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3/10 IMMIGRAZIONE / La sfida di integrare i popoli in movimento

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    Dieci parole per capire meglio la campagna elettorale

    Sessanta giorni di campagna elettorale. Da oggi, 2 gennaio, alla mezzanotte di venerdì 2 marzo, quando la tregua prima del voto dovrebbe sospendere proclami e promesse. Il decreto di scioglimento delle Camere e il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il richiamo alla necessità di promesse realistiche dei partiti necessarie per arrivare a un voto consapevole, hanno fissato altri due punti fermi.
    Il rischio concreto è, però, che la caccia al consenso passi da un confronto giocato su parole d’ordine confuse, utilizzate con l’unico scopo di recuperare consensi o, peggio, di screditare gli avversari. Sovranismo e populismo, immigrazione e millennials, fake news e povertà, per fare solo alcuni esempi, hanno fatto da giorni ingresso nell’agenda della politica. E non sempre le parole vengono usate con chiarezza e responsabilità.
    Il quadro complessivo non aiuta. Ripresa certa, ma non percepita da tutti. Diffidenza verso il principio di rappresentanza. Fratture generazionali e territoriali. Proposte senza valutazioni effettive sui costi (si veda l’appronfondimento di pagina 3). Difficoltà dei ragazzi del ’99 (1999) a trovare risposte nella politica alle proprie domande. Nuovo sistema elettorale alla prova. Tutte situazioni che potrebbero spingere a un confronto esasperato. Da qui la scelta di affidare ai commentatori del Sole 24 Ore la definizione di dieci temi, dieci parole, destinate a diventare centrali nel dibattito delle prossime settimane. Per evitare la confusione delle lingue e dare una mano a chi, per deliberare, vuole davvero conoscere. (j.m.d.)

    3/10 IMMIGRAZIONE / La sfida di integrare i popoli in movimento

    La presenza straniera in Italia è ormai una realtà che riguarda 6 milioni di persone e che ha via via subito profonde trasformazioni, rispetto alla composizione e alla caratterizzazione dei flussi. Mentre in passato si trattava per lo più di lavoratori, attratti da un Paese che offriva opportunità di guadagno a una mano d’opera conveniente e flessibile, nell’ultimo decennio si è avuto sempre più a che fare con veri e propri movimenti di “popolazione”; alimentati sia dai crescenti ricongiungimenti familiari, sia da processi di costituzione e di sviluppo dei nuclei familiari stranieri, spesso arricchiti da seconde generazioni nate in Italia.

    Tutto ciò ha profondamente modificato le problematiche di governo del fenomeno migratorio. Se negli anni ’90 e sino agli inizi del nuovo secolo la regolarità e la stabilità del soggiorno erano elementi prioritari, oggi – con circa il 60% dei residenti con un permesso di lungo periodo e con un’irregolarità relativamente bassa (8%) – il tema centrale è quello dell’integrazione e della valorizzazione della componente immigrata entro la società ospite. In tal senso l’acquisto della cittadinanza va inteso come un traguardo– raggiunto lo scorso anno da 200mila persone di cui il 40% minorenni – che segna il completamento di un progetto di vita (individuale e familiare). Lo si potrà certo rendere più agevole, nei termini e negli adempimenti burocratici, ma dovrà sempre essere il frutto di una scelta matura, libera e pienamente consapevole.

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