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7/10 WEB E FAKE NEWS / La grande tentazione di adeguare la realtà

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    Dieci parole per capire meglio la campagna elettorale

    Sessanta giorni di campagna elettorale. Da oggi, 2 gennaio, alla mezzanotte di venerdì 2 marzo, quando la tregua prima del voto dovrebbe sospendere proclami e promesse. Il decreto di scioglimento delle Camere e il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il richiamo alla necessità di promesse realistiche dei partiti necessarie per arrivare a un voto consapevole, hanno fissato altri due punti fermi.
    Il rischio concreto è, però, che la caccia al consenso passi da un confronto giocato su parole d’ordine confuse, utilizzate con l’unico scopo di recuperare consensi o, peggio, di screditare gli avversari. Sovranismo e populismo, immigrazione e millennials, fake news e povertà, per fare solo alcuni esempi, hanno fatto da giorni ingresso nell’agenda della politica. E non sempre le parole vengono usate con chiarezza e responsabilità.
    Il quadro complessivo non aiuta. Ripresa certa, ma non percepita da tutti. Diffidenza verso il principio di rappresentanza. Fratture generazionali e territoriali. Proposte senza valutazioni effettive sui costi (si veda l’appronfondimento di pagina 3). Difficoltà dei ragazzi del ’99 (1999) a trovare risposte nella politica alle proprie domande. Nuovo sistema elettorale alla prova. Tutte situazioni che potrebbero spingere a un confronto esasperato. Da qui la scelta di affidare ai commentatori del Sole 24 Ore la definizione di dieci temi, dieci parole, destinate a diventare centrali nel dibattito delle prossime settimane. Per evitare la confusione delle lingue e dare una mano a chi, per deliberare, vuole davvero conoscere. (j.m.d.)

    7/10 WEB E FAKE NEWS / La grande tentazione di adeguare la realtà

    La democrazia non è il sistema nel quale il popolo vota per eleggere i suoi rappresentanti: è il sistema nel quale i cittadini informati partecipano alla politica nei modi previsti dalla Costituzione. Se non sono informati, i cittadini non possono compiere scelte consapevoli e, di fatto, non vivono la democrazia. È chiaro che se i cittadini usano prevalentemente mezzi di comunicazione che non sono fatti per distinguere le informazioni documentate da quelle approssimative o inventate è probabile che non sappiano come stanno le cose: sicché le loro scelte rischiano di essere definite più dalla propaganda che dai loro interessi. Dopo le “fake news” che hanno influenzato il referendum sulla Brexit e le elezioni presidenziali americane, le democrazie occidentali si sono accorte che i sistemi mediatici più utilizzati sono meno che perfetti.

    Facebook ha deciso di impegnarsi per ridurre il fenomeno delle fake news. Google ha adottato contromisure. Qualche politico è tentato di proporre leggi per bloccare le notizie false in rete col rischio di peggiorare la situazione. Le prossime elezioni italiane saranno una nuova prova per il sistema dei media. E in questo contesto è possibile che gli incentivi a dire la verità agli elettori restino per i politici meno convincenti di quelli che li spingono a dare agli elettori le parole che desiderano.

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