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Il governo del presidente fuori dai piani del Quirinale

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Il governo del presidente fuori dai piani del Quirinale

Aveva detto che la «pagina bianca» delle elezioni la scriveranno il 4 marzo prima gli elettori, poi i partiti e infine il Parlamento. E lo aveva fatto non solo nel messaggio di fine anno ma ancora due giorni fa, in un’intervista a Famiglia Cristiana. Passaggi molto chiari in cui Sergio Mattarella aveva disegnato quello che sarà il suo criterio istituzionale a partire dal 5 marzo. E cioè che i governi nascono in Parlamento, non al Quirinale. E che sono le Camere a votare la fiducia, non il capo dello Stato. Il fatto che venga rilanciata l’ipotesi di un Governo del Presidente - come ha fatto ieri Massimo D’Alema - è apparsa singolare dalle parti del Colle, a maggior ragione perché erano così recenti - e inequivocabili - le parole che aveva appena pronunciato. E quindi immaginare un Esecutivo di larghe (o larghissime) intese - dalla sinistra fino a Berlusconi - che i partiti da soli non avrebbero la forza di presentare ma con la massima “copertura” istituzionale, appare fuori dai piani del Quirinale. Per le ragioni già dette: che Mattarella vede una piena responsabilità delle forze politiche nella formazione di una maggioranza e non prevede di sostituirsi a loro. Del resto, non è passato molto tempo dal Governo Monti che pure nacque sotto l’ombrello del presidente Napolitano. Bene, in quasi due anni i partiti si strinsero in una larga coalizione per far fronte a un’emergenza, votarono le leggi Fornero, Severino, perfino il pareggio di bilancio salvo poi rinnegare tutto già in campagna elettorale.

Il 4 marzo, invece, non ci sarà la possibilità di evadere dalle loro responsabilità e dunque se larghe intese saranno ci dovrà essere una chiara investitura politica, su Gentiloni (votato con una nuova fiducia) o su un altro premier. In ogni caso il capo dello Stato aiuterà una soluzione per la stabilità, anche perché è improbabile che possa sciogliere le Camere prima dell’estate e riportare gli italiani al voto nel giro di pochi mesi. Comunque, il primo atto che farà da spartiacque nel post-voto, sarà l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Quella prima maggioranza che si formerà per eleggere le nuove cariche dello Stato, sarà l’indicazione utile per Sergio Mattarella da cui partire e gestire le consultazioni.

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