Adesso ci si affretterà a spiegare che si tratta di un dato “locale”. Che i potentati di Campobasso e Isernia hanno ancora una volta prevalso e che, insomma, nulla cambia per le prospettive del governo che conta, quello di Roma. Considerazioni corrette. Anzi, scontate. Ma non c'è dubbio che per Matteo Salvini e soprattutto per Luigi Di Maio il risultato delle elezioni in Molise non è andato come auspicavano e che questo primo test post politiche pesa eccome su quanto nelle prossime ore verrà deciso a Roma.
A chi dirà il contrario basterà ricordare la presenza costante e massiccia dei leader di M5s, Lega e di Silvio Berlusconi la scorsa settimana sulle piazze della piccola regione, che se le sono suonate di santa ragione parlando molto più delle prospettive per palazzo Chigi che di quelle del Molise. Salvini può rivendicare la vittoria del centrodestra ma il suo principale obiettivo stavolta era il sorpasso su Fi, che invece non c'è stato. La Lega ha infatti mantenuto sostanzialmente i voti ottenuti alle politiche del 4 marzo (8%) e ha contribuito alla vittoria del forzista Donato Toma. Il partito di Berlusconi è calato (dal 16 al 9%) ma anche per la dispersione del voto sulla principale lista civica (Orgoglio Molise) che è attorno all’8 per cento.
Ma questo test elettorale post politiche è un campanello d’allarme in primis per il M5s. Il partito di Beppe Grillo un mese fa aveva sfiorato il 45%, le probabilità di una vittoria alla regione erano date altissime. Cosi non è stato. E lo si è capito fin dalla chiusura dei seggi quando è emerso che rispetto al 4 marzo erano andati a votare circa il 20% in meno degli elettori. Certo avrà inciso anche il peso del candidato pentastellato (Andrea Greco) e la pluralità di liste a sostegno del suo rivale del centrodestra. Per Di Maio si tratta comunque di una sconfitta pesante. Anche perché arriva proprio nel giorno in cui il capo dello stato probabilmente incaricherà il suo collega di partito, il presidente della Camera Roberto Fico, di verificare le possibilità di un governo con il Pd. Un’eventualità che Di Maio teme come la peste perché potrebbe vederlo uscire di scena.
Tant’è che per tutta la settimana non ha fatto altro che manifestare il suo feeling per Salvini, confidando nella rottura tra il leader della Lega e Berlusconi.Adesso la partita si fa più complicata perché questo voto indica che a vincere è la coalizione di centrodestra e dunque per la Lega divorziare da Fi diventa molto difficile. Una riflessione che starà facendo anche Salvini, in vista del voto in Friuli Venezia Giulia domenica prossima. Il Quirinale però ha già fatto capire di non essere disposto a ritardare ulteriormente la nascita del nuovo governo per compiacere le tattiche dei partiti. E il principale effetto del voto in Molise è proprio questo: che il pallino è sempre più nelle mani del Colle.
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