L’azione di questa notte è stata una risposta «motivata all’uso di armi chimiche». L’operazione circoscritta, mirata a colpire le armi chimiche, «non può e non deve essere l’inizio di un’escalation. È il momento di mettere al bando le armi chimiche, della diplomazia e del lavoro per dare stabilità e pluralismo alla Siria dopo sette anni di un conflitto tormentato e terribile». Lo ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni questa mattina nel corso di una dichiarazione sulla Siria a Palazzo Chigi. Nella notte gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia hanno lanciato circa 120 missili da crociera e aria-terra su tre obiettivi militari in Siria. Il 17 aprile il presidente del Consiglio riferirà in Senato sull’operazione promossa da Usa, Francia e Regno Unito.
Il premier si è consultato con Mattarella
Gentiloni è stato costantemente informato questa notte degli sviluppi degli attacchi militari in Siria, mantenendosi in contatto con i ministri Esteri e Difesa e con i vertici militari. Il premier si è consultato con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla crisi siriana. Gentiloni e Mattarella hanno fatto il punto della situazione.
L’Italia non ha partecipato all’attacco
Il capo del governo ha precisato che l’Italia «non ha partecipato» all’attacco in Siria e «il supporto logistico che forniamo agli Stati Uniti, in questo caso particolare abbiamo insistito e chiarito che non poteva in alcun modo tradursi nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria».
Non è troppo tardi per soluzione negoziata
«In questi sette anni - ha sottolineato Gentiloni- l’Italia ha sempre sostenuto che la crisi siriana non poteva essere risolta con l’uso della forza e che l’illusione che con l’uso della forza si sarebbe arrivati alla cacciata del dittatore Assad prima di sedersi al tavolo del negoziato, era appunto un’illusione pericolosa per le prospettive di soluzione della crisi. Io dico che non è troppo tardi per lavorare alla soluzione della crisi siriana», ha affermato. «L’azione di questa notte - ha aggiunto - non può e non deve essere l’inizio di un’escalation: questo è quanto l'Italia a tutti i livelli, dai governi, alle diplomazie, ai rapporti tra autorità militari ha ribadito e continuerà a ribadire nei prossimi giorni».
La telefonata con Theresa May
Dopo l’operazione c’è stata anche una telefonata tra Gentiloni e Theresa May. La premier britannica ha assicurato al premier che l’attacco in Siria aveva l’obiettivo di ridurre la capacità delle armi chimiche e non di influire sulla crisi siriana.
Di Maio, a fianco degli alleati: azione sia circoscritta no escalation
L’azione militare congiunta di Usa, Francia e Gran Bretagna ha riportato al centro del dibattito politico il tema della strategia di politica estera che l’Italia potrebbe sviluppare nei prossimi mesi. «Restiamo al fianco dei nostri alleati, soprattutto perché in questa fase delicatissima credo che l'Ue debba avere la forza di farsi vedere compatta e unita, anche nell'invitare le Nazioni Unite a compiere ispezioni sul terreno in Siria affinché si accertino le responsabilità sull'uso di armi chimiche da parte di Assad. Su questo aspetto, in particolare, mi auguro che anche il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si mostri coeso», ha affermato il leader M5s Luigi Di Maio. «Siamo preoccupati per quel che sta accadendo - ha detto ancora - e riteniamo che in Siria occorra accelerare con urgenza il lavoro della diplomazia, incrementando i canali di assistenza umanitaria. L’uso di armi chimiche, come ho già detto, è intollerabile ma mi auguro che l’attacco di oggi resti un'azione limitata e circoscritta e non rappresenti invece l'inizio di una nuova escalation».
Salvini: pazzesco, fermatevi
«Stanno ancora cercando le “armi chimiche” di Saddam, stiamo ancora pagando per la folle guerra in Libia, e qualcuno col grilletto facile insiste coi “missili intelligenti”, aiutando per altro i terroristi islamici quasi sconfitti. Pazzesco, fermatevi», ha scritto Matteo Salvini su twitter.
Berlusconi: ora governo di tutti? Spero di no
Dopo l’attacco serve un governo di tutti? «Spero di no. Credo che si debba ripartire dal centrodestra che è la coalizione che ha vinto le elezioni», ha detto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, respingendo l’idea che l'escalation militare in Siria spinga verso un governo che veda la partecipazione di tutte le forze politiche. «Si tratta di un attacco su obiettivi precisi contro siti legati alla produzione di armi chimiche che traduce il principio internazionale di condanna di queste armi», ha commentato Berlusconi.
Malan (Fi), indispensabile dialogo Usa-Russia
«La situazione in Siria è estremamente complessa e richiede il massimo impegno internazionale. È indispensabile un dialogo costruttivo tra Stati Uniti e Russia per evitare gravi conseguenze a largo raggio», ha sottolineato Lucio Malan, senatore di Forza Italia. Malan ha messo in evidenza come l’Italia «potrebbe giocare un ruolo di attiva mediazione per la pace, ma lo stallo politico interno lo impedisce. Le forze politiche devono avere senso di responsabilità anche per queste ragioni. Forza Italia è pronta». Su Twitter il senatore di Forza Italia Paolo Romani, ha dichiarato che «ancora una volta un’azione militare non coordinata a livello Nato e senza risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Senza alcuna prova certa di colpisce solo una delle due parti in gioco, il regime di Assad, e si favoriscono i terroristi jihadisti che stanno perdendo terreno».
Martina-Fassino: sostegno Gentiloni e diplomazia
«In queste ore di tensione e di grande ansia è necessario rilanciare il massimo impegno politico e diplomatico per bandire l’uso criminale di armi chimiche, fermare le violenze e restituire la parola al negoziato come unica strada per mettere fine al dramma che la Siria vive da sette anni», hanno sottolineato in una nota congiunta il segretario reggente Pd Maurizio Martina e il responsabile Esteri dem Piero Fassino. «Sosteniamo la posizione assunta dal Governo e dal presidente Gentiloni e ogni iniziativa intrapresa dall’Unione europea e dall’Onu».
Casini: ora è il momento della diplomazia
«L’azione militare di questa notte era prevedibile e per alcuni versi inevitabile. Adesso è il momento della diplomazia e di rafforzare quel filo di relazioni tra Usa e Russia, che certamente non si è interrotto nemmeno in queste ore», ha sottolineato Pier Ferdinando Casini (Centristi per l’Europa). «Da ciò che sta avvenendo deriva un monito serio anche a noi italiani per dare al Paese una soluzione definitiva alla crisi di governo ed evitare una nostra condizione di inferiorità in una fase internazionale terribile. È per tutti, ed in particolare per chi ha vinto le elezioni, il momento della responsabilità. Si lascino da parte gli slogan e si prenda atto che la campagna elettorale è finita».
Speranza,ora cessate fuoco e iniziative tutti per pace
«Le bombe non risolvono i problemi. Li aggravano. Serve un immediato “cessate il fuoco” e una nuova iniziativa internazionale per la #PACE», ha scritto su Twitter il coordinatore nazionale di Mdp, deputato di Liberi e Uguali,
Roberto Speranza.
Fidanza (FdI), attacco scellerato e ingiustificato
«Missili nella notte su Damasco. Attacco scellerato e ingiustificato a una nazione sovrana che da anni combatte il terrorismo nel silenzio (e spesso nella complicità) di quei paesi che ora la bombardano. Vicini al popolo siriano», ha commentato su Facebook il deputato di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza in merito ai bombardamenti nella notte in Siria.
Civati-Maestri (Possibile), mobilitazione per la pace
«L'attacco di Usa, Gran Bretagna e Francia in Siria non può rappresentare la soluzione alla guerra in Siria, che da anni va avanti nel sostanziale disinteresse internazionale e mediatico. L'unico risultato possibile dei missili lanciati in queste ore è quello di aumentare il numero di vittime civili e di far deflagrare la tensione sullo scenario internazionale», hanno sottolineato gli esponenti di Possibile, Pippo Civati e Andrea Maestri. «Possibile - aggiungono Civati e Maestri - è pronta alla mobilitazione pacifista per riportare la pace al centro del dibattito. E ribadire un concetto semplice: contro la guerra, l'unica soluzione è la pace».
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