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Nel Def vince la prudenza sulla crescita, per il rilancio serve la politica

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L'Analisi|CONTI PUBBLICI

Nel Def vince la prudenza sulla crescita, per il rilancio serve la politica

Alla fine nei numeri ufficiali vince la prudenza, e lascia l’ottimismo alle convinzioni «personali» del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Dopo un dibattito di qualche settimana, il Def approvato dal consiglio dei ministri ha deciso di confermare il tasso di crescita 2018 all’1,5%, già scritto nelle previsioni di ottobre, senza salire all’1,6% come era stato ipotizzato. Questione da un decimale, per carità, ma la scelta ha un significato: sull’orizzonte si addensano le nubi di rischi geopolitici e guerre commerciali, pericolose per il nostro export, e il vento internazionale che ha spinto anche la nostra economia non è eterno.

Per i prossimi due anni, le tabelle ministeriali parlano poi di un rallentamento all’1,4% e poi all’1,3%, anche perché il Def limitato al “tendenziale” a politiche invariate deve incorporare gli effetti recessivi delle clausole Iva. Ma Padoan ci tiene a sottolineare di essere «personalmente convinto» del fatto che le potenzialità dell’economia italiana sono molto più brillanti, e puntano dritte a una crescita vicina al 2 per cento.

Come si spiega questa forbice? Con la politica. A spargere incognite, oltre alle intemperanze russe e a quelle americane sul commercio, c’è ovviamente anche lo stallo di queste settimane che produce paralisi nelle decisioni (nel consiglio dei ministri di ieri, oltre al Def, è stato approvato anche il decreto che congela la situazione di Alitalia). Ma le riforme degli anni scorsi, sostengono Gentiloni e Padoan, possono dare effetti crescenti a patto che «la strada non si interrompa e prossimo governo prosegua il cammino che è stato intrapreso»: cammino, chiosa il premier, che ha voluto puntare su «serietà, sostegno all'espansione e credibilità dei conti pubblici».

In un quadro fluido come quello attuale, più di una previsione si tratta di un auspicio, agganciato però a un punto di partenza concreto. Lo stop agli aumenti Iva anche per il 2019, che il governo in carica per gli «affari correnti» non ha potuto scrivere nel Def ma campeggia nelle intenzioni di tutti i partiti. Sempre che la politica riesca a ritrovare la strada, e soprattutto i mezzi necessari a tenere ferma l’Iva senza sostituire gli aumenti con altre misure recessive.

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