Italia

L’Agcom pronta a chiedere più poteri al nuovo Parlamento

  • Abbonati
  • Accedi
dopo il caso facebook

L’Agcom pronta a chiedere più poteri al nuovo Parlamento

Il giorno dopo è quello delle riflessioni sulle regole. Quelle che ci sono, quelle che potrebbero esserci. Il clamoroso caso Facebook-Cambridge Analytica apre scenari nuovi e per certi versi trova l’Italia, come del resto l’Europa, ancora impreparata. L’Authority per le comunicazioni (Agcom), nei limiti che le consente il quadro legislativo attuale, si è mossa per tempo. Con il tavolo tecnico che a fine 2017 ha iniziato a lavorare tra l’altro «alla definizione delle tecniche di contrasto delle strategie di disinformazione».

L’Agcom, una volta ricevute le informazioni da tutti gli operatori coinvolti, potrebbe riassumere il tema con delle conclusioni che indurranno il nuovo Parlamento a riflettere sull’opportunità di potenziare i poteri oggi disponibili per le varie Autorità. L’autoregolamentazione in prospettiva potrebbe non essere sufficiente e i poteri rivelarsi insufficienti di fronte a evoluzioni rapide e impreviste come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per utilizzare big data con finalità distorte o comunque lesive della privacy, dell’imparzialità politica, perfino dei meccanismi finanziari.

Privacy e Social, i rischi nascosti in un click

Ieri Facebook, con una dichiarazione all’Ansa di Stephen Deadman, Deputy Chief Global Privacy Officer, ha detto di essere «fortemente impegnata nel proteggere le informazioni delle persone: accogliamo l’opportunità di rispondere alle domande poste dall’Autorità per le comunicazioni».

«Apprezziamo questa pronta risposta – commenta Antonio Nicita, commissario Agcom e relatore dell’indagine congiunta sui Big data fatta con Antitrust e Privacy – . Il nostro obiettivo è continuare il confronto positivo sul monitoraggio di misure di autoregolamentazione poste in essere dagli operatori del web sulle strategie di disinformazione online e sul loro impatto». Mario Morcellini, anch’egli commissario Agcom, ritiene comunque «difficile che forme di manipolazioni delle opinioni possano aver modificato i risultati delle ultime elezioni, anche se è giusto cominciare a valutare ipotesi di tutela per il futuro».

L’Agcom nel suo comunicato di martedì ha fatto riferimento – riprendendo dichiarazioni di qualche giorno fa della stessa Cambridge Analytica – a possibili tecniche di profilazione degli utenti e di comunicazione elettorale “selettiva” utilizzate, nel 2012, su commissione di soggetti politici operanti in Italia. Ipotesi sulla quale per ora l’Authority non ha elementi ulteriori.

Nel frattempo un’altra Autorità, quella della Privacy, stringe il coordinamento con i garanti europei. Ieri Antonello Soro ha inviato una lettera ad Andrea Jelinek, presidente del Gruppo che raccoglie i Garanti europei, per proporre l’estensione del mandato della Task force già operante su Facebook al caso specifico di Cambridge Analytica. Proprio il garante della Privacy è investito direttamente di alcuni compiti regolamentari, seppure generali e forse inadeguati di fronte alle ultimissime evoluzioni. Va ricordato a questo proposito che l’ultima legge di bilancio ha introdotto nuove disposizioni per anticipare su alcuni punti l’entrata in vigore del regolamento europeo sulla privacy prevista per il 25 maggio prossimo. Tra i temi anche il diritto dell’utente alla portabilità dei dati tra diverse piattaforme social e il trattamento dati che prevede l’uso di nuove tecnologie o di strumenti automatizzati. Ma il provvedimento attuativo, previsto entro due mesi dall’entrata in vigore della legge di bilancio, quindi per febbraio, ancora non c’è: ormai si aspetta direttamente il regolamento Ue, in vista del quale ieri il consiglio dei ministri ha dato un primo via libera al Dlgs di armonizzazione.

© Riproduzione riservata