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Trionfo M5S, exploit Lega. Crolla il Pd. Centro-destra il…

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Trionfo M5S, exploit Lega. Crolla il Pd. Centro-destra il più votato. Piazza Affari in calo

Movimento Cinque Stelle primo partito alla Camera con il vento in poppa: ottiene il 32,5% dei consensi (era al 25,6% nel 2013). Nel centrodestra - lo schieramento più votato con il 37,2% - l’iniziale testa a testa tra Lega e Forza Italia viene vinto nettamente dal Carroccio, che va oltre il 17%, contro il 14% del partito presieduto dall’ex premier Silvio Berlusconi. Rispetto a cinque anni fa, la Lega ha quadruplicato i voti. Anche Fratelli d’Italia cresce: Giorgia Meloni ha raddoppiato i suoi voti dal 2013 (quando ottenne meno del 2%) portandosi al 4,35% sia alla Camera che al Senato. Perde il Pd, che non arriva a superare la soglia del 20 per cento in entrambi i rami del Parlamento. È questa la fotografia delle politiche 2018 (vedi qui i risultati di Camera e Senato). L’operazione di spoglio non è ancora conclusa.

LA MAPPA DEL VOTO: CAMERA
I risultati definitivi alla Camera collegio per collegio (Fonte: Ministero dell’Interno)

Renzi pronto a lasciare. Ma i suoi: a noi non risulta
Se la coalizione di centrosinistra registra un 22,8%, i Dem sono sotto la soglia del 20%. Un risultato molto negativo, che potrebber aver convinto il segretario Matteo Renzi a dimettersi, anche se Marco Agnoletti, portavoce dell’ex presidente del Consiglio, smentisce: «A noi non risulta». Alle 18 il segretario annuncia poi ufficialmente la sua decisione di lasciare la guida del partito. Non immediatamente, ma dopo l’insediamento del Parlamento e la formazione del nuovo Governo. A sinistra, Liberi e Uguali affonda nella delusione. Alla sua prima prova elettorale, la lista guidata da Pietro Grasso ha attraversato questa notte elettorale con l’incubo di non raggiungere la soglia del tre percento. Stando agli ultimi dati ufficiali, LeU supera di poco il 3%, mentre +Europa è al 2,55% alla Camera e al 2,36% al Senato.

Regge l’affluenza: intorno al 73%
Ha invece tenuto l’affluenza alle urne degli elettori: secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno alla Camera dei deputati ha votato il 72,93% degli elettori, al Senato 73,05%, alle Regionali (dato complessivo) il 70,87 per cento.

Piazza Affari in calo ma non c’è il crollo
Il voto in Italia, con le incertezze legate alla mancanza di una maggioranza e alla crescita dei partiti considerati meno europeisti, è stato visto con timore dagli operatori: lo spread è salito per poi ripiegare. Quanto a Piazza Affari, ha aperto in negativo. Non si è trattato di un crollo, anche se è stata la peggiore di un’Europa nel complesso positiva.

Lo scenario in parlamento
Secondo gli ultimi dati, al centrodestra andrebbero, secondo le stime, 250-260 seggi alla Camera e 130-140 seggi al Senato. Al M5S andrebbero, secondo le stime, 230-240 seggi alla Camera e 110-120 seggi al Senato. Staccatissimo il centrosinistra guidato dal Pd con circa 110-120 seggi alla Camera e 45-55 seggi al Senato. Le maggioranza politica necessaria alla Camera è 316 seggi, mentre al Senato e di 158 seggi. Questo, in sintesi, il risultato del voto per le Politiche 2018. Un quadro già emerso nelle sue caratteristiche principali nelle proiezioni diffuse in nottata dal Consorzio Opinio Italia per la Rai .

Italia divisa in tre
Quella uscita dalla tornata elettorale di ieri è dunque un’Italia divisa in tre: M5s primo partito si impone al Sud e nelle isole; centrodestra coalizione in testa nel Centro-Nord, con la Lega avanti; in forte calo come partito e coalizione il Pd conquista solo Toscana e Trentino Alto Adige.

Voto estero: scrutinate 1/3 sezioni, Pd in testa
Il dato relativo allo scrutinio dei voti degli italiani all’estero indica, al momento, in base ai dati del Viminale, che sulle 1.858 sezioni totali, le operazioni sono chiuse in 519 sezioni per la Camera e 660 per il Senato. Il Pd ha ottenuto, per ora, il 25,6% dei voti alla Camera e il 26,7% al Senato. La coalizione di centrodestra si attesta al 20,79% alla Camera e al 21,31% al Senato e il Movimento Cinquestelle rispettivamente al 16,81% e al 16,74 per cento.

Salvini: escludo governi tecnici o di scopo
La mattina dopo la maratona elettorale Matteo Salvini è il primo leader a commentare l’esito del voto. «Escludo governi di scopo, a tempo, istituzionali - ha spiegato questa mattina durante una conferenza stampa nella sede milanese della Lega a Via Bellerio -. Non partecipiamo a governi minestrone». Alla domanda se per la Lega fosse possibile una coalizione diversa da quella del centrodestra ha risposto: «No a coalizione strane. No, no no...». «Non ho sentito Berlusconi - ha aggiunto -, lo farò dopo, ma gli accordi tra amici sono chiari. Quello faremo e farà...».

Di Maio: aperti al confronto con tutte le forze politiche
La mattina dopo la notte elettorale i vertici di M5S - Beppe Grillo, Davide Casaleggio e Luigi Di Maio si sono riuniti a Roma nel quartier generale dei Cinque Stelle a all’hotel Parco dei Principi. In una conferenza stampa che si è tenuta nella tarda mattinata Di Maio ha chiarito: «Siamo aperti al confronto con tutte le forze politiche. Sentiamo la responsabilità di dare un Governo all’Italia».

Pd: «Sconfitta chiara e netta». Oggi parla Renzi
Quanto al Pd, è giallo sulle dimissioni del segretario. Al Nazareno la tensione è alta e palpabile. Per ore durante la notte nessuno ha commentato quella che si preannunciava come una vera e propria debacle, a parte il capogruppo dem alla Camera, Ettore Rosato, che prima di mezzanotte ha annunciato il passaggio del partito all'opposizione «se questi numeri saranno confermati». Nella notte, nella sede del Nazareno, a parlare è stato il vicesegretario dem Maurizio Martina che ha messo in evidenza la «sconfitta molto chiara e molto netta» subita dal partito, ma e ha rimandato «valutazioni più compiute» sull’esito del voto a Renzi, che parlerà nel pomeriggio di oggi. «Non sono momenti in cui si può ricorrere a esercizi verbali - ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala -: per la sinistra è stata una dura sconfitta».

Calenda: no a rese dei conti
Lunedì mattina anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha espresso alcune considerazioni sull’esito del voto. «Rimboccarsi le maniche e ripartire - ha scritto su twitter -. Senza rese dei conti ma cercando di capire insieme gli errori fatti. Io intanto oggi torno al ministero a lavorare. Le crisi non vanno in vacanza».

Il caso Emilia Romagna
Un caso emblematico per comprendere il crollo del Pd in quest’utlima tornata elettorale è quanto accaduto in Emilia Romagna. Anche se è riuscito, in alcuni casi sul filo di lana, a conquistare alcuni collegi, in quella regione il Partito democratico ha avuto una flessione di circa 11 punti percentuali rispetto alle politiche del 2013, attestandosi attorno al 26%. Un risultato pesante se si considera che, a livello nazionale, la flessione è stata di circa la metà. Per la prima volta da quando esiste, il Pd non è il primo partito nella regione visto che, quando mancano ancora alcuni seggi da scrutinare, si profila un sorpasso, sia pure per pochi voti, da parte del Movimento 5 Stelle.

Zingaretti in testa nel Lazio, Fontana primo in Lombardia
In Lazio e Lombardia si votava anche per il rinnovo dei consigli regionali e per l’elezione diretta del presidente della Regione. Per il Lazio, i primi exit poll del Consorzio Opinio Italia (Istituto Piepoli, Emg e Noto Sondaggi) per la Rai vedono in testa il dem e Governatore uscente Nicola Zingaretti tra il 30 e il 34% (coalizione di centrosinistra, seguito da Stefano Parisi (colazione dei centrodestra) tra il 26 e il 30%. La pentastellata Roberta Lombardi viaggia tra il 25 e il 29%, mentre l'outsider sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi è dato tra il 2 e il 4 per cento. In Lombardia ad essere in testa secondo l'exit poll Consorzio Opinio è invece il leghista e sindaco di Varese Attilio Fontana, che porta la coalizione di centrodestra tra il 38 e il 42%, mentre il candidato del centrosinistra e sindaco di Bergamo Giorgio Gori è dato tra il 31 e il 35%. Il pentastellato Dario Violi è dato tra il 17 e il 21%; in coda Onorio Rosati (Leu) tra il 2 e il 4 per cento. Per quanto riguarda l’affluenza, alle 23 in Lombardia ha votato il 73,07% degli aventi diritto (dati relativi a 1.516 comuni su 1.516). Nella precedente tornata elettorale del 2013, che però si svolse in due giorni, alla stessa ora si era recato alle urne il 76,77% degli elettori.

AFFLUENZA, LA SERIE STORICA DAL 1948
Percentuale di votanti alle elezioni politiche (Camera dei Deputati)

Elettori in coda in tutta Italia
Nella giornata di domenica sono stati registrati ritardi in molti seggi, anche per il debutto del tagliando antifrode, e sospensioni per errori sulle schede. Questi si sono registrati in particolare a Palermo, Mantova e in provincia di Alessandria. A Roma 36 elettori sono stati chiamati per rivotare. Lunghe file anche per arrivare a Castelnuovo di Porto, vicino alla Capitale, dove è previsto lo spoglio delle schede degli italiani che hanno votato all'estero. Allo scopo di velocizzare le operazioni di voto, il Viminale ha deciso che i presidenti di seggio si potessero avvalere anche dei vicepresidenti per gli adempimenti connessi al tagliando antifrode, introdotto dalla nuova legge elettorale, presente nelle schede per la Camera dei deputati e per il Senato della Repubblica.

Code e disagi ai seggi: il tagliando antifrode rallenta il voto

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