Italia

Se il voto dipende dagli astensionisti «intermittenti»

  • Abbonati
  • Accedi
politica in numeri

Se il voto dipende dagli astensionisti «intermittenti»

Il 24-25 Febbraio 2013 per il rinnovo della Camera dei Deputati ha votato il 75,2% degli elettori italiani. Cinque anni prima la percentuale era stata l' 80,5. Nel 1994, agli albori della Seconda Repubblica, fu l' 86,1. In venti anni l'astensionismo è cresciuto di circa undici punti percentuali. Particolarmente significativo è stato l'incremento tra le ultime elezioni e quelle del 2008. Cinque punti in cinque anni sono effettivamente tanti. Come andrà il prossimo 4 Marzo ?

AFFLUENZA ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA...
Dati in percentuale. (Fonte: cise.luiss.it)

Dando retta alla tendenza di questi ultimi decenni si dovrebbe assistere a una ulteriore diminuzione della partecipazione elettorale. C'è chi parla addirittura di una affluenza non superiore al 70%. Eppure se anche fosse, l'Italia non si differenzierebbe molto dalle altre grandi democrazie dell'Europa Occidentale. Tra il 2016 e il 2017 si è votato in Spagna, Francia, Gran Bretagna e Germania. Il livello di partecipazione è variato tra il 68,9 % della Gran Bretagna e il 76,2% della Germania.

...NEL REGNO UNITO
Dati in percentuale. (Fonte: cise.luiss.it)

L'Italia sembra essere diventata più simile alle altre democrazie europee. In Germania l'affluenza è scesa sotto il 90% già alla fine degli anni settanta e sotto l' 80% dalla fine degli anni ottanta (con una unica eccezione nel 1998). In Gran Bretagna non è mai stata sopra il 90%, mai sopra l'80% dal 1951 e stabilmente sotto il 70% a partire dal 2001. In Francia , come in Gran Bretagna e Spagna, la partecipazione nelle elezioni presidenziali non è mai arrivata al 90% e si è attestata intorno all' 80% per lungo tempo per calare nettamente nel 2017. In Spagna la percentuale dei votanti ha oscillato tra il 70 e l'80% e non ha mai superato questa ultima soglia. Da noi invece ha votato stabilmente il 90% degli elettori fino al 1979 e dopo quelle elezioni l'affluenza non è mai scesa sotto l'80% fino al 2013.

...IN ITALIA
Dati in percentuale. (Fonte: cise.luiss.it)

Per spiegare perché negli ultimi anni l'astensionismo nel nostro paese stia crescendo occorre capire perché l'Italia abbia rappresentato a lungo una ‘anomalia' nel quadro delle grandi democrazie europee. In altre parole la prospettiva corretta di analisi deve partire dalla considerazione che la partecipazione elettorale in Italia è stata straordinariamente elevata. Questo è il vero fenomeno da spiegare.

...IN SPAGNA
Dati in percentuale. (Fonte: cise.luiss.it)

Il voto è un atto ‘irrazionale'. Per il singolo elettore il costo dell'andare a votare –la fatica di recarsi al seggio, la rinuncia a fare qualunque altra cosa- non è assolutamente ripagato dai benefici che ne ricava, cioè l'influenza sull'esito del voto. In altre parole il rapporto costi-benefici è totalmente squilibrato. Gli elettori italiani sono oltre 47 milioni, i votanti oltre 35. Anche ragionando in termini di circoscrizioni e collegi l'utilità associata al singolo voto è infinitesimale. Il singolo voto non sposta nulla. Quindi la domanda da farsi non è perché masse di individui non vanno a votare, ma perché lo fanno.

...IN FRANCIA, LEGISLATIVE SECONDO TURNO
Dati in percentuale. (Fonte: cise.luiss.it)

In primo luogo si vota perché non si ragiona in termini economici. Il voto viene sentito come un dovere civico. La democrazia non funziona o funziona male senza che io vada a votare. Il dovere prescinde dal calcolo costi-benefici. Si va a votare perché si sente la responsabilità morale, oltre che politica, di farlo. La logica del voto come dovere civico in molti paesi viene spinta fino al punto da rendere il voto obbligatorio. E' così, per esempio, in Australia, Belgio, Brasile. Da noi per molti anni il voto era considerato un obbligo e il non votare comportava delle sanzioni. Per blande che fossero l'idea che il voto fosse un dovere ha portato a votare tanta gente che non lo avrebbe fatto e ha instaurato così una abitudine al voto che è rimasta nel tempo e che si è trasmessa in famiglia di generazione in generazione.

...IN FRANCIA PRESIDENZIALI SECONDO TURNO
Dati in percentuale. (Fonte: cise.luiss.it)

In Italia a questo fattore se ne è aggiunto un altro, ancora più importante: il partito. Gli anni in cui il 90 % degli italiani andava a votare sono gli anni dei partiti forti, partiti radicati sul territorio, dotati di organizzazioni capaci di mobilitare masse di individui. Più precisamente partiti capaci di coordinare milioni di voti grazie da una parte a quel fantastico meccanismo cognitivo che erano le ideologie e dall'altra alla disponibilità di risorse clientelari di vario genere. Ideologie collettive e benefici individuali hanno cambiato il calcolo costi-benefici del singolo elettore. La mobilitazione di massa su base ideologica e la mobilitazione individualistica su base clientelare hanno portato milioni di individui a considerare il voto non solo un dovere civico ma un comportamento utile, mirato alla acquisizione di un bene pubblico o di un beneficio individuale. Il voto di preferenza, soprattutto ma non solo, nelle regioni meridionali ha fatto il resto.

Poi le cose sono cambiate. E' cresciuta drammaticamente la sfiducia nei partiti cui ha contribuito moltissimo la vicenda di tangentopoli e la percezione che la corruzione sia ancora oggi molto diffusa. Sono declinate quelle ideologie che servivano a coordinare il comportamento di milioni di individui. Non ci sono più partiti capaci di portare gli elettori alle urne. Ci sono invece il debito pubblico e l'Europa che restringono il campo di azione dei governi. La minore sovranità degli stati aiuta a diffondere la sindrome del ‘tanto non cambia nulla' e con essa la sensazione della inutilità del proprio voto. Allo stesso tempo però è cambiato anche il rapporto tra l'elettore e il voto. E sono cambiati anche i fattori che spiegano la decisione di votare o meno.

Oggi, per esempio, contano molto la percezione della importanza della posta in gioco e la personalità dei candidati. Perché in Francia al secondo turno delle presidenziali ha votato il 74% degli elettori mentre al secondo turno delle legislative solo il 42% ? Perché nelle ultime elezioni regionali in Emilia-Romagna poco più del 30% degli elettori si è recato alle urne ? In sintesi, gli elettori oggi differenziano molto di più il loro comportamento di voto rispetto ai contesti. E così, accanto a un astensionismo strutturale legato anche ai cambiamenti demografici, cresce un astensionismo intermittente che rende il fenomeno del voto più instabile e meno prevedibile, ma anche reversibile. In Gran Bretagna e in Germania negli ultimi anni l'astensionismo è diminuito. Non è detto che non possa accadere anche da noi in futuro. Certamente sarà così in Emilia-Romagna. E' facile profezia prevedere che alle prossime politiche qui non sarà solo il 30 % degli elettori a votare.

In conclusione, quanti elettori andranno a votare il 4 Marzo ? E' impossibile fare oggi una stima attendibile. L'ipotesi più gettonata è che disaffezione e sfiducia spingano tanti elettori a restare a casa. Ma non è scontato. E' altrettanto plausibile l'ipotesi che gli stessi fattori spingano la gente a votare se trovano partitI che ne rappresentIno gli umori. Da questo punto di vista non c'è dubbio che la presenza nella competizione del M5s sia un fattore importante di mobilitazione di un segmento dell'elettorato, soprattutto giovanile. Inoltre la campagna elettorale è appena iniziata e può fare la differenza. I candidati nei collegi uninominali, che ancora non conosciamo, possono fare anche loro la differenza. Eventi drammatici tra oggi e il 4 Marzo possono fare la differenza.

Quello che è certo è che il tasso di affluenza alle urne farà la differenza in termini di esito del voto. Sappiamo con relativa certezza che il 20% circa degli elettori non andrà a votare. Non sappiamo quanti tra quel 10-15% che oggi si dichiarano indecisi decideranno all'ultimo momento di recarsi alle urne. Né sappiamo per chi voteranno. Si tratta di 3-4 milioni di elettori. Alla fine potrebbero essere loro a decidere la partita. Ma non lo sanno.

© Riproduzione riservata