Italia

8/10 BANCHE / Il rischio di politiche solo di breve periodo

  • Abbonati
  • Accedi

    Dieci parole per capire meglio la campagna elettorale

    Sessanta giorni di campagna elettorale. Da oggi, 2 gennaio, alla mezzanotte di venerdì 2 marzo, quando la tregua prima del voto dovrebbe sospendere proclami e promesse. Il decreto di scioglimento delle Camere e il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il richiamo alla necessità di promesse realistiche dei partiti necessarie per arrivare a un voto consapevole, hanno fissato altri due punti fermi.
    Il rischio concreto è, però, che la caccia al consenso passi da un confronto giocato su parole d’ordine confuse, utilizzate con l’unico scopo di recuperare consensi o, peggio, di screditare gli avversari. Sovranismo e populismo, immigrazione e millennials, fake news e povertà, per fare solo alcuni esempi, hanno fatto da giorni ingresso nell’agenda della politica. E non sempre le parole vengono usate con chiarezza e responsabilità.
    Il quadro complessivo non aiuta. Ripresa certa, ma non percepita da tutti. Diffidenza verso il principio di rappresentanza. Fratture generazionali e territoriali. Proposte senza valutazioni effettive sui costi (si veda l’appronfondimento di pagina 3). Difficoltà dei ragazzi del ’99 (1999) a trovare risposte nella politica alle proprie domande. Nuovo sistema elettorale alla prova. Tutte situazioni che potrebbero spingere a un confronto esasperato. Da qui la scelta di affidare ai commentatori del Sole 24 Ore la definizione di dieci temi, dieci parole, destinate a diventare centrali nel dibattito delle prossime settimane. Per evitare la confusione delle lingue e dare una mano a chi, per deliberare, vuole davvero conoscere. (j.m.d.)

    8/10 BANCHE / Il rischio di politiche solo di breve periodo

    Quale sarà il peso del fattore banche nelle prossime elezioni politiche? Dipenderà da un lato da quanto la tossina “populismo bancario” sarà presente nei programmi dei diversi partiti - offerta di populismo - e allo stesso tempo da quanto gli elettori saranno sensibili a tale tossina - domanda di populismo.

    Ma perché il populismo è una tossina che può essere trasversalmente presente nei vari partiti? Dal punto di vista dell’analisi economica, le politiche economiche di stampo populista - sia esso di destra o di sinistra - hanno tre tratti in comune: si contrappongono agli interessi delle cosiddette élite; proteggono interessi diffusi con una ottica di breve periodo; trascurando completamente gli effetti negativi di più lungo periodo. Quindi sono inefficienti. Applicando tale definizione al settore bancario, il populismo caratterizza quelle politiche che si indirizzano contro le élite bancarie, incluse le banche centrali, hanno come obiettivo la protezione degli interessi immediati dei depositanti e dei piccoli azionisti, trascurando completamente gli effetti distorsivi che una tutela indiscriminata della stabilità ha in termini di gestione della finanza pubblica, monetizzazione dei deficit pubblici, incentivi a eccessive assunzioni del rischio.

    Esempi di populismo bancario si sono già registrati in interventi a commento dei lavori della Commissione Casini sulle banche da parte di politici italiani, non necessariamente appartenenti ai movimenti generalmente individuati come populisti. Nel breve periodo il populismo paga, e ogni politico sotto elezioni tende a essere miope. Se ci sarà offerta di populismo, come sarà recepita dagli elettori? Di solito quello che conta è il grado di istruzione finanziaria dell’elettore medio. In Italia il grado di analfabetismo finanziario è alto, quindi il populismo bancario può trovare terreno fertile.

    © Riproduzione riservata