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Savona: «Voglio un’Europa diversa, ridurre debito con…

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Il candidato al mef rompe il silenzio

Savona: «Voglio un’Europa diversa, ridurre debito con crescita ed export». Silenzio sull’euro. Conte potrebbe salire al Colle con la lista

L’economista Paolo Savona ha chiarito la sua posizione attraverso un comunicato (Imagoeconomica)
L’economista Paolo Savona ha chiarito la sua posizione attraverso un comunicato (Imagoeconomica)

Nella domenica decisiva per le sorti del governo Paolo Savona rompe il silenzio. L’economista dice la sua attraverso un comunicato diffuso sul sito Scenarieconomici.it, nel quale spiega che «non sono mai intervenuto in questi giorni nella scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea e, in particolare, sul tema dell’euro, perché chiaramente espresse nelle mie memorie consegnate all’Editore il 31 dicembre 2017, circolate a stampa in questi giorni, in particolare alle pagine 126-127».

In una pagina di comunicato l’ex ministro dell’Industria si esprime a favore di un’«Unione diversa, più forte ma più equa», che in prospettiva possa convergere verso un’unione politica. Nessun riferimento esplicito però al tema più caldo, quello dell’euro e delle regole che governano la moneta unica attraverso il Trattato di Maastricht, né a eventuali piani B di uscita dall’euro nel caso in cui il suo disegno di riforma dell’architettura europea non venisse accolto dagli altri partner continentali. Ecco i contenuti chiave della nota diffusa poco dopo le 13.

«Per il rispetto che porto alle istituzioni, sento il dovere di riassumerle brevemente:
Creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l’affermarsi di consenso alla nascita di un'unione politica;
Assegnare alla Bce le funzioni svolte dalle principali banche centrali del mondo per perseguire il duplice obiettivo della stabilità monetaria e della crescita reale;
Attribuire al Parlamento europeo poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale;
Conferire alla Commissione Europea il potere di iniziativa legislativa sulle materie di cui all’art. 3 del Trattato di Lisbona;
• Nella fase di attuazione, prima del suo scioglimento, assegnare al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo compiti di vigilanza sulle istituzioni europee per garantire il rispetto degli obiettivi e l'uso dei poteri stabiliti dai nuovi accordi».

Il comunicato di Savona prosegue: «Per quanto riguarda la trasposizione di questi miei convincimenti nel programma di Governo non posso che riferirmi al contenuto del paragrafo 29, pagine 53-55, del Contratto stipulato tra la Lega e il M5S, nel quale vengono specificati gli intenti che verranno perseguiti dal Governo che si va costituendo “alla luce delle problematicità emerse negli ultimi anni“; queste inducono a chiedere all’Unione Europea “la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo” che nel testo che segue vengono specificati».

«Anche per le preoccupazioni espresse nel dibattito sul debito pubblico e il deficit il riferimento d’obbligo è il paragrafo 8 di pagina 17 del Contratto in cui è chiaramente detto che “L’azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità – politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo – bensì per il tramite della crescita del Pil, da ottenersi con un rilancio della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni».

Il comunicato si conclude con questa frase: «Sintetizzo dicendo: Voglio un’Europa diversa, più forte, ma più equa».

Da notare che il documento non si esprime sul tema dell’euro e di eventuali piani B, uno dei nodi cruciali nelle polemiche di questi giorni sull’ipotesi di affidare il ruolo chiave di ministro dell’Economia a Paolo Savona.

Conte verso il Colle
Alla luce di questa novità quella di oggi potrebbe essere davvero la giornata decisiva per capire se nascerà un Governo M5S-Lega o se invece l’Italia va verso nuove elezioni. Ieri sia Di Maio sia Salvini hanno lasciato intendere che le prossime ore saranno cruciali per avere una risposta definitiva. E Di Maio rilancia: chiudere in 24 ore o lasciamo stare. Sulla stessa linea Salvini: «O si parte o per noi basta. Mi rifiuto di trattare ancora per settimane». Possibile la salita già oggi al Colle del premier incaricato Giuseppe Conte con la lista dei ministri.

Di sicuro la strada rimane in salita, mentre siamo a un passo dal record di “gestazione” segnato nel 1992 dal primo governo Amato (83 giorni). «Stiamo lavorando», ha assicurato Conte, che ieri nel pomeriggio ha incontrato alla Camera l’ambasciatore Luca Giansanti, già direttore generale degli Affari Politici della Farnesina (da cui si è dimesso con effetto dal primo giugno), e il cui nome è circolato nelle ultime ore per il ministero degli Esteri.

Sempre ieri nel pomeriggio l’avvocato ha ricevuto una telefonata del presidente francese Emmanuel Macron. Macron, ha spiegato Conte in un post pubblicato su facebook, «ha formulato i suoi migliori auspici per il Governo che stiamo formando in Italia. La telefonata è stata «l’occasione per un proficuo scambio sulle principali prospettive delle politiche economiche e sociali europee che coinvolgono i nostri due Paesi. Ci siamo lasciati con l’auspicio di poterci incontrare il prima possibile per discutere in dettaglio le varie questioni di comune interesse».

Torna l’ipotesi di un ritorno alle urne
Rimane il nodo di politica interna. Possibile oggi la salita al Colle con la lista ma in queste ore il ritorno alle urne è tornato a essere un’opzione tutt’altro che remota, dopo il nuovo stop registrato ieri: da un lato Matteo Salvini (e Luigi di Maio) che insistono su Paolo Savona al Mef, dall’altro il Colle (cui spetta nominare i ministri su proposta del premier), che non vuole un euroscettico al ministero dell’Economia. Tanto più se imposto da “diktat” targati Lega, che di fatto riducono le prerogative del capo dello Stato.

Salvini: o si chiude o torniamo al voto
Ieri pomeriggio il segretario della Lega Matteo Salvini ha riunito i suoi dirigenti nella sede di via Bellerio a Milano per fare il punto. «Un rischio di frattura con il Quirinale? L’unico rischio che vedo è un’ulteriore frattura tra i palazzi del potere e gli italiani. Se qualcuno rallentasse ancora questo processo di cambiamento facendo saltare 15 giorni di lavoro e sacrificio, sarei ancora arrabbiato», ha detto Salvini al termine del vertice sulla formazione del governo Conte. Salvini ha ricordato che «passi indietro la Lega ne ha già fatti abbastanza, abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare». Infine, un messaggio ai partner europei: «Nessuno in Italia ha mai eccepito su un ministro tedesco o francese, quindi è altrettanto evidente che i ministri che rappresentano gli italiani non devono necessariamente avere il gradimento dei tedeschi, dei francesi o di chiunque altro». In serata il leader della Lega a un comizio alla festa del partito a Martinengo e Dalmine (in provincia di Bergamo) ha sottolineato: «io ho detto “o si parte o per noi basta”. Mi rifiuto di andare avanti ancora a trattare per settimane. I mutui non aspettano, la benzina non aspetta, gli sbarchi nemmeno».

Meloni: a Salvini sostegno Fdi su Savona
In mezzo, tra il leader del Carroccio e il presidente della Repubblica, c’è l’avvocato Conte, che in queste ore continua a lavorare alla squadra di governo e cerca di trovare un punto di mediazione fra il pressing del Colle e quello dei leader di Lega e M5S. A dar man forte al Carroccio c’è anche Fratelli d’Italia, che dopo aver criticato in più di un’occasione la scelta di Salvini di accettare la presenza di un tecnico a Palazzo Chigi, oggi è sulle barricate per la «nuova inaccettabile ingerenza di Mattarella» sul nome di Savona, «dopo l’ostinazione a non conferire l’incarico di governo al centrodestra». La leader del partito, Giorgia Meloni, «pur senza aver cambiato idea sul governo giallo-verde», ha offerto ufficialmente questa mattina a Salvini «il suo convinto aiuto per rivendicare il diritto di un governo a scegliere un ministro dell’economia non indicato da Bruxelles. L’Italia è ancora una nazione sovrana, Juncker e la Merkel se ne facciano una ragione».

Di Battista: inaccettabile veto Colle su Savona
Sulla stessa linea di Meloni Alessandro Di Battista, ex deputato M5S e popolare leader del Movimento. «Il Presidente della Repubblica - ha scritto su facebook - ha tutto il diritto costituzionale di voler concordare alcuni ministri con il Presidente del Consiglio incaricato, ma porre veti sul Ministro dell’economia, malgrado il curriculum eccellente che vanta il Dott. Savona, lo trovo, da cittadino, assolutamente inaccettabile».

Tajani: l’ultima parola sui ministri spetta a Mattarella
A difesa del presidente della Repubblica si è invece espresso il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Da Siracusa, dove ha partecipato a una convention elettorale, ha ricordato che «il capo dello Stato deve decidere il nome dei ministri ed accettare le proposte del presidente del Consiglio incaricato. Tocca a lui dare l’ultima parola e non tocca a noi dare giudizi sulle persone».

Boccia: confidiamo in saggezza di Mattarella
«Apprezziamo molto il lavoro paziente del Presidente della Repubblica e confidiamo nella sua saggezza per una soluzione equilibrata nella formazione del governo». Così il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia durante il convegno su Edilizia 4.0 organizzato dall’Ance ad Anacapri.

La prima replica a Berlino di Salvini su Twitter
La risposta di Salvini alle critiche piovute da Berlino è arrivata ieri già in tarda mattinata. «Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell'Economia che vada bene a loro? No, grazie!», ha scritto il leghista su Twitter.

Moscovici: nessun psicodramma tra Roma e Bruxelles
«Nessun psicodramma tra Roma e Bruxelles. L’Italia è e deve restare un paese al cuore della zona euro», ha scritto il commissario europeo all’Economia Pierre Moscovici su Twitter, che ieri ha rilasciato un’intervista ai microfoni di radio Europe1.fr. sull’argomento. Paolo Savona come ministro dell’Economia? «Sono gli italiani che decidono il loro governo - ha continuato Moscovici -, quindi rispetto la legittimità democratica, e i ritmi democratici del Paese. Parlerò con l’interlocutore che mi daranno, che sarà il prossimo ministro italiano qualsiasi esso sia. Non sta a me esprimere una preferenza. Aspettiamo e non commentiamo annunci, parleremo con un governo che prenderà decisioni, cioè leggi e budget».

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