Non è ancora chiaro se l’iniziativa di Salvini di andare al Colle con la delegazione unita del centro-destra sia una buona o una cattiva notizia in vista di un’intesa di Governo. Di nuovo, il capo della Lega ha dato un colpo d’acceleratore per aggirare i macigni messi da Di Maio e da Berlusconi che, però, non soddisfa il Movimento. L’entourage del leader grillino fa trapelare che il nodo resta lo stesso e che Salvini dovrà scegliere tra «il Cavaliere e il cambiamento», come dire che quella mossa non basta per oscurare l’ex premier di Arcore, che serve uno strappo. Siamo dunque ancora alla tattica e serviranno ancora altri passi, altre forzature e alcune concessioni o cedimenti per avvicinare due partiti che fino al 4 marzo erano avversari e che vogliono mantenere intatta la propria forza contrattuale, uno con il 37% della coalizione, l’altro con il 32% del partito. Alla fine, Berlusconi forse potrebbe rivelarsi l’ostacolo meno complicato nell’ottica di questi rapporti di forza che molto contano quando si governa insieme. Un ruolo chiave avrà quel “contratto alla tedesca” che Di Maio vuol far debuttare nel nostro sistema, come una delle novità di questa stagione.
Dipenderà quindi dalla declinazione che avrà questo patto scritto e se davvero sarà rigoroso come lo è in Germania ormai da moltissimi anni, oppure se troverà una versione italiana più accomodante e di facciata, tanto per consentire ai due leader in ascesa di provare il brivido del comando. Ecco se quella dei 5 Stelle vorrà essere un’imitazione quanto più vicina all’originale, allora serve ricordare che non basterà solo una dettagliata descrizione dei punti programmatici ma che quel contratto di coalizione - “Koalitionsvertrag” - prevede anche un comitato interpartito a presidio del programma, per definire di volta in volta le intese o per intervenire in caso di conflitti politici. Non solo. Stessa “sorveglianza” c’è a livello parlamentare dove i gruppi si impegnano a votare in modo omogeneo anche su provvedimenti non scritti nel programma, dove ci si consulta prima di presentare un disegno di legge e dove vige il divieto di maggioranze variabili.
Ma sul punto dei rapporti di forza nell’Esecutivo, una delle prassi del contratto alla tedesca è di accettare il principio dell’unanimità quando si tratta di scegliere una linea politica su priorità ritenute più sensibili mentre sul resto valgono i “pesi” dei singoli partiti. Ecco, l’Europa, la collocazione internazionale, il rispetto dei vincoli di bilancio entreranno o no dentro questo contratto all’italiana? E saranno o no un elemento su cui occorrerà unanimità di decisione? Sono domande essenziali per decifrare quale impatto potrebbe avere un eventuale Governo Lega-5 Stelle che già spaventa molti, dentro e fuori l’Italia. Per esempio, è stato di grande interesse per il Quirinale ascoltare Di Maio quando ha collocato la sua forza più nell’Unione e nella Nato che fuori, più dentro le regole di bilancio che in aperta violazione. Ecco se questi punti entreranno nel contratto tra lui e Salvini, forse Berlusconi potrebbe perfino diventare un problema minore. E il contratto potrebbe essere la novità ma non senza spine.
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