«La tecnologia ha cambiato le cose dal punto di vista del pensiero progettuale: sapendo che puoi fare certe cose, le fai». Enrica Cavarzan e Marco Zavagno, ovvero Zaven, studio di base a Venezia, parlano di macchine a controllo numerico, di stampante 3D, di taglio laser come di tecniche ormai impossibili da ignorare, nel campo del design. Per Maison203, brand di gioielli contemporanei con cui ancora collaborano, avevano già disegnato la collezione Fritto Misto: una reinterpretazione contemporanea dell’idea del souvenir. «In quel caso la stampa 3D era il Dna dell’azienda», puntualizzano.
Ci fa altri esempi di lavori con le nuove tecnologie?
Al prossimo Salone del Mobile presenteremo Pop: Piccoli Oggetti Possibili per la galleria milanese Luisa delle Piane, una collezione di cinque pezzi in legno, con colori forti, che sottolineano le posture del corpo. È una riflessione sull’oggetto che segue il corpo e su corpi che vivono gli spazi. Nonché un omaggio a Vito Acconci e alla “poltrona scomoda” di Bruno Munari. La lavorazione è artigianale e abbiamo usato la fresatura 3D. Sfruttiamo le nuove tecniche perché fanno le cose in modo più rapido e preciso, è semplice.
Anche gli artigiani con cui collaborate hanno questa filosofia?
C’è una nuova generazione che investe in questo tipo di cose: per essere competitivo devi essere al passo. A mano si può fare tutto, ma ci vuole tempo. Chi non l’ha capito ha chiuso.
Queste tecnologie influenzano il metodo progettuale?
Fanno parte di ciò che devi sapere, sono uno strumento. Poi a volte è già l’azienda che fa ricerca sui materiali come per esempio Cedit con cui presentiamo la collezione Rilievi al prossimo Salone: tre moduli ceramici colorati abbinati a lastre di grande formato. Una tecnica artigianale, a pressa, trasforma un pattern bidimensionale in tridimensionale. È l’evoluzione di Practice Practice Practice, serie di piastrelle portate all’ultimo London Design Festival, ispirate a Nino Caruso. Per le produzioni industriali partiamo sempre dalla ricerca, da ciò che è già stato fatto, dalla tradizione, per poi confrontarci con le condizioni delle aziende. E quando progettiamo emerge il nostro percorso, il fatto che abbiamo lavorato in discipline diverse, tra la grafica, il design, l’arte, con competenze diverse.
Ci sono designer che vi hanno ispirato?
Sicuramente i maestri del design italiano. Poi per ogni progetto raccogliamo una suggestione. Le lampade oversize fatte con tubi saldati e tomaie pensate per Nike erano in debito con Fausto Melotti. La collaborazione che abbiamo iniziato con Knoll si basa sulla ricerca sui loro mobili tradizionali.
Altri progetti al Salone?
Per Novamobili abbiamo disegnato le cassettiere Float, evoluzione del progetto dello scorso anno che dalla zona giorno passa alla zona notte. Nella mostra Wallpaper Handmade con la Manufacture Cogolin presentiamo il tappeto Viles, molto soffice, quasi un letto, un oggetto trasformabile, interpretabile, che riprende gli spazi comuni degli anni 70. Partecipiamo a The Surreal Table di Davide Fabio Colaci per Santa Margherita con una serie di elementi in ceramica che sono come un tunnel scomposto e formano diverse situazioni con ciotole e piatti. Curiamo infine l’allestimento di Masiero al Fuorisalone.
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