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Governo Conte, la «voce» del Colle su Europa e articolo 81

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Governo Conte, la «voce» del Colle su Europa e articolo 81

Si è subito riconosciuta la “voce” di Sergio Mattarella in quel testo letto dal premier incaricato all’uscita del loro primo colloquio. «Sono consapevole della necessità di confermare la collocazione europea e internazionale dell’Italia», ha detto Giuseppe Conte. E subito dopo: «Il Governo dovrà cimentarsi da subito con i negoziati in corso sui temi del bilancio europeo, della riforma del diritto d’asilo e del completamento dell’unione bancaria». E poi ancora quell’osservanza ai «principi e regole costituzionali» che richiamano l’art.81 della Carta, quello sui vincoli di bilancio. Ecco, sembra che l’inserimento di questi passaggi - incluso quello sulla collocazione internazionale - sia stato frutto di un negoziato tra i due anche piuttosto laborioso che ha preceduto l’affidamento dell’incarico a formare il Governo. In effetti l’incontro al Colle è durato quasi due ore e in quell’arco di tempo quella cartellina già scritta con cui era arrivato Conte è stata arricchita di quelle frasi ritenute dal capo dello Stato indispensabili.

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È vero però che le parole scritte e lette dal premier incaricato - che venerdì potrebbe sciogliere la riserva e giurare già sabato o lunedì - avranno un loro peso e una coerenza a seconda di chi ricoprirà la casella dell’Economia. Lì sta l’epicentro di tutto, dell’osservanza ai patti europei e ai vincoli di bilancio e quindi tutto dipenderà dalla personalità che guiderà quel dicastero. Si sa che per quel ruolo la Lega - e Salvini in particolare - spinge per avere Paolo Savona, illustre economista e già ministro nel Governo Ciampi ma il suo profilo limpidamente euroscettico stride proprio con quei passaggi che ieri ha letto Giuseppe Conte. Tra l’altro, raccontano al Colle che non è passata inosservata quella dichiarazione di ieri del professor Savona in cui annuncia le sue dimissioni dalla presidenza del fondo Euklid in cui tra le motivazioni indica «sopravvenuti impegni pubblici in Italia». Frasi giudicate assolutamente inopportune oltre che premature che scavalcano le prerogative del capo dello Stato e pure del presidente del Consiglio incaricato al quale - non a caso - Mattarella ha voluto ben ricordare il suo ruolo e le funzioni che gli attribuisce la Costituzione.

I prossimi giorni e il negoziato di Conte sulla lista dei ministri avrà quindi quel tassello come decisivo. Tanto più che ieri la Lega non ha mollato la presa, anzi, ha alzato il tiro con la dichiarazione di Giorgetti in tarda serata: «Il ministro sarà Savona». Ecco, se l’Economia è ormai diventato il “nodo”, quel «vaglio» che il Quirinale aveva promesso su Conte dopo le notizie di stampa sulle inesattezze del suo curriculum, è passato in secondo piano. Soprattutto dopo la conferma di Di Maio e Salvini che quell’inciampo non è ostativo del ruolo di premier.

Infine, la giornata è stata infiammata anche da un’altra polemica. Quell’attacco di Alessandro Di Battista e di suo padre contro il capo dello Stato. «Si vada a rileggere le vicende della Bastiglia, ma quelle successive alla presa. Quando il Popolo di Parigi assaltò e distrusse quel gran palazzone, simbolo della perfidia del potere», aveva scritto Vittorio Di Battista contro Mattarella. Minacce che forse avranno qualche conseguenza.

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