Il tema della stabilizzazione della Libia è strategico per gli interessi dell’Italia, soprattutto per le ripercussioni che ha dal punto di vista migratorio. Nonostante il numero totale degli sbarchi sulle coste italiane sia significativamente diminuito rispetto al 2017, il numero di immigrati provenienti dal paese del Nord Africa e sbarcati in Italia tra il 1 gennaio e il 30 aprile 2018 registra un aumento del 50% rispetto allo stesso periodo del 2017. Alla conferenza per la stabilizzazione della Libia che si è tenuta oggi all’Eliseo il paese è stato rappresentato da un diplomatico, l’ambasciatore italiano a Parigi Teresa Castaldo, nell’attesa che nasca il governo Cottarelli e venga definito un nuovo responsabile alla Farnesina.
Il tentativo di Macron di sorpassare l’Italia
L’incontro parigino di oggi è stato organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron scavalcando di fatto gli alleati europei, e in particolar modo l’Italia che, proprio perché in prima linea nella gestione dei flussi di migranti che dal paese africano raggiungono l’Europa, ha un ruolo di pivot sul piano politico ed diplomatico. Non è la prima volta che Macron mette in atto quella che si configura, nella sostanza, come un’iniziativa poltico-diplomatica unilaterale. Circa un anno fa, a luglio 2017, ha invitato nel castello di La Celle-Saint-Cloud, alle porte di Parigi, il premier libico Fayez Serraj, ovvero l’interlocutore riconosciuto dalle Nazioni Unite, e il generale anti-islamista Khalifa Haftar, il signore della Cirenaica, l’uomo forte dell’Est sostenuto - oltre che dalla Francia - anche dall’Egitto, dalla Russia e dagli Emirati arabi uniti.
Allo stesso tavolo i 4 leader del Paese (tra loro rivali)
Con l’iniziativa di oggi Macron è andato oltre: nell’organizzazione dell’incontro ha tenuto all’oscuro anche l’inviato dell’Onu Ghassan Salamè. Di fronte a un paese che versa sempre di più in una situazione di caos, il presidente francese ha convocato una «conferenza sotto l’egida dell’Onu» per «uscire dalla crisi» e aprire la strada a elezioni entro l’anno. Macron ha invitato i 4 leader del paese, tra loro rivali: il primo ministro Fayez al-Sarraj, il maresciallo Khalifa Haftar, il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk Aquila Salah Issa e quello del Consiglio di stato, Khaled al-Mishri, esponente della Fratellanza Musulmana. L’invito a questa componente della società libica ha provocato immediatamente una reazione negativa degli Emirati e dell’Egitto contro la Francia.
Macron ringrazia l’Italia: impegno esemplare
Il presidente francese ha mandato segnali di apertura all’Italia. «Voglio salutare l’impegno esemplare» dell’Italia sulla Libia, ha sottolineato Macron, al termine del vertice internazionale. Congratulandosi per il “lavoro” svolto insieme al governo di Roma, il leader francese ha anche ricordato «l’importante crisi migratoria» che sconta l’Italia.
Elezioni in Libia il 10 dicembre: accordo in otto punti
Alla conferenza di oggi è stato raggiunto dalle parti un accordo, una dichiarazione che si sviluppa su otto punti, dedicati soprattutto al calendario e alle condizioni in cui dovranno svolgersi le elezioni del 10 dicembre. Secondo i francesi a chiedere questa accelerazione verso le elezioni è la stessa popolazione libica, accorsa in massa a iscriversi nelle liste elettorali per le presidenziali, con 2,7 milioni di libici su 6 già negli elenchi.
Alla vigilia 13 milizie respingono il tentativo francese
L’iniziativa di Parigi è partita in salita. Alla vigilia dell’incontro 13 milizie libiche, vicine a Serraj, hanno sottoscritto un documento che respinge la Conferenza parigina (il sito Libya Observer ha pubblicato una copia del testo). Tra queste alcune tra le più importanti milizie della Libia occidentale. Il rifiuto é stato espresso in una lettera inviata nei giorni scorsi alle tre massime istituzioni libiche (Consiglio presidenziale, Alto consiglio di Stato e parlamento). Nel documento le brigate e i Consigli militari firmatari - tra cui quelli di Misurata, Zintan, Janzour, Gharyan - esprimono il proprio impegno alla sovranità e unità della Libia respingendo le interferenze straniere. Le milizie, fra cui spicca anche la Brigata dei rivoluzionari di Sabrata e le Brigate di Zliten, con implicito ma chiaro riferimento al generale Khalifa Haftar deplorano le iniziative «mirate a re-instaurare il regime militare in Libia». Viene invece dichiarato sostegno allo «Stato democratico civile» e a un «pacifico trasferimento dei poteri. Esortiamo - conclude la lettera - la missione Onu ad essere imparziale nel dossier libico, inclusa la protezione dei civili». Il timore è che Haftar possa acquisire un ruolo di primo piano nel processo di stabilizzazione del paese, togliendo in questo modo spazio politico a Serraj.
Un diplomatico in rappresentanza dell’Italia
La firma del documento è avvenuta in presenza di rappresentanti di 19 paesi: i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Usa, Cina, Russia, Gran Bretagna e Francia), i paesi vicini della Libia (Egitto, Tunisia, Ciad), le potenze regionali (Emirati arabi, Qatar, Kuwait, Turchia, Algeria, Marocco) e l’Italia. Lo stallo politico e la mancanza di un governo nel paese hanno fatto sì che a questo vertice, di importanza strategica per l’Italia, soprattutto per il tema sul tavolo, non partecipasse il ministro degli Esteri, che non è ancora in carica, ma un diplomatico, che non ha il peso politico di un esponente dell’esecutivo. Sullo sfondo un nuovo allarme sbarchi: con l’arrivo della bella stagione le partenze dalle coste libiche torneranno a essere una realtà. E, soprattutto, un attivismo francese, il cui sguardo si è da tempo posato - almeno dall’operazione del 2011 ordita con Gran Bretagna e Usa per far cadere il colonnello Gheddafi, alleato dell’Italia - sulle risorse di quel paese, prima fra tutte il petrolio.
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