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Dazi: Milano, Torino e Modena le province più colpite da una guerra commerciale con gli Usa

Sono Milano, Torino e Modena le province italiane che più sarebbero colpite da una guerra commerciale con gli Usa. Questi tre territori fanno insieme più di un quinto di tutte le vendite all’estero dell’Italia oltre l’Atlantico. Il capoluogo lombardo, l’anno scorso ha venduto merci pari a 4,5 miliardi di euro, seguita da Torino (2,3 miliardi) e Modena (1,8 miliardi). Tuttavia,si tratta di tre realtà con già una forte vocazione all’export: le loro vendite in Usa sono sotto il 15% del totale delle esportazioni. Discorso diverso per Potenza, Teramo e Gorizia, dove questo valore supera il 30%.

Dai farmaci all’abbigliamento
La provincia di Milano l’anno scorso ha registrato un vero e proprio exploit dell’export negli Usa: +18,4% rispetto al 2016. A crescere sono stati soprattutto i medicinale e i preparati farmaceutici (+142,9%), ma hanno tirato anche i macchinari (+19,4%) e l’abbigliamento (+6,4%). A Torino, invece, l’export oltreoceano è cresciuto poco (+1,2%), a causa della flessione delle automobili (-2,2%), compensate pero dal +7% dei macchinari. Per Modena, invece, sono stati proprio gli autoveicoli (+21,1%) a fare da locomotiva a tutte le vendite negli Usa, aumentate del 10,2%.

LE PROVINCE PIÙ COLPITE DA UNA GUERRA COMMERCIALE CON GLI USA
Export 2017, in euro, variazione % sul 2016 e percentuale dell'export 2017 in Usa sul totale delle vendite all'estero (Fonte: elaborazioni su dati Istat)

Boom a Frosinone e Teramo
Se i dazi del presidente Donald Trump dovessero portare a una guerra commerciale con gli Usa, ci rimetterebbero anche quelle province che nell’ultimo anno hanno visto le vendite negli Stati Uniti crescere a tripla cifra. Frosinone ha segnato un +255,9 per cento, dove a pesare è stato il boom del polo automobilistico di Cassino, con le vendite passate dai 43 milioni del 2016 agli 801 milioni del 2017. Ancora più sorprendente il +713% di Teramo. Qui a pesare sono state le vendite dei prodotti farmaceutici, cresciuti dai 259mila euro del 2016 ai 601 milioni dell’anno scorso.

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