che «ora abbiamo un quadro più chiaro delle procedure mediante le quali vanno tolte dai fascicoli le conversazioni che non hanno rilevanza penale, c'è un procedimento di contraddittorio per definire cosa deve andare e cosa non deve andare nei fascicoli e ci sono una serie di responsabilità in riferimento ai capi degli uffici in ordine alla custodia e alla distruzione di ciò che non è rilevante». Tra l’altro, ricorda il ministro, la riforma agevola le intercettazioni per i reati contro la pubblica amministrazione.

Perplessità però sono avanzate anche dall’avvocatura. Con le Camere penali che lamentano la compressione del diritto di difesa. Non convince i penalisti l’esiguità del tempo a disposizione per l’esame del materiale intercettato. Anche dopo l’ultimo intervento che ha elevato da 5 a 10 giorni il termine, con una proroga sino a 30 giorni nei casi di particolare complessità.

Al di là degli ultimi emendamenti, contesta l’Unione «il vulnus di questa riforma resta: non dare copie agli avvocati di tutto il materiale intercettato». Una ferita tanto più grave, visto che oggi «tanti processi si fanno sulla base delle intercettazioni: migliaia di colloqui captati anche nei procedimenti più banali, con numeri che diventano 10-20 volte maggiori nei casi giudiziari di maggiore importanza. Per questo aver corretto i termini per la consultazione del materiale depositato cambia poco, visto che in procedimenti dove «il 98% per cento del materiale intercettato è irrilevante, non bastano 10 giorni» per trovare invece le conversazioni utili alla difesa. Una ricerca che sarà possibile solo ai grandi studi legali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA