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Casellati, un mandato che parte dal voto e mette alla prova …

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L'Analisi|Politica 2.0

Casellati, un mandato che parte dal voto e mette alla prova l’alleanza tra «vincitori»

Davanti a sé, il capo dello Stato, ha tre dati. Innanzitutto l’esito delle elezioni; poi la maggioranza che si è formata in occasione dell’elezione dei presidenti delle Camere e, infine, ma solo in ordine temporale, lo schema con il quale il centro-destra unito si è presentato alle ultime consultazioni. Matteo Salvini in quell’occasione è stato chiaro, si guarda solo ai 5 Stelle. E sempre lui ieri ha dato il via libera al lavoro “esplorativo” del presidente del Senato. Questo è l’inizio.

Ma, appunto, solo l’inizio. Quello che Sergio Mattarella indicherà a Elisabetta Casellati nel conferirle il mandato è proprio di verificare fino in fondo se un’alleanza tra “vincitori” sia una strada aperta oppure chiusa. E se quel patto stretto da Salvini e Di Maio per l’elezione della seconda e terza carica dello Stato sia nato solo come maggioranza istituzionale o possa vivere anche come maggioranza politica per un Governo.

Del resto, il presidente l’aveva detto nel suo messaggio di fine anno: si comincia dagli elettori, poi dai partiti e infine dal Parlamento. E quest’ordine lo rispetta cominciando a esplorare, una a una, le carte che hanno in mano le forze politiche. È chiaro che quello che affiderà alla Casellati potrebbe essere solo un passaggio, se entro un tempo determinato (verosimilmente una settimana), si dovesse certificare che un’intesa tra centro-destra unito e 5 Stelle non può esserci. A quel punto si passerà a un altro schema ma - a meno di novità - passando sempre per l’altro dei vincitori: i 5 Stelle.

Per quella data Luigi Di Maio avrà chiuso uno dei due forni, magari saranno stati fatti passi avanti in altre direzioni. Già ieri il Pd di Martina ha fatto una nuova apertura lanciando alcuni temi programmatici graditi al Movimento. Si vedrà. Quello che è probabile è che se fallirà la prima esplorazione della Casellati, si passerà all’altro presidente, a Roberto Fico, esponente del primo partito votato dagli italiani.

Naturalmente è un impianto di massima che ha il valore effimero che hanno le riflessioni fatte quando si è all’inizio di un percorso. Di certo, lo stile presidenziale e la cultura istituzionale e politica di Mattarella portano a pensare che non vi saranno forzature dal Quirinale se prima non saranno messe alla prova le opzioni politiche. Solo dopo si entra in un ambito in cui il capo dello Stato acquisisce un maggiore margine di libertà. Quando - appunto - i partiti non riescono a trovare la soluzione. In questi casi si dice che i poteri del presidente sono a “fisarmonica”: si espandono quanto più si restringono quelli della politica.

Certo è che con l’esplorazione che durerà circa una settimana e se non avrà un buon esito, si arriverà a ridosso di una scadenza temporale che mette al riparo da nuove elezioni subito, entro l’estate. Il calendario non consentirebbe di sciogliere le Camere e indire il voto a meno di non arrivare a fine giugno. E quindi un Governo si farà. La formula che avrà dipende solo dai leader. Da oggi Mattarella comincia a metterli alla prova. Dinanzi agli italiani, per la prima volta dopo il voto, dovranno rendere conto agli elettori dei consensi ricevuti.

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