Italia

Le elezioni non finiscono mai, ad aprile-maggio al voto Molise,…

  • Abbonati
  • Accedi
elezioni regionali

Le elezioni non finiscono mai, ad aprile-maggio al voto Molise, Friuli e Valle d’Aosta

Il 2018 sarà ricordato come l’anno elettorale per eccellenza. Le politiche del 4 marzo hanno rivoluzionato la geografia politica italiana. Lo stesso giorno si sono tenute le regionali in Lazio e Lombardia. Il 22 aprile ci saranno le regionali in Molise, il 29 (una settimana dopo) sarà la volta del Friuli Venezia Giulia, e il 20 maggio toccherà alla Valle d’Aosta. Ancora da definire la data (tra fine aprile e inizio maggio) per rinnovare i sindaci in 794 comuni (di cui 20 capoluoghi di provincia). In autunno sono attese infine le regionali in Trentino Alto Adige e in Basilicata.

I 5 stelle puntano a conquistare la prima Regione
Tutti gli occhi saranno puntanti sulle regionali in Molise, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Pur interessando nel complesso appena 1,5 milioni di aventi diritto, saranno un laboratorio per vedere se si riconfermeranno i trend alle politiche o se i partiti sconfitti modificheranno le alleanze per evitare nuove debacle. Dopo la crescita dei mesi scorsi, il tentativo fallito in Sicilia nel 2017 e nel Lazio il 4 marzo, il M5S potrebbe conquistare la sua prima Regione proprio nella prossima tornata.

Elezioni 2018, radiografia del voto: chi ha votato chi

Nel Molise il centrosinistra si ricompatta
Il primo appuntamento sarà il 22 aprile in Molise. Qui il 4 marzo i 5 stelle hanno sbaragliato gli avversari, superando il 44%. Un campanello d’allarme per la giunta regionale di centrosinistra guidata dal renziano Paolo Di Laura Frattura, dato che la coalizione, anche sommando i voti di LeU, si è piazzata al terzo posto dopo anche il centrodestra. Per questo si è deciso di mettere da parte le divisioni e presentare un candidato unitario in grado di accontentare i renziani e l’ala sinistra: Carlo Veneziale, assessore uscente della Giunta Frattura, ma con solide radici nella sinistra. Il centrodestra, invece, ha già deciso di sostenere compatto Donato Toma, presidente dell’Ordine dei commercialisti della Provincia di Campobasso. Qui si vota con un sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza (tale da garantire 12 seggi su 20) a favore delle liste che appoggiano il candidato presidente che ha ottenuto più voti.

Friuli, la Lega punta sulla vittoria a valanga
La partita in Friuli è importante soprattutto per la Lega, che ha imposto il suo uomo forte, e capogruppo uscente alla Camera, Massimiliano Fedriga. L’obiettivo è creare un asse del Nord che vada dalla Lombardia di Fontana passando per il Veneto di Zaia. Il 4 marzo il Carroccio, con il 25,8%, è diventato il primo partito in Regione, trainando il centrodestra al 43%. Una debacle per la governatrice renziana uscente Debora Serracchiani (il centrosinistra, senza LeU, si è piazzato terzo anche dietro ai 5 stelle), che rende più difficile la corsa del candidato di centrosinistra Sergio Bolzonello, anche lui renziano, vicepresidente uscente della Regione e assessore alle attività produttive (su cui potrebbe convergere almeno una parte di LeU). Anche qui è in vigore una legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza: le liste che sostengono il candidato presidente vincente ottengono il 60% dei 49 seggi in consiglio regionale se il neogovernatore ha ottenuto più del 45% dei voti, altrimenti si fermano al 55 per cento.

Il boom dei 5 stelle in Valle d’Aosta
Grande è stata la sorpresa ad Aosta lo scorso 4 marzo: alla Camera l’unico seggio della Regione non è andato alle liste autonomiste ma alla candidata del M5S Elisa Tripodi. I 5 stelle sono arrivati al 24%, mentre l’alleanza autonomista PD-UV-UVP-EPAV si è fermata al 21%. In posizione marginale il centrodestra, che si è presentato diviso, con la Lega che ha deciso di correre in autonomia. E la spaccatura si riproporrà anche alle Regionali. Una decisione che potrebbe pesare anche alla luce della nuova legge elettorale, che assegna un premio di maggioranza di 21 seggi su 35 alla lista o alla coalizione che supera il 42% (se nessuno raggiunge o supera questo tetti la ripartizione avviene con il proporzionale puro). In Valle d’Aosta non è prevista l’elezione diretta del presidente della Regione.

© Riproduzione riservata