
8/10 BANCHE / Il rischio di politiche solo di breve periodo
Quale sarà il peso del fattore banche nelle prossime elezioni politiche? Dipenderà da un lato da quanto la tossina “populismo bancario” sarà presente nei programmi dei diversi partiti - offerta di populismo - e allo stesso tempo da quanto gli elettori saranno sensibili a tale tossina - domanda di populismo.
Ma perché il populismo è una tossina che può essere trasversalmente presente nei vari partiti? Dal punto di vista dell’analisi economica, le politiche economiche di stampo populista - sia esso di destra o di sinistra - hanno tre tratti in comune: si contrappongono agli interessi delle cosiddette élite; proteggono interessi diffusi con una ottica di breve periodo; trascurando completamente gli effetti negativi di più lungo periodo. Quindi sono inefficienti. Applicando tale definizione al settore bancario, il populismo caratterizza quelle politiche che si indirizzano contro le élite bancarie, incluse le banche centrali, hanno come obiettivo la protezione degli interessi immediati dei depositanti e dei piccoli azionisti, trascurando completamente gli effetti distorsivi che una tutela indiscriminata della stabilità ha in termini di gestione della finanza pubblica, monetizzazione dei deficit pubblici, incentivi a eccessive assunzioni del rischio.
Esempi di populismo bancario si sono già registrati in interventi a commento dei lavori della Commissione Casini sulle banche da parte di politici italiani, non necessariamente appartenenti ai movimenti generalmente individuati come populisti. Nel breve periodo il populismo paga, e ogni politico sotto elezioni tende a essere miope. Se ci sarà offerta di populismo, come sarà recepita dagli elettori? Di solito quello che conta è il grado di istruzione finanziaria dell’elettore medio. In Italia il grado di analfabetismo finanziario è alto, quindi il populismo bancario può trovare terreno fertile.
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