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Cei: «Immorale fare promesse elettorali impossibili da mantenere»

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verso il voto del 4 marzo

Cei: «Immorale fare promesse elettorali impossibili da mantenere»

«La campagna elettorale sta rendendo serrato il dibattito, ma non si può comunque scordare quanto rimanga immorale lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere. Altrettanto immorale è speculare sulle paure della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti».
È l’appello lanciato dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nella prolusione alla sessione invernale del Consiglio permanente della Conferenza riunito per tre giorni a Roma. Il discorso del presidente dei vescovi italiani ricorda le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, volto «a superare ogni motivo di sfiducia e di disaffezione per partecipare alle urne con senso di responsabilità nei confronti della comunità nazionale».

Ma un tema deve essere chiaro: «La Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico (…) Come ha detto Papa Francesco dialogare non è negoziare. Negoziare, infatti, consiste soltanto nel cercare di ricavare la propria “fetta” della torta comune. Ma non è questo, ovviamente, ciò che intendiamo. Dialogare significa, invece, cercare il bene comune per tutti». La Cei rivolge «a tutti i candidati un invito a riflettere sulla natura della vocazione politica. Perché di questo si tratta: una vocazione, una missione e non un trampolino di lancio verso il potere. Come ha scritto Francesco, «la politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune».

Appello ai politici cattolici: abbiate cura dei poveri
Un altro tema centrale è la ricerca del bene comune. «Non a parole ma con i fatti. Per il futuro del Paese e dell'intera sua popolazione - dice Bassetti - a Nord a Sud, occorre mettere da parte le vecchie pastoie ideologiche del Novecento e abitare questo tempo con occhi sapienti e nuovi propositi di ricostruzione del tessuto sociale ed economico dell’Italia. In questa grande opera, è auspicabile l'impegno di tutte le persone di buona volontà, chiamate a superare le pur giustificate differenze ideologiche per raggiungere una reale collaborazione nel servizio del bene comune. E, se posso indicare un ambito privilegiato su cui impegnarsi, raccomando la scuola, dove si gioca la partita decisiva del percorso formativo dei nostri ragazzi. Di questa scuola sono parte integrante e qualificata le scuole pubbliche paritarie, ancora in attesa dell'adempimento di promesse relative a sostegni doverosi, da cui dipende la loro stessa sopravvivenza».

Infine Bassetti rivolge tre indicazioni ai cattolici in politica. «La prima: vivete la politica con gratuità e spirito di servizio. Testimoniate questa gratuità con gesti concreti e con una vita politica degna della vostra missione, ricordando che i cristiani di ogni tempo «vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo». La seconda: «Guardate al passato per costruire il futuro. Guardate ad una stagione alta e nobile del cattolicesimo politico italiano. Prendete come esempi uomini e donne di diverso schieramento politico che, nella storia della Repubblica, hanno saputo indicare percorsi concreti e interventi mirati per affrontare le questioni e i problemi della nostra gente». La terza: «Abbiate cura, senza intermittenza, dei poveri e della difesa della vita. Sono due temi speculari, due facce della stessa medaglia, due campi complementari e non scindibili. Non è in alcun modo giustificabile chiudere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il tutto. Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una schiava della prostituzione hanno la stessa necessità di essere difesi nella loro incalpestabile dignità personale. E di essere liberati dalla schiavitù del commercio del corpo umano, dall'affermazione di una tecnoscienza pervasiva e dalla diffusione di una mentalità nichilista e consumista».

Questo anche in riferimento alla recente legislazione sul fine vita: «Ci preoccupa la salvaguardia della speciale relazione tra paziente e medico, la giusta proporzionalità delle cure – che non deve mai dar luogo alla cultura dello scarto –, la possibilità di salvaguardare l'obiezione di coscienza del singolo medico e di evitare il rischio di «aziendalismo» per gli ospedali cattolici.

Sui migranti reagire alla «cultura della paura»
Un altro argomento affrontato da Bassetti è quello delle migrazioni internazionali. «Un tema complesso e cruciale, la cui discussione pubblica, però, è troppo spesso influenzata da equivoci, incomprensioni e contese politiche. (…) Bisogna reagire a una «cultura della paura» che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente. Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese. Avere dubbi e timori non è un peccato, ha affermato Papa Francesco nella Giornata del migrante. Tuttavia, il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte».

Il lavoro, un’emergenza sociale
Poi il tema del lavoro «una vera emergenza sociale. Un'emergenza resa ancora più impellente dai dati relativi alla disoccupazione giovanile: sono troppi i nostri ragazzi che vengono ingiustamente mortificati nel loro talento e duramente provati nelle loro aspettative di vita, costringendoli spesso ad un'amara e dolorosa emigrazione. È un grido di dolore e di aiuto quello che viene dai nostri giovani». Un dato che inquieta – sottolinea Bassetti - è quello relativo alla condizione di povertà assoluta delle famiglie – si parla di oltre un milione e mezzo – con un aumento di ben il 97% rispetto a dieci anni fa. «Se si fermano le famiglie, si ferma il motore sociale del Paese. Smette di battere il cuore della società. È necessario ripeterlo con forza: è urgente e doveroso aiutare, curare e sostenere, in ogni modo possibile, le famiglie italiane. Perché nelle famiglie risiede la struttura portante della nostra società e si pongono le basi del futuro. Da questo punto di vista, fa ben sperare l'ampia condivisione che il Patto per la natalità, presentato la scorsa settimana dal Forum delle Associazioni Familiari, ha raccolto tra tutti gli esponenti di partito: chiediamo che alle dichiarazioni compiaciute segua la volontà concreta di porre le politiche familiari come priorità all'interno dei vari programmi in vista delle elezioni».

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