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Adeguamenti al palo per 7mila presidi

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Adeguamenti al palo per 7mila presidi

Per 1,2 milioni di lavoratori dell’istruzione che tirano un sospiro di sollievo dopo la firma definitiva in calce al nuovo contratto ce ne sono altri 7mila che aspettano di conoscere il loro destino. Sono i 7mila presidi che sono ancora in attesa degli adeguamenti stipendiali previsti dalla legge di bilancio: 350 euro mensili da qui al 2020. L’atto di indirizzo integrativo che dovrebbe dare il via al round negoziale per l’integrazione economica dei dirigenti scolastici è ancora fermo al Mef. Probabilmente a causa del passaggio dal vecchio al nuovo esecutivo.  Quando si insedierà.

In ballo ci sono le risorse stanziate dalla scorsa legge di bilancio per armonizzare progressivamente la retribuzione di posizione di parte fissa a quella prevista per le altre figure dirigenziali del comparto Istruzione e Ricerca. Stiamo parlando di 37 milioni di euro per il 2018, di 41 milioni per il 2019 e di 96 milioni per il 2020 che toccherà alla contrattazione collettiva distribuire insieme alla dote prevista a suo tempo dalla Buona Scuola: 46 milioni per il 2016 e 14 milioni per il 2017 da corrispondere a titolo di retribuzione di risultato una tantum.

L’Anp non ha preso bene lo stallo sull’accordo integrativo che costituirà la base del nuovo contratto d’area 2016-2018. Qualche giorno fa infatti l’Associazione nazionale presidi ha confermato la mobilitazione avviata l’anno scorso e ha proclamato lo stato di agitazione. Annunciando che non compileranno il portfolio 2017/2018: la base cioè per la valutazione delle loro attività. Al Sole 24 Ore il presidente Antonello Giannelli spiega le ragioni della protesta: «Siamo costretti a mantenere uno stato di agitazione per avere solo una piccolissima parte dell’adeguamento rispetto agli stipendi degli altri dirigenti pubblici nonostante le responsabilità maggiori, ad esempio sulla sicurezza nelle scuole. Nessun altro dirigente della Pa – aggiunge – tranne i direttori generali è gravato di queste responsabilità». Tanto più che gli adeguamenti – spiegano ancora dall’Anp – rappresentano appena il 25% di quello che spetterebbe alla categoria.

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