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Polonia, la carta dell’euro per rompere l’isolamento

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rimpasto di governo a varsavia

Polonia, la carta dell’euro per rompere l’isolamento

Il premier polacco Mateusz Morawiecki ieri a Bruxelles per incontrare il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker
Il premier polacco Mateusz Morawiecki ieri a Bruxelles per incontrare il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker

«L’euro per la Polonia di oggi, con questa destra nazionalista al governo, può sembrare una provocazione. Ma noi ci siamo rivolti al nuovo premier Morawiecki con una proposta seria, basata su elementi oggettivi oltre che sul timore che l’attuale maggioranza di governo possa allontanarci sempre più dall’Occidente e farci cadere, nello scenario peggiore, sotto l’influenza politica ed economica della Russia. Il nostro è un contributo, non una provocazione: attendiamo con fiducia». Witold Orlowski, influente economista e chief economic advisor di PwC in Polonia, ha firmato assieme ad altri economisti polacchi una lettera diretta al capo del governo polacco perché Varsavia riprenda i preparativi per l’adesione alla moneta unica. «Tornare a mettere l’euro tra i nostri obiettivi, può aiutarci - dice - a uscire dall’angolo, può consentire al nostro Paese di avviare una nuova stagione di collaborazione con l’Unione europea. Non sarà domani, ci vorranno anni, ma per la Polonia è fondamentale scegliere di muoversi verso l’Eurozona».

E mentre Orlowski, alla guida della sua auto tra le strade di Varsavia, accostava per continuare a parlare al cellulare, dal governo polacco arrivava già una mezza risposta all’appello pubblicato, qualche giorno fa, su Rzeczpospolita, quotidiano economico conservatore-liberale. Nessuna novità sull’euro, ma un’apertura verso Bruxelles, forse sì. Il premier Morawiecki, prima di partire per Bruxelles, ieri mattina, ha infatti silurato alcuni tra i ministri più euro-scettici, sostituendoli con ministri di sua fiducia, meno legati a Legge e Giustizia e di profilo più internazionale. Nel rimpasto, Morawiecki, premier da un mese (dopo essere stato banchiere di successo e ministro delle Finanze), ha sostituito anche il ministro dell’Ambiente, quello della Difesa e soprattutto il ministro degli Esteri nominando Jacek Czaputowicz al posto di Witold Waszczykowski.

«I nuovi ministri sono qui per contribuire allo sviluppo della Polonia dentro un’Unione europea solida, formata da nazioni sovrane», ha detto il premier polacco. Ha conservato, almeno per ora, la guida del ministero della Giustizia, Zbigniew Ziobro, che ha gestito la stesura e i passaggi parlamentari della riforma del sistema giudiziario: un insieme di leggi controverse che sottomettendo la magistratura al controllo del governo ha costretto l’Unione europea ad avviare, per la prima volta, una procedura per la violazione dello Stato di diritto. Molti osservatori, proprio guardando alla conferma di Ziobro, restano dubbiosi di fronte alle nuove nomine che servirebbero a prendere tempo e a mascherare le reali strategie di Jaroslaw Kaczynski, il capo indiscusso della politica polacca che domina da segretario di Legge e Giustizia, il partito della destra ultraconservatrice tornato al potere a fine 2015.

Nell’incontro di ieri sera a Bruxelles, Morawiecki ha tentato comunque di rassicurare il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, sul rispetto dei principi democratici nel Paese, al fine di attenuare il malumore dei Paesi occidentali ed evitare ulteriori azioni della Ue. Ma per Varsavia la preoccupazione maggiore che viene da Bruxelles riguarda i negoziati sul budget europeo a partire dal 2021: la Polonia, primo beneficiario negli ultimi sette anni, rischia una riduzione pesante dei fondi.

«La decisione di riprendere il percorso verso l’euro non c’entra con la battaglia sul budget della Ue. Ma ha molto a che fare con la posizione marginale che oggi la Polonia ha a Bruxelles. E per questo sono molto preoccupato», spiega Orlowski. Secondo l’economista polacco, l’Eurozona, sotto la spinta della Francia di Macron e della Germania diventerà sempre più il cuore del progetto europeo e la Polonia dovrebbe farne parte: «La geopolitica - afferma - ci condanna e ci mostra che, nel peggiore degli scenari, se non sceglieremo di stare dentro all’Europa, sarà difficile per noi resistere all’influenza della Russia».

«Non diciamo che si deve aderire all’euro subito. Sappiamo bene che stiamo parlando di un processo di anni. Ma quello che chiediamo - dice ancora Orlowski - è un segno di cambiamento, un inizio, l’avvio dei preparativi per un futuro ingresso nella moneta unica. Con Morawiecki abbiamo un capo del governo molto più qualificato e ragionevole rispetto al recente passato. La premier precedente Beata Szydlo, faceva rimuovere la bandiera europea e durante le sue conferenze stampa voleva solo la bandiera polacca: ecco, chiediamo che dal governo non vengano più messaggi come questo contro l’Europa».

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