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Nodo costi per la Cig, ora più politiche attive

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L'Analisi|i dati inps

Nodo costi per la Cig, ora più politiche attive

Il 2017 si chiude con poco più di 351 milioni di ore di cassa integrazione richieste dalle imprese. Rispetto a un anno prima si registra un crollo del 39,9 per cento. Il calo a doppia cifra interessa un po' tutti i settori economici, industria -39,73%, commercio -34,13%, edilizia 30,05%; e tutte e tre le tipologie di ammortizzatore: significativa la riduzione del 43,18% delle ore autorizzate di cassa integrazione straordinaria (utilizzata per le crisi più complesse). Continuano invece a mantenersi sostenute le domande di Naspi (la mobilità è sostanzialmente uscita di scena): a novembre 2017 sono state inoltrate 209.325 istanze di disoccupazione, più 3,6% rispetto alle 201.977 richieste effettuate a novembre 2016.

La lettura di questi dati amministrativi diffusi oggi dall'Inps evidenzia, certamente, dei segnali di miglioramento del mercato del lavoro: un po' di ripresa c'è, soprattutto nel Nord-Est e Nord-Ovest; e il tiraggio della cassa, vale a dire l'utilizzo effettivo del sussidio, nei primi 10 mesi del 201, si attesta al 33,60% (nello stesso periodo 2016 si viaggiava al 43,71%, nel 2015, al 53,08 per cento).
Se ci sono però crisi che si stanno risolvendo, c'è anche un'altra faccia della medaglia: le nuove e più stringenti regole introdotte dal Jobs act e che, nei fatti, hanno ridotto la durata massima della Cig (24 mesi nel quinquennio mobile, elevabili in casi particolare a 36 mesi) e, soprattutto, l'hanno resa più costosa per gli imprenditori che la utilizzano. Ebbene, sul crollo delle ore autorizzate dall'Inps, è molto probabile che pesino pure questi "disincentivi" normativi. Non a caso, la legge di Bilancio 2018 ha introdotto alcune deroghe al nuovo assetto degli ammortizzatori sociali, consentendo, quest'anno, di poter prorogare fino a 12 mesi la Cigs per crisi complesse o se si coinvolgono aziende di rilevanza nazionale.

Insomma, il mercato del lavoro è in una fase delicata, e strettamente legata al ciclo economico-produttivo. Quello che manca è il completamento del Jobs act: vale a dire il decollo delle politiche attive per dotare il nostro paese di un sistema coerente di ammortizzatori e formazione che tuteli le aziende (costi e tempi certi) e al tempo stesso favorisca la ricollocazione del lavoratore (che altrimenti rischia l'esubero). Su questo fronte, le parti sociali avevano visto lungo, stilando un documento comune già a settembre 2016. Che il governo, però, finora, ha attuato solo in parte.

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