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2/5 Bolletta luce: quanto pesano le imposte e quanto l’energia?

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    Bollette elettriche: come muoversi con la scomparsa del mercato a “maggior tutela”?

    Anche se la liberalizzazione del mercato dell'energia risale al 2007, i consumatori hanno quasi sempre scelto la strada del contratto a “maggior tutela”. La maggioranza degli utenti (circa 2/3), infatti, non è davvero entrato nel mercato libero, affidandosi al prezzo stabilito dall'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Dal 1°luglio del 2019, se la norma attualmente in vigore non verrà messa in discussione dal nuovo Governo, la maggioranza delle famiglie dovrà dunque fare il grande salto, scegliendo l'operatore e il contratto più adatto ai propri consumi. Si tratta di un'opportunità o di un rischio? In 5 semplici domande e risposte, le informazioni per fugare tutti i dubbi.

    2/5 Bolletta luce: quanto pesano le imposte e quanto l’energia?

    Contrariamente a quanto si pensi, il principale coste delle bollette non è dato dalla materia prima, che pesa poco più del 40% sul totale. La parte maggiore del costo, infatti, serve per remunerare il dispacciamento, la distribuzione e numerose voci fiscali e parafiscali.
    Nel dettaglio:
    -La spesa per la materia energia comprende i costi di approvvigionamento dell'energia e la commercializzazione al dettaglio.
    -la spesa per il trasporto e la gestione del contatore comprende i corrispettivi per i servizi di distribuzione, misura e trasporto;
    -la spesa per Oneri di sistema comprende le componenti ASOS (“oneri generali relativi al sostegno delle energie rinnovabili ed alla cogenerazione”) e ARIM (“rimanenti oneri generali”);
    -la spesa per imposte comprende l'IVA e le accise.
    La spesa per la materia energia rappresenta la componente di costo contrattabile con i fornitori sul mercato libero. Nonostante ci si stia avviando verso una completa apertura del mercato, la quota relativa alla materia energia si è ridotta: nel 2014 la stessa valeva poco meno del 50% della spesa, mentre oggi si aggira intorno al 44%, riducendo il potenziale margine di risparmio delle famiglie.

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