La storia e la memoria, il presente e il futuro. Per la prima volta l’intelligence italiana apre le porte al pubblico: accoglie in visita a Forte Casal Braschi, zona nord di Roma, quaranta ragazzi dell’ultimo anno di liceo del Convitto nazionale di Roma. E l’iniziativa proseguirà con altre scuole. Al Forte, sede del Sismi (Servizio segreto militare) poi Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), è stato illustrato e spiegato ai ragazzi il mondo di una professione dal fascino inossidabile. Oltre le leggende, gli stereotipi e la letteratura. Con la scoperta in diretta di luoghi e ambienti finora segreti.
La visita di oggi
Come il Museo storico inaugurato proprio nell’occasione odierna: racconta 140 anni di esistenza – la posa della prima pietra è del 9 novembre 1877 – e annovera reperti d’epoca come due telefoni usati dagli agenti italianinegli anni Trenta del secolo scorso, una scatola di fiammiferi e un fermacravatte che nascondevano microcamere fotografiche. E soprattutto a Forte Braschi ci sono due esempi della leggendaria Enigma, la macchina usata durante la seconda guerra mondiale per inviare messaggi cifrati. Dai lavori emerge anche la straordinaria progettazione di uno dei capisaldi difensivi di Roma di fine Ottocento. Forte Braschi è esteso per più di otto ettari: ma era del tutto invisibile e mimetizzato agli occhi delle truppe nemiche.
Studenti tra antico e moderno spionaggio
All’interno del museo una serie di postazioni multimediali consentono di spaziare tra le informazioni storiche ma aiutano anche a comprendere le nozioni essenziali dell’intelligence, dal concetto di fonte ai gradi di classificazione delle informazioni. Nella sede dell’Aise, diretta dal generale Alberto Manenti, gli studenti hanno poi ascoltato il “silenzio” militare davanti alla stele dei quattro caduti: Vincenzo Li Causi (muore in Somalia in un agguato nel 1993); Nicola Calipari (ucciso a Bagdad al check point Usa mentre liberava la giornalista Giuliana Sgrena); Lorenzo D’Auria (nel 2007 ferito durante un rapimento in Afghanistan, muore poco dopo); Piero Antonio Colazzo (morto a Kabul nel 2010).
Comprendere le minacce: dal terrorismo al cyber
Per oltre due ore i ragazzi romani – il direttore del Dis, Alessandro Pansa, è venuto a portare il saluto a loro e al rettore Paolo Reale – hanno ascoltato e potuto chiedere informazioni non solo sul lavoro di agente ma anche sui rischi oggi dietro l’angolo. Come quelli on line, oggetto della campagna “Be Aware. Be Digital” della Presidenza del Consiglio. E non è mancato il brivido finale: l’esercitazione di un team di specialisti Iedd (improvised explosive device disposal) con il ritrovamento in un’auto di un ordigno esplosivo improvvisato, neutralizzato con un robot.
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