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lessandro Ramazza è il presidente di Assolavoro, l’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro.
Perché un documento in 5 punti sulle sfide per il mercato del lavoro?
«Siamo in una fase nuova: digitalizzazione, espansione del fenomeno delle piattaforme, intelligenza artificiale, affinamento dei confini tra lavoro dipendente e autonomo hanno impatti prepotenti su vita e lavoro di tutti. In Italia, poi, l’invecchiamento unito alla decrescita demografica, i numeri enormi di lavoratori irregolari e sottotutelati, come anche di Neet, la distanza ancora troppo elevata tra figure professionali cercate dalle imprese e profili dei candidati, impongono riflessioni e azioni coordinate e efficaci, per l’immediato e per il futuro».
Quale contributo possono dare le Agenzie per il Lavoro di fronte a questi scenari?
«Noi rappresentiamo una infrastruttura sociale, grazie agli oltre 2.500 sportelli presenti capillarmente sul territorio nazionale e alla capacità di offrire servizi integrati per il lavoro con un know how maturato in venti anni di attività. Siamo dei facilitatori: per chi cerca un lavoro e per chi cerca determinate figure professionali. Le relazioni continuative con centinaia di migliaia di lavoratori e decine di migliaia di imprese ci consentono di avere un osservatorio privilegiato e continuativo sul lavoro. Per queste ragioni abbiamo ritenuto nostra responsabilità tradurre queste esperienze in un documento con analisi e proposte per le sfide che ci attendono come Sistema Paese».
Se dovesse indicare un punto chiave su cui investire e da proporre agli interlocutori politici e Istituzionali, quale ritiene sia centrale?
«Il tema centrale è sicuramente la formazione, a tutti i livelli e in tutte le fasi della vita. Dobbiamo superare il paradosso di avere pochi diplomati negli Istituti Tecnici Superiori (8-10mila in un anno contro gli 800mila in Germania) e contemporaneamente imprese metalmeccaniche in un caso su due dichiarano che fanno fatica a trovare le figure professionali necessarie. E dobbiamo prepararci per far sì che la quarta rivoluzione industriale sia un’opportunità per tutti e sia inclusiva».
C'è una proposta specifica in tema di formazione che Assolavoro porta all'attenzione del Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio e degli altri interlocutori istituzionali?
«Nel nostro Paese c'è chi ha trasformato la “formazione” in una parola vuota, organizzando e gestendo corsi che sono serviti solo a drenare risorse pubbliche, senza nessun controllo e senza nessuna misurazione dei risultati. Una proposta, che parte da quanto sperimentiamo da sempre con successo nel nostro settore, è questa: chiunque usi risorse pubbliche per organizzare percorsi formativi renda conto dei risultati. Se almeno una certa percentuale di chi segue quel corso poi trova lavoro bene, altrimenti si procederà a una decurtazione delle risorse finanziate».
E i Centri per l'Impiego? Siete favorevoli a un loro potenziamento?
«In tutta Europa dove sono più forti i Centri per l’Impiego più ampio è il ruolo delle Agenzie per il Lavoro. Lo spirito di collaborazione, la condivisione delle informazioni per facilitare incontro tra domanda e offerta di lavoro, la demateralizzazione dei documenti e contemporaneamente una potente digitalizzazione dei Centri per l’Impiego sono tutti punti chiave che condividiamo pienamente. L’importante è che ciascun operatore dia il proprio contributo al meglio in relazione alle competenze e alle specificità che ha e che eventuali inefficienze di singoli non incidano negativamente su tutta la filiera, a danno di chi cerca lavoro e servizi finalizzati».
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