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Da Berlusconi a Di Maio-Salvini, le paure dei media esteri sull’Italia

Forse, fra i titoli che si sono rincorsi nelle ultime settimane, il più drastico è quello di Politico, una testata americana con uffici a Londra e Bruxelles: Italy could blow up Europe as we know it, l'Italia potrebbe far esplodere l'Europa per come la conosciamo. Ben prima dei dubbi del New York Times sul curriculum di Giuseppe Conte, il civilista candidato a premier dall'asse Salvini-Di Maio, i famosi «media esteri» hanno coperto con un'apprensione inedita le sorti del governo Cinque Stelle -Lega. Le reazioni internazionali sono un passaggio obbligato per qualsiasi esecutivo italiano, complice l’instabilità che ci ha portato alla ribalta delle cronache più per le crisi intestine (e gli scandali giudiziari di alcuni premier) che sui piani di riforme. Ma in questo caso i toni sembrano particolarmente incandescenti.

Dal Washington Post a Le Figaro, chi ha paura di cosa
Un caso emblematico è quello del Financial Times, colosso globale dell'informazione finanziaria ed economica. Solo negli ultimi quattro giorni il quotidiano londinese ha pubblicato oltre 20 articoli sulla crisi italiana, passando dagli andamenti della Borsa (con una particolare preoccupazione per i nostri Btp) alle analisi dell'editorialista Wolfang Münchau sulla «sconfitta del liberalismo». Altrove, l'atmosfera non è più distesa. Lo statunitense Washington Post ha usato la stessa espressione dei rivali di Politico per spiegare che «il nuovo governo populista potrebbe far esplodere per davvero l'euro (in questo caso ci si è limitati alla moneta, ndr)». Il New York Times, oltre a curiosare nel resumè di Conte, si è domandato se il nostro Paese avrebbe «abbandonato in fretta la Ue» (risposta: no) e ha dedicato ai migranti che sbarcano in Italia un reportage ad hoc su Salvini: «Come potrebbe essere la vita con la destra al governo?».

Il settimanale britannico The Economist, mai tenero con le derive della nostra classe politica, ha scritto che il governo gialloverde «potrebbe far andare l'Italia fuori dai binari», elencando così le sue principali caratteristiche: «Eccentrico, idealistico, tinto da xenofobia, intollerante con la corruzione ed economicamente illiberale». Uscendo dai grandi nomi della stampa anglosassone arrivano le ansie di quella tedesca (il Der Spiegel spiega che l'ascesa dei nostri Populisten fa rabbrividire Bruxelles) e francese (dove la questione mette d’accordo sinistra e destra: il progressista Le Monde parla di «improbabile coalizione dei contestatori», il conservatore Le Figaro boccia il programma «approssimativo» di Lega e Cinque Stelle), senza dimenticare testate specializzate. I blog finanziari, soprattutto Usa, seguono quotidianamente l'andamento dei nostri bond, temendo un'impennata dei rendimenti mano a mano che l'esecutivo prende forma.

Le preoccupazioni: euro, populismo (e Putin)
La carrellata di titoli che immortalano un'Italia in stallo finiscono per convergere su alcuni punti fermi. Si parla poco dello spread, il differenziale tra i rendimenti dei nostri titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi, assorbito in analisi più generali sulle vendite di nostri titoli di Stato. Le preoccupazioni più ricorrenti sono da un lato macroeconomiche (la tenuta dell'eurozona e i suoi strascichi sui mercati) e, dall'altro, politiche: escludendo l'Est Europa, l'Italia è il primo Paese Ue ad aver dato vita a una coalizione «populista», con uno sbilanciamento deciso a destra. E sulla Russia di Putin, alleato irrinunciabile per l'asse Cinque Stelle-Lega nonostante la volontà di mantenere gli Usa come partner principale.
Le ansie sull'Eurozona e le sue ripercussioni globali sono facili da intuire.

Come hanno scritto sia Politico che l'Economist, fra gli altri, l'insediamento di un governo ostile a Bruxelles equivarrebbe a un'altra spina nel fianco di una Unione già alle prese con Brexit, crisi catalana in Spagna e gli atteggiamenti ricattatori del blocco orientale, a partire dall'Ungheria di Viktor Orban. La stessa uscita dall'euro sembra essersi allontanata dall'orizzonte, ma il timore è ancora percepito. Gli osservatori internazionali fanno notare che lo scetticismo per la moneta unica «appartiene al Dna» di Cinque Stelle e Lega, tanto che l'ipotesi del referendum non viene esclusa a priori. Non bastassero gli annunci, ci sono i programmi.

La combinazione di reddito di cittadinanza e flat tax fa pronosticare una violaziona brusca degli odiati «parametri di Maastricht» (deficit al 3 per cento e rapporto debito-Pil a 60 per cento), in un'economia che è già sorvegliata speciale nell'eurozona con il suo debito oltre il 130 per cento. L'abolizione della Fornero aggiungerebbe un'altra zavorra ai conti pubblici, facendo scappare investitori e partner, oltre a rallentare la crescita dell'Eurozona. Insomma, «potenzialmente un incubo», scrivono sul Washington Post.

Gli spettri della «crisi greca»
Ma c'è dell'altro. L'impronta «populista» del contratto di governo viene giudicata rischiosa per il meccanismo di distribuzione delle quote di migranti, minacciando a lungo andare la tenuta di Schengen. Sia dal punto di vista pratico che ideale, innescando un effetto domino sul principio della libera circolazione delle persone nel Vecchio Continente. Quanto a Putin, i timori della stampa (in particolare liberal, come l'Economist) sono sia strategici che pragmatici. Cinque Stelle e Lega convergono sulla fine delle sanzioni a Mosca, al contrario di diversi partner.

Lo smarcamento di un Paese come l’Italia potrebbe minare ulteriormente la coesione della politica estera della Ue, oggi affidata al carisma di leader come il presidente Emmanuel Macron. MarketWatch, un portale online del gruppo Dow Jones (lo stesso del Wall Street Journal), aggiorna a cadenza quasi quotidiana l’andamento delle Borse europee, calcolando l'impatto delle nostre incertezze governative sui listini continentali. Una delle ultime analisi ha un titolo che riassume tutte le altre: sull'Italia «hang over a Greece-like crisis», sull'Italia incombe una crisi come quella greca.

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