È rimasta in ombra in una campagna elettorale caratterizzata da promesse costosissime e spesso irrealizzabili – perché prive di effettive coperture economiche – la condizione degli oltre 5milioni di lavoratori autonomi. Chiedono più tutele quando si ammalano, o quando decidono di costruirsi una famiglia, o se vanno in banca per ottenere un mutuo per l’acquisto della prima casa, o un sostegno economico nell’interruzione tra un lavoro e l’altro. Partite Iva e collaboratori hanno ottenuto una prima parziale risposta con il cosiddetto Jobs act degli autonomi, lo Statuto che ha introdotto una serie di tutele in parte già operative, ma l’attuazione complessiva del provvedimento è ancora a metà del guado (si veda l’approfondimento in pagina).
Altre risposte dovrebbero – il condizionale è d’obbligo – arrivare dalla realizzazione dei programmi dei partiti, in molti casi però abbastanza generici. Il “piatto forte “ del Pd è l’estensione del bonus di 80 euro anche alle partite Iva, nella stessa fascia di reddito dei lavoratori dipendenti (entro, cioè, i 26.600 euro di reddito), accompagnato dall’assegno per ogni figlio nato pari a 240 euro fino ai 18 anni, che diventano 80 euro dai 18 ai 26 anni. «Per artigiani ecommercianti proponiamo il taglio dell’Iri dal 24 a 22% – spiega il responsabile del programma Dem, Tommaso Nannicini – . A beneficio anche delle patite Iva va l’aumento progressivo dall’attuale 20% della deducibilità Imu su immobili a uso professionale. L’obiettivo è poi quello di completare l’attuazione del Jobs act del lavoro autonomo allargando le prestazioni di welfare offerte dalla gestione separata e dalle casse previdenziali e tutelare l’equo compenso, dando seguito ai parametri previsti dal decreto fiscale del 2017». Il Pd vuole inoltre abolire «l’unicum tutto italiano della doppia tassazione» sui contributi pagati dai professionisti.
Sul fronte opposto anche Forza Italia punta a completare la legge 81 del 2017. In particolare si guarda all’attuazione della delega che trasferisce alcune competenze della Pa ai liberi professionisti, al momento inattuata. Gli azzurri, il programma economico è stato coordinato dall’economista Renato Brunetta, premono anche per superare il sistema dello split payment, prevedere misure di iperammortamento anche per i professionisti, diminuire gli acconti da versare in anticipo e sostenere lo sviluppo di forme di assistenza sanitaria integrativa da estendere in prospettiva a tutti gli autonomi. Anche al lavoro non dipendente si rivolge la flat tax proposta da Forza Italia (aliquota unica al 23%) e dalla Lega (15%). «Si tratta di una misura omnibus che andrebbe a vantaggio di tutti i contribuenti – evidenzia il responsabile economico della Lega, Armando Siri – . Siamo convinti che questa riforma produrrà una maggiore fedeltà fiscale. Proponiamo anche l’abolizione degli studi di settore, dello spesometro e del redditometro».
In cima alla lista di proposte del Movimento 5 stelle figura l’eliminazione di diversi oneri a carico dei liberi professionisti, compresi artigiani e commercianti. Insieme alla deducibilità delle spese per iscrizione ad associazioni e per attestazioni di qualificazione, a parametri standard per la definizione dei compensi, proporzionati alla quantità e alla qualità del lavoro svolto (equo compenso), alla sospensione, in caso di malattia e infortunio, anche dal versamento di tributi, imposte ed all’esclusione dagli studi di settore/indici di affidabilità. Completano l’elenco di proposte targate M5s l’abolizione del minimale Inps, l’esclusione dei professionisti dal pagamento dell’Irap, la riduzione degli adempimenti amministrativi e del numero di scadenze fiscali, la semplificazione e revisione dei codici Ateco.
A sinistra, Leu propone la rapida attuazione della normativa sull’equo compenso, ampliandone la portata, l’eliminazione sia della doppia tassazione sulle casse previdenziali dei professionisti sia, nel primo anno di attività, dei contributi forfettari obbligatori Inps e Inail per le start up. «Lavoro autonomo e partite Iva sono un mosaico estremamente differenziato – sottolinea l’economista Leu, Stefano Fassina –. Ciascuna tessera è segnata da problemi specifici, e a ciascuno proviamo a dare risposte».
Quanto di tutte queste idee, potranno poi trasformarsi in provvedimenti concreti è tutto da dimostrare. Un interessante studio curato da Adapt, contiene un fact checking delle proposte dei partiti sul lavoro autonomo. La pagella, che ne esce, è in chiaro scuro. L’abolizione della doppia tassazione sui contributi pagati dai professionisti proposta dal Pd è giudicata «urgente», ma con «bassa fattibilità»; la proposta di Forza Italia di diminuire gli acconti da versare in anticipo è considerata «mediamente fattibile», e per il Movimento 5 stelle l’introduzione di una disciplina dell’equo compenso in linea con l’articolo 36 della Costituzione è giudicata «coerente», ma «poco fattibile».
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