Andiamo verso un Governo Pd-M5S, al centro del mandato esplorativo affidato dal capo dello Stato Mattarella al presidente della Camera? È presto per dirlo, ma al termine della prima giornata di consultazioni di Roberto Fico qualche progresso si registra. Sul fronte Pd, in attesa di una esplicita presa di posizione dei renziani, il faccia a faccia del primo pomeriggio con Fico permette al segretario reggente Martina di chiarire le due “regole d'ingaggio” dei dem: sì al dialogo se il M5S “chiude”, senza appello, con la Lega, e sì al confronto se questo non rinnega i 100 punti del programma Pd. In particolare rilancio dell'Europa, lotta alla povertà e alla disoccupazione, e «rinnovamento della democrazia, al di là della deriva plebiscitaria». A dire l'ultima parola sulla possibilità di avviare un «lavoro comune» sarà comunque la Direzione nazionale Pd, che potrebbe essere convocata il 30 aprile o il 2 maggio.
Sul fronte M5S, l'apertura di credito di Martina provoca lo “strappo” di Di Maio, che al termine dell'incontro con Fico prima archivia il “forno” aperto per settimane con la Lega («Salvini ha deciso di condannarsi all'irrilevanza»). Poi fa qualche passo verso i dem. Ai quali propone di sedersi ad un tavolo, «non subito a firmare il contratto ma a verificare se ci sono i presupposti per metterlo in piedi». Se anche la strada del confronto con il Pd dovesse fallire, conclude Di Maio «per noi si deve tornare al voto non sosterremo nessun altro governo, tecnico, di scopo o del presidente». E La Lega? Rivendica «lealtà» e «coerenza» nel confronto con Di Maio, e accusa i 5 Stelle di «amoreggiare con Renzi e col Pd, pur di andare al potere».
La giornata di Fico “esploratore”
Pomeriggio di colloqui politici, nella Saletta del presidente, a Montecitorio, per Roberto Fico, incaricato ieri dal Quirinale di sondare la possibilità di un governo sostenuto da Pd e M5S. L’incarico a Fico arriva dopo il fallimento delle consultazioni-lampo svolte la scorsa settimana dalla presidente del Senato alla quale il Capo dello Stato aveva assegnato il compito di verificare le possibilità di un'intesa di governo tra i partiti della coalizione di centrodestra e M5S, naufragata per il veto grillino su Silvio Berlusconi. Alle 18.40, terminato il faccia a faccia con Fico, il leader politico del M5S Luigi Di Maio ha definitivamente chiuso il confronto politico su un possibile Governo Centrodestra-Cinque stelle. Salvini, ha spiegato ai giornalisti, «ha deciso di condannarsi all’irrilevanza», e «qualsiasi discorso con Lega si chiude qui». Poi l’apertura esplicita al dialogo con i dem: con il Pd ci sono «profonde differenze» ma «se riusciremo a mettere al centro l'interesse nazionale, sui temi ci siamo e l'abbiamo sempre detto».
Di Maio a Pd: vediamoci per capire presupposti
Positivo, quindi il giudizio di Di Maio sulle parole usate nel promeriggio dal segretario dem Martina: «Vanno in direzione dell' apertura». «Chiedo al Pd di venire al tavolo, non subito a firmare il contratto ma a verificare se ci sono i presupposti per metterlo in piedi», ha proseguito il candidato premier 5 Stelle: «Capisco le loro dinamiche interne, ma è chiaro che dobbiamo vederci per capire se ci sono i presupposti ci facciano sapere se sono disponibile poi vediamo la stesura del contratto».
Di Maio: non disponibili a fiducia esecutivi tecnici o istituzionali
Se anche la strada del confronto con il Pd dovesse fallire, ha concluso Di Maio «per noi si deve tornare al voto non sosterremo nessun altro governo, tecnico, di scopo o del presidente». «Decide il Presidente della Repubblica - ha precisato - ma noi chiederemo di nuovo agli italiani di esprimersi e che gli italiani si esprimano di nuovo. Deve essere chiaro questo passaggio, legato al fatto che abbiamo circa 338 parlamentari: una forza così deve provare fino alla fine a dare un Governo di cambiamento a questo Paese. Vedremo se ci saranno i presupposti» ma in ogni caso «con 338 parlamentari non può esistere opposizione: o Governo o voto».
Salvini: «M5S amoreggia con Pd? Non rispetta il voto»
La reazione della Lega allo “strappo” del capo politico M5S non tarda ad arrivare. «Di Maio mi accusa di essere “irrilevante”? Forse voleva dire “coerente” e leale, visto che lavoro da 40 giorni per formare un governo fedele al voto degli italiani. Amoreggiare con Renzi e col Pd, pur di andare al potere, mi sembra invece irrispettoso nei confronti degli italiani e dei propri elettori. Se vuole smettere di polemizzare e aiutarmi a ricostruire questo Paese io, come leader del centrodestra, sono pronto», attacca in una nota il leader del Carroccio.
Martina: sì a dialogo se M5S “chiude” con la Lega
Il nuovo approccio prospettato da Di Maio segue all’apertura di credito arrivata dal Pd. Dopo l’incontro con il presidente della Camera, nel primo pomeriggio, i dem si sono infatti detti «disponibili a valutare come un fatto nuovo la fine del dialogo tra centrodestra e M5S». A Fico, ha spiegato il capo delegazione e segretario reggente Maurizio Martina - affiancato dallo stato maggiore dem Andrea Marcucci, Graziano Delrio e Matteo Orfini - «abbiamo detto una cosa: dopo 50 giorni di questa situazione che abbiamo tutti osservato e vissuto di impossibilità ad arrivare ad una proposta di governo, noi siamo disponibili a valutare il fatto nuovo se verrà confermato in queste ore e cioè la fine di qualsiasi tentativo di un accordo con la Lega».
L’ipotesi: direzione Dem o il 30 aprile o il 2 maggio
La possibilità di avviare un «lavoro comune» tra M5S e Pd sarà il tema all’attenzione della Direzione nazionale dem, ha concluso Martina, «chiamata a valutare, approfondire discutere ed eventualmente deliberare un percorso nuovo che ci coinvolga». Si ipotizza di tenere la Direzione nazionale mercoledì 2 maggio o, al più presto, il 30 aprile. In serata Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera, riconosce che Di Maio «è stato chiaro, ha detto che ha definitivamente chiuso i rapporti con il centrodestra», ma ribadisce anche che sul tavolo proposto dal leader M5S «deciderà la direzione e, se anche si aprirà, il risultato non è scontato, le differenze restano tante».
Il 26 assemblea dei gruppi M5S
Ancora prima, giovedì 26 aprile, i Pentastellati riuniranno nel tardo pomeriggio i gruppi parlamentari per un’assemblea congiunta per discutere della nuova ipotesi di trattativa per una maggioranza di governo con il Pd. A scorrere i commenti che in queste ore affollano i social l'ipotesi di un accordo tra il M5s e il Pd non sembra essere accolta molto bene dagli iscritti al Movimento. Sul blog delle Stelle le reazioni al post più recente sono prevalentemente contrarie alla nuova ipotesi di intesa anche se non manca chi accetta con realismo il nuovo scenario politico che si prospetta.
Dialogo su Europa, democrazia e lotta alla povertà
«Sul piano programmatico - ha riepilogato Martina - noi abbiamo ribadito al presidente Fico che l’asse di riferimento sta attorno al programma del Pd, nei 100 punti proposti al Paese, e in tre sfide essenziali richiamate durante le consultazioni al Quirinale». In sintesi, le “sfide” citate dal segretario dem sono il rilancio dell’Europa contro ogni tentazione di svolta sovranista; il «rinnovamento della democrazia, al di là della deriva plebiscitaria»; e, in ultimo, la promozione di «politiche del lavoro e di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze entro gli equilibri di finanza pubblica».
Alle 18 il faccia a faccia con i 5 Stelle
Archiviato il colloquio con i dem, la prima giornata di consultazioni di Roberto Fico è proseguita con l’incontro, alle 18, con la delegazione Cinquestelle,
composta dal capo politico Luigi Di Maio e dai capigruppo di Camera e Senato Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato tempo fino a giovedì 26 aprile.
Il mandato affidato da Mattarella
Dopo il cantiere, aperto e rapidamente chiuso, per un esecutivo M5S-Lega, il Colle tenta dunque la strada dell’intesa M5S-Pd affidandosi a Roberto Fico. Il presidente della Camera, ha ricevuto ieri dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un mandato esplorativo per la formazione di un nuovo governo sostenuto da una maggioranza dem e 5S. Nel corso del colloquio Mattarella ha ricordato la sua attesa, durata tre giorni, « per registrare eventuali novità pubbliche, esplicite e significative nel confronto tra i partiti», in particolare sulla possibilità di una convergenza politica tra M5S e Lega, novità che «non sono emerse». Quindi ha ribadito, «a distanza di quasi 2 mesi dalle elezioni del 4 marzo», il «dovere di dare al più presto un governo all'Italia». Il presidente della Camera dovrà completare la sua verifica politica entro la giornata di giovedì 26 aprile. «Mi metterò al lavoro da subito», ha assicurato Fico, che intende «partire dai temi per l'interesse del Paese e dal programma per l'interesse del Paese».
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