Economia

Dossier Formazione a tutto campo su industria e imprenditorialità

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    Dossier | N. 4 articoliRapporto Emilia Romagna

    Formazione a tutto campo su industria e imprenditorialità

    Aumenta, a piccoli passi, la cultura d’impresa tra i giovani emiliani e romagnoli. E si salda con una formazione sempre più orientata verso l’industria 4.0, nel contesto di una regione dove spiccano investimenti in ricerca & sviluppo pari all’1,79% del Pil (contro una media nazionale dell’1,34%), un elevato numero dei brevetti (132,9 per ogni milione di abitanti, a fronte dei 60 italiani) e l’elevato numero di laureati in discipline tecniche e scientifiche (20,8 ogni mille abitanti, contro la media italiana di 13,5).

    A tirare le fila del mondo della ricerca e dell’innovazione è Aster, il consorzio pubblico-privato per il trasferimento tecnologico alle imprese, cui fa capo una rete di dieci tecnopoli (per un totale di venti sedi) dotati di sportelli per l’orientamento dei giovani che vogliono creare un’azienda. Aster negli ultimi due anni ha supportato quasi 1.600 startup, delle quali 191 partite con un brevetto. «Lo sviluppo è rilevante e il tasso di sopravvivenza è elevato: più dell’80% delle nuove imprese che nascono in Emilia-Romagna a cinque anni dalla creazione sono ancora in vita», spiega Marina Silverii, direttore operativo di Aster, che da tre anni dispone anche di un presidio nella Silicon valley per mettere i giovani in contatto con investitori e incubatori d’impresa. «Il nostro obiettivo – prosegue Silverii - è creare opportunità di sviluppo di relazioni anche con le imprese strutturate».

    Il merito della corsa all’imprenditorialità non va solo al network di università che l’Emilia-Romagna offre, prima in Italia per indice di attrattività con gli atenei di Bologna, Modena e Reggio Emilia, Parma, Ferrara. Sullo sfondo c’è l’impegno della Regione, con gli investimenti nella rete Politecnica (15 milioni nel 2018, tra Its e i percorsi annuali di istruzione tecnica superiore Ifts), nella formazione per l’industria 4.0 (con cinque pacchetti di interventi) e in quella per lo sviluppo delle nuove competenze sui big data. Lungo la via Emilia si distinguono anche alcune eccellenze: dagli storici Istituti Aldini Valeriani di Bologna, che dal 1844 formano i tecnici di cui hanno fame le imprese del Bolognese, al Cercal, che in Romagna serve il distretto calzaturiero di San Mauro Pascoli. Dalle scuole Aldini Valeriani escono ogni anno più di duecento diplomati - dopo un percorso di alternanza scuola-lavoro che coinvolge circa 460 aziende - che vengono assorbiti subito dalle imprese nell’80% dei casi. Il Cercal, a sua volta, forma tecnici per lo sviluppo e la progettazione del prodotto ma anche addetti al montaggio e alle finiture delle calzature, figure professionali tra le più richieste dal cluster romagnolo.

    Accanto a queste scuole svettano fondazioni private come il Mast, centro polifunzionale voluto dall’imprenditrice Isabella Seragnoli, ai vertici del gruppo Coesia, e l’Opificio Golinelli, che opera in collaborazione con le scuole di tutta Italia e con il Miur. L’opificio accoglie ogni anno 120mila utenti, per l’80% bambini e ragazzi, e ospita uno dei 58 laboratori territoriali voluti dal Miur, in tutta Italia, nell’ambito del piano nazionale sulla scuola digitale. «Il nostro scopo è orientare i giovani verso le professioni del futuro e di stimolare l’imprenditorialità», spiega il direttore della fondazione, Antonio Danieli.

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