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Contro il cyberbullismo lezioni di Web fin dalla scuola primaria

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la psicologa: millennials analfabeti emotivi

Contro il cyberbullismo lezioni di Web fin dalla scuola primaria

Formare i ragazzi a un uso consapevole e responsabile di Internet a partire dal primo anno della scuola primaria fino all'ultimo della superiore. Per aiutarli a comprendere i rischi del bullismo in rete e a distinguere le "fake news" da ciò che è autentico. È uno degli approcci più efficaci contro la violenza e le molestie in rete secondo Anna Maria Giannini, docente di Psicologia all'università Sapienza di Roma e autrice di una ricerca sul cyberbullismo tra i 14-19enni italiani realizzata con la Polizia Postale e con il Moige. «I ragazzi non si rendono conto dell'azione devastante delle molestie online» spiega Giannini, che all'indomani del Safer Internet Day celebrato ieri in tutto il mondo, traccia anche una sorta di "decalogo" anti cyberbullismo rivolto ai giovani, alle famiglie e agli insegnanti.

Violenza sui social? In certi casi è «giustificabile»
La ricerca, svolta su una campione di oltre 1.300 adolescenti in 18 città italiane, svela che più del 93,5% dei ragazzi possiede uno smartphone, con il quale condivide soprattutto video e messaggi, nella maggior parte dei casi sui social (Facebook, Twitter e Instagram). Messi di fronte alla storia (autentica, fornita dalla giustizia minorile) di una 16enne che - scoperto il tradimento del suo fidanzato - ha creato un profilo falso sui social per inviare minacce e insulti al ragazzo e ai suoi amici, i giovani intervistati ritengono «giustificabile» il comportamento della ragazza tradita e più del 16% pensa che la vittima farebbe bene a vendicarsi. «I giovani intervistati - spiega la professoressa Giannini - evidenziano un meccanismo di funzionamento a "doppio sistema": conoscono le regole, conoscono le "tecnicalità" , ma usano un "meccanismo giustificatorio" quando la deriva comportamentale li tocca da vicino».

QUANTO UTILIZZI I SOCIAL NETWORK NEL CORSO DI UNA GIORNATA?
In percentuale. (La Sapienza - Moige)

Millennials analfabeti emotivi
Secondo la psicologa, lo smartphone (così come lo schermo di un computer) viene vissuto dai ragazzi come un vero e proprio diaframma tra la realtà vissuta e quella virtuale, un velo che «abbassa l'empatia con la vittima, della quale non riconoscono il dolore» dice Giannini, e questo «aumenta il processo di deumanizzazione, il disimpegno morale». Ragazzi molto esperti dal punto di vista strettamente tecnico, dunque, ma «analfabeti emotivi della rete - aggiunge la professoressa - e ignari delle regole, visto che nella maggior parte dei casi pensano che il materiale messo on line venga visto solo da poche persone».

Lotta al bullismo online: le istruzioni
Per prevenire e combattere il cyberbullismo è essenziale la formazione all'uso della Rete sin dalle elementari, come si è detto, ma anche «l'alfabetizzazione emotiva per i ragazzi, che - spiega Giannini - debbono sapersi mettere nei panni degli altri, capire cosa provano e dare valore alle proprie azioni, comprese le parole». Ai genitori, poi, Giannini raccomanda «una maggiore presenza nella vita dei figli, non tanto come controllori di quello che fanno sul Web, ma piuttosto un dialogo costante per diventare punto di riferimento in caso di bisogno». Ma anche «attenzione a ogni variazione significativa nel comportamento dei ragazzi, che è spesso il segnale di allarme di qualcosa che non va». Non ultimo, infine, per tutti raccomanda il capovolgimento della rappresentazione del "bullo", che non è forte come vuole apparire, ma in realtà «è fragile e vigliacco», afferma Giannini.

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