Reddito di cittadinanza? Sì, no, forse. L’ipotetico accordo M5S-Lega non può prescindere da un’intesa programmatica tra i due partiti. E il primo scoglio è subito affiorato: si tratta della proposta di punta dei pentastellati, quella che mira a fornire un reddito a chi non trova lavoro e che tanto successo ha riscosso nel meridione. Nella Lega si comincia a discutere del tema ed emergono, quanto meno, moltissimi paletti.
Le condizioni di Salvini
Qualche giorno fa incontrando la stampa estera Matteo Salvini ha detto: «Studierò la proposta Cinque Stelle sul reddito di cittadinanza che è cambiata varie volte, finora ne ho lette tre versioni». Per il segretario leghista sembra essere cruciale una condizione: che questa misura non abbia carattere assistenzialista.
Il no di Siri
Uno dei plenipotenziari economici del Carroccio, Armando Siri, sembra però sbarrare la strada in modo incondizionato al reddito di cittadinanza. Le sue dichiarazioni sono tranchant: «Il reddito di cittadinanza lo trovo pedagogicamente, antropologicamente e socialmente sbagliato».
«Sono concettualmente contrario – aggiunge Siri – a dare dei soldi a qualcuno che non lavora. Chi si alza la mattina va a lavorare, fa i sacrifici si ritrova a pagare qualcuno che sta a casa con il sussidio pubblico e poi magari si trova un lavoretto in nero». «Questo non significa – sottolinea ancora l’ideatore della flat tax – non aiutare chi ha bisogno. Io sono il primo a dire che devono essere raddoppiati gli assegni minimi d’invalidità, aiutare le persone con disabilità e chi veramente non ce la fa. In questi casi bisogna mettere a disposizione i soldi e tutto il necessario per sostenere queste persone. Ma chi è in grado di lavorare deve poter ambire ad avere un lavoro, noi stiamo lavorando su questo cercando di creare delle prospettive su una domanda di lavoro che al momento non c’è».
La proposta di Borghi
Chi nella Lega offre una mediazione è Claudio Borghi, consigliere economico di Salvini, e neodeputato: «Così come l’hanno proposto non funziona - argomenta Borghi - perché è destinato a tutti, magari anche a chi non ne ha bisogno, perché gode comunque di una ricchezza. Un buon compromesso potrebbe essere il reddito di inclusione che sta sperimentando il governo leghista della Lombardia. Non è troppo dissimile dal loro, ne salvi il principio ma almeno lo trasformi
in una misura che serve davvero contro la povertà». Vedremo come andrà a finire l’intera partita.
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