I 450 militari italiani che saranno impiegati quest’anno in Niger per contrastare il traffico di esseri umani andranno a operare in un paese che fonda la sua economia sui proventi della tratta dei migranti. Le oscillazioni del prezzo dell’uranio, all’indomani dell’incidente di Fukushima, hanno portato alla chiusura di alcune miniere e privato di un impiego molti giovani che prima avevano in questa attività una fonte di reddito. Secondo l’ultimo report del Fondo Monetario Internazionale, tuttavia, l’economia del Niger dovrebbe crescere del 5,2 per cento nel 2018, trainata soprattutto dai settori degli idrocarburi e dei servizi. Il sottosuolo del paese è infatti ricco di petrolio, gas naturale, ma anche di oro e diamanti. Il Niger riceve circa 190 milioni dal Fondo fiduciario per lo sviluppo dell’Africa. Tutti elementi che, se sommati, delineano un potenziale di crescita dell’economia locale.
Fondi Ue in cambio di controlli sui flussi di migranti
Il potenziale, almeno sulla carta, c’è. L’Italia lo ha intuito e, accanto o in parallelo all’impegno militare sul piano della sicurezza, studia l’economia del paese del Sahel. A febbraio ha aperto una rappresentanza diplomatica a Niamey, la capitale nigerina. Nel 2017 l’Agenzia di cooperazione allo sviluppo ha promosso progetti di sostegno alle piccole attività imprenditoriali e a sostegno della sicurezza alimentare.
Nei primi 9 mesi del 2017 export italiano in crescita
Le esportazioni italiane verso il Niger sono ammontate nel 2017 (dati Istat da gennaio a settembre) a 11,25 milioni di euro, con una variazione del +5,1% rispetto al 2016, anno in cui l’Italia ha esportato in Niger per una cifra totale di 10,71 milioni di euro. Le importazioni italiane dal Niger sono state invece pari a zero in entrambi gli anni. Il saldo commerciale col Niger è pertanto totalmente a favore dell’Italia. Per quanto riguarda i principali prodotti italiani esportati, gli articoli di abbigliamento occupano il primo posto (20,2% sull’export complessivo), seguiti dalle macchine per impieghi speciali (15,3), altri prodotti in metallo (11,9) e articoli in materie plastiche (8,8% dell’export complessivo).
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